Sono un prete gay stretto tra due fuochi
Testimonianza di padre Steve pubblicata su same-story.com (Francia) libera traduzione di Marco Galvagno
Buongiorno a tutti, navigando su internet e a caso sono arrivato sul vostro sito. Sono un prete cattolico e omosessuale, una situazione paradossale da vivere. Vivere una tale situazione nella vita quotidiana vuol dire dover essere pronti a subire, in ogni momento, una doppia lapidazione.
Da un lato una comunità, chiamata chiesa, quando sa che sei omosessuale ti guarda come se avessi una malattia schifosa e allontana i suoi figli dal tuo cammino, perché non sa distinguere l’omosessualità dalla pedofilia.
Questa comunità si dice fondata sull’amore, ma ha molte difficoltà ad amarti come sei, cioè omosessuale quando non hai scelto di esserlo.
Dall’altro lato c’è una comunità di gay e lesbiche che, sapendo che sei un prete cattolico, ti guarda come se tu fossi il mercenario da abbattere, il rappresentante di una chiesa che non li accetta.
Alcuni ti insultano, altri ti danno del pedofilo, dello squilibrato e ti ritengono responsabile di tutti i mali della terra quando personalmente non centri molto. Ti si rimprovera, con tanto odio, di aver creato infelicità.
Sì, essere un prete cattolico e omosessuale vuol dire essere un non amato, sia da parte di quelli che dovrebbero amarti come sei, cioè la chiesa.
Sei un essere umano che cerca di sopravvivere. Sei un non accolto anche da parte di quei gay e lesbiche che dovrebbero accoglierti come sei, un omosessuale che cerca di essere amato.
Quadretto interessante che fa riflettere sul tanto proclamato amore da parte della chiesa e sulla cosidetta tolleranza, difesa a spada tratta, dai circoli gay e lesbici.
Alla fine mi ritrovo solo, ma arricchito da questa esperienza e tento a modo mio di dare ciò che gli altri non sanno ne vogliono donarmi, cioè amore e accoglienza.
Testo originale: Je suis prêtre et homosexuel, une situation bien paradoxale à vivre