“L’armée du Salut” di Abdellah Taïa
Articolo pubblicato su gaymaroc.net (Francia) il 25 aprile 2014, libera traduzione di Marco Galvagno
“Mia madre, il Marocco, non sono gli altri, il governo, i religiosi, gli eterni canzonatori, i rompipalle, i gelosi, i meschini, il Marocco tutto interno, quello che porto in me e quello a cui parlo anche attraverso questa lettera è il tuo, un Marocco che non è perfetto,un Marocco nella tensione, un Marocco febbrile, un Marocco con degli slanci, un Marocco posseduto.” (Estratto dalla lettera d’Abdellah taia alla madre e ai fratelli).
Il protagonista del film l’Armée du Salut è un ragazzo adolescente, alter ego dello scrittore e regista (ndr marocchino) Abdellah Taia che ha raccontato in un libro, che fece scandalo in Marocco, l’adolescenza di un ragazzo gay marocchino e la sua difficile conquista della libertà. Il libro ora è diventato un film, che è altrettanto bello e pregnante.
Abdellah che ha appena 15 anni, vive in un quartiere povero di Casablanca con una madre autoritaria dal pugno di ferro, un padre debole, ma a volte violento, una marea di sorelle e due fratelli uno minore ed uno maggiore che il protagonista adora. Va nella sua camera, dorme nelle sue lenzuola per sentire il suo profumo, legge i suoi libri, ascolta le sue cassette.
Come figlio minore non è impegnato e quindi spesso è preposto ai lavori di casa, canzonato dalle sorelle, ormai è uscito dall’infanzia e quindi respinto dal gineceo costituito dalla sfera della madre e non è però nemmeno abbastanza grande da poter vivere la vita libera e dissoluta di suo fratello maggiore al quale si perdona tutto.
In questo ambiente ostile Abdellah segue la strada spesso solitaria che passa attraverso la scoperta della sessualità nel suo caso gay, si concede ai desideri degli uomini frustrati del quartiere in scambi furtivi nel suk e si presta a volte ai giochi sessuali dei turisti, dato che il Marocco è un luogo privilegiato per viaggiatori a caccia di nuove sensazioni.
Ed è così che farà l’incontro che qualche anno dopo gli permetterà di andare in Europa a studiare e diventare un uomo libero, lontano dagli obblighi familiari e dallo sguardo dei suoi compatrioti che lo definiscono schernendolo un zamel (checca, gay passivo).
Sarebbe sbagliato ridurre il tema del film di Abdellah Taia alla rappresentazione dell’omosessualità, anche se ovviamente è presente e il giovane registra ci mostra tutta l’ambiguità degli uomini marocchini, in cui trionfa l’ipocrisia: ufficialmente il Marocco è un paese musulmano in cui l’omosessualità viene denunciata e condannata, mentre in realtà è onnipresente, molto più diffusa che nei paesi occidentali, attraverso il turismo sessuale sul quale le famiglie compiacenti chiudono gli occhi pur di trarne vantaggi economici (vi è una scena in cui un marinaio minaccia Abdellah e gli chiede se il suo amico svizzero lo paga bene), ma non solo è anche una risposta alle frustrazioni sessuali degli uomini, dato che le donne sono sposate o comunque inaccessibili. Ma al di là di tutto il vero tema del film è la complessità della costruzione identitaria in un adolescente come Abdellah.
Il ragazzo pur andando a vivere lontano non rinnegherà mai ne la propria famiglia, nè il proprio paese. E quando sarà studente di letteratura a Ginevra, poi giovane scrittore saranno queste influenze a nutrire la sua vena poetica , dato che è diventato ormai un grande scrittore.
Incarnato splendidamente sia dall’attore che recita la parte d Abdellah adolescente sia da quello che recita la parte del giovane adulto. Abdellah è il simbolo di tutti i ragazzi magrebini che cercano se stessi e finiscono per costruirsi un’identità ricca di tante complessità.
L’Armée du salut. Un film di Abdellah Taïa. Con Said Mrini, Karim Ait M’hand, Amine Ennaji Drammatico, durata 84 min. – Francia, Marocco 2013.
Testo originale: L’armée du Salut di Abdellah Taïa