L’omosessualità tra Bibbia e Tradizione: un confronto tra giovani predicatori
Predicazione di Marta Torcini e Giampaolo Pancetti tenuta al culto contro l’omofobia della chiesa valdese di Firenze il 18 maggio 2014
Marta: Quando mi sono iscritta all’associazione Fiumi d’Acqua Viva, non l’ho fatto per convinzione ma per amicizia, perché un amico insisteva a chiedermelo. Certo, razionalmente accettavo la diversità sessuale, dichiaravo apertamente questa mia accettazione, in alcuni contesti, diciamo “protetti”, privati, frequentavo queste persone, ma non la vivevo dentro di me questa convinzione, rimaneva a livello intellettuale.
Nella sostanza mi vergognavo a farmi vedere in giro con persone Lesbiche Gay Bisessuali Transessuali, addirittura evitavo di pronunciare le parole che ho appena detto.
È stato solo attraverso l’amicizia e poi la frequentazione forzatamente pubblica delle persone LGBT, attraverso la “scoperta” della loro sofferenza interiore che ho cominciato ad interrogarmi su me stessa e a rendermi conto che era di me stessa che dovevo invece vergognarmi.
Così adesso non ho più ragione di vergognarmi di nulla e sono davvero libera, io per prima. Sono le persone LGBT che hanno liberato me dal pregiudizio che avevo dentro di me, non io loro. In quell’amico, in quelle persone ho incontrato Gesù.
Giampaolo: Da sempre sono affascinato dalla figura, dalla vita e dall’esperienza di Francesco d’Assisi, tanto che il 20 Febbraio del 2000 sono entrato nell’Ordine Francescano Secolare della Chiesa Cattolica-Romana ossia in quell’ordine che Francesco aveva fondato per coloro che vivono nel “secolo”, lavorando e sposandosi.
Per 7 anni sono stato francescano secolare, eppure solo nel 2007 sono diventato francescano e vi spiego perché. L’occasione mi è stata data quando sono entrato in contatto con la Chiesa Vetero-Cattolica, quando ho scoperto che era possibile essere cattolici, ma in un modo diverso. Per farla in breve, avevo trovato una Chiesa che rispecchiava esattamente ciò che avevo compreso del messaggio di Gesù Cristo. Tutto bello… a parte un punto.
Mi fu detto chiaramente che l’accoglienza senza alcuna discriminazione delle persone omosessuali costituiva un aspetto irrinunciabile del vetero-cattolicesimo. Lì entrai in crisi. Non mi sentivo affatto omofobo, non avrei mai giustificato alcuna violenza nei confronti di persone omosessuali, ma per me, questi rimanevano intrinsecamente peccatori… semplicemente perversi.
Allora qualcosa non quadrava: come era possibile che quella che era la Chiesa perfetta per me, difettasse proprio su questo punto? Delle due l’una: o la sua visione era errata, oppure dovevo avere il coraggio di mettermi in gioco, dovevo spogliarmi delle mie idee e verificare se si trattava di pre-concetti, dovevo farmi povero. Venivo messo alla prova come cristiano e francescano. Fu così, che a 35 anni dopo una fatica tremenda fatta di riflessione, meditazione e preghiera approdai alla visione del vetero-cattolicesimo, una visione integrata di persone etero-sessuali, omosessuali e transessuali.
Marta: Abbiamo un’immagine banale dell’accogliersi gli uni con gli altri, che si riassume in un generico quanto insignificante accettare gli altri. Ma l’accoglienza è tale se mettiamo le persone in condizione di vivere. Perciò l’accoglienza deve essere centrata sulla solidarietà, non può essere solo materiale ma deve essere anche spirituale, come riconoscimento e accettazione della diversità dell’altro, diversità che può essere culturale, religiosa, di genere, di affettività e così via.
Perché vedete, tutte le discriminazioni si rafforzano le une con le altre e per sconfiggerle è necessario combatterle tutte: se si inizia a “scegliere”, alla scelta non c’è più limite. Questo è quanto Gesù voleva fare. Nella sua esistenza egli voleva incarnare il volto di un Dio, che egli chiamava Padre, a cui una volta per tutte si poteva guardare con gli occhi dei bambini che non hanno ancora imparato la paura, ma hanno una fiducia senza limiti.
Così succedeva quando Gesù toccava gli occhi dei ciechi ed essi si aprivano alla luce, o quando delle persone che avevano trascorso una vita intera sentendosi ripugnanti e sbagliate come i lebbrosi, sotto il tocco della sua mano venivano a sentirsi improvvisamente pure e in relazione vitale con tutti. Così, nel lavare i piedi ai suoi discepoli voleva che prendessero confidenza con un Dio che fa sentire degne le persone di camminare su questa terra come persone libere. Le persone che non hanno paura sono libere e conoscono il proprio valore. Accoglienza è rendere libere le persone, non farle sentire “sbagliate”.
Quello che Gesù voleva era che le persone, tutte le persone, credessero nella loro dignità e nella loro bellezza. Il concetto centrale è quello della novità in Cristo, una novità assoluta che ha abolito la separazione invalicabile tra puri e impuri, tra ebrei e gentili. Ciò significa, per i cristiani, vivere in tensione tra una società dominata dalle relazioni di potere e di subordinazione e le comunità cristiane, che sono chiamate a vivere già qui e ora l’“essere accolti” in Cristo.
Chi desidera che le persone scoprano la loro dignità cozza inevitabilmente nella resistenza di coloro che vorrebbero che le persone si sentissero come lebbrosi per poterle dominare. Uno che desidera che le persone abbiano un’idea del proprio valore incappa sempre in coloro che vogliono amministrare e soffocare la vita degli altri! Gesù invece ha voluto incoraggiare le persone a credere in se stesse, a camminare, a sporcarsi e anche ferirsi, ma soprattutto a non smettere mai di credere che Dio è più potente di ogni paura, di ogni angoscia e più grande di ogni potere. Perché Dio è Amore e l’amore è più forte di ogni cosa.
Marta : Invece noi viviamo in un mondo dove l’amore non guida le nostre vite e dove si cerca di giustificare il pregiudizio con una presunta negatività dell’altro. La spiegazione più comune che viene data dalle persone per giustificare la loro omofobia è che gli omosessuali compiono atti contro natura.
Giampaolo: Prima osservazione: è vero, la sopravvivenza della specie non è legata ad atti omosessuali, ma etero-sessuali. E allora? Questo non fa dell’omosessualità qualcosa di contro-natura, ma qualcosa che in natura è semplicemente meno frequente. Tutto qui. Lo studio della natura anzi mostra che l’omosessualità è presente non solo tra gli esseri umani, ma anche tra esseri animali. La persona omosessuale spesso scopre di essere tale fin da bambino.
È semplicemente la sua identità. Omosessuali si nasce, non si diventa. Può sembrare un paradosso, ma per un omosessuale proprio gli atti etero-sessuali sarebbero contro-natura, sarebbero contro la sua natura. Per questa ragione 40 anni fa, nel 1974 la Società Americana di Psichiatria ha derubricato l’omosessualità dal catalogo delle malattie mentali e lo stesso ha fatto l’Organizzazione Mondiale per la Sanità nel 1993.
A volte i dibattiti sulla conformità alla natura degli omosessuali somigliano tanto alle discussioni, sedicenti scientifiche, dei primi del ‘900 a proposito dell’intelligenza della donna o dell’inferiorità di afro-americani ed ebrei.
Giampaolo: Vorrei quindi girarti la domanda, non è proprio Paolo che nella lettera ai Romani, definisce contro-natura gli atti omosessuali? Il Levitico non dice forse che l’omosessualità è un abominio agli occhi del Signore e che gli omosessuali devono essere lapidati? Tu che sei valdese fondata sulla Bibbia, da cattolico a protestante, come spieghi tutto ciò? Questa non è forse parola di Dio anche per noi oggi?
Marta: Lo stesso Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (cap. 11) scrive che per un uomo portare i capelli lunghi è un atto contro-natura. Quindi di che cosa stiamo parlando? Quale concetto di natura? È evidente che qui Paolo non parla di “natura” come la intendiamo noi, ma di “cultura”, qualcosa che varia nel tempo e nello spazio geografico. Poi, tu dici “Parola di Dio per noi oggi”. È vero. Allora, facciamo un esempio.
Gesù piange davanti a Lazzaro morto, e deve essere stato un pianto veramente straziante, che ha meravigliato e coinvolto chi lo ha visto, perché quasi mai nei Vangeli vengono espressi i sentimenti e le emozioni di Gesù. Poi però Gesù resuscita Lazzaro. Nel pianto è vero uomo e nell’atto della resurrezione è vero Dio. Vero uomo e vero Dio. Allora pensiamo che le Scritture sono il risultato del lavoro di uomini e quindi completamente umane, con tutti i limiti di quegli uomini in quel contesto storico e sociale e con i loro giudizi e pre-giudizi.
Ma sono anche completamente divine, nel senso che sono capaci di parlare anche a noi oggi, nel nostro contesto storico e sociale, per aiutarci ad abbattere i nostri pre-giudizi. Noi non lapidiamo le adultere, e condanniamo la schiavitù, non consideriamo più le malattie e la povertà una punizione divina per i nostri peccati e abbiamo capito che il Cantico dei Cantici è anche un inno all’amore fisico. Perché quindi non dovremmo cercare di capire qual è per noi oggi il messaggio divino e fermarci a quello che è stato scritto da uomini di 2.500 anni fa in una società profondamente diversa?
Marta: In effetti però tanti credono che accettare l’omosessualità sia una forma di rilassatezza etica e accusano chi accoglie gli omosessuali di essere superficiale e di non avere principii.
Giampaolo: Prima di tutto vorrei precisare che, in quanto cristiani, la questione non è quella di accettare o rifiutare l’omosessualità in se stessa, quanto accettare le persone omosessuali per quello che sono, cioè persone con luci ed ombre, né più né meno degli altri. Dal punto di vista etico, la Parola di Dio invece ci chiede qualcosa di estremamente più radicale: non giudicare. Purtroppo invece nelle nostre comunità il giudizio e la maldicenza sono sport troppo praticati… molto più difficile è prendere sul serio la parola di Gesù, che ci impone il non-giudizio.
Inoltre, mi capita spesso di vedere persone che condannano le perversioni omosessuali mentre sono indulgenti sulle perversioni eterosessuali. Questa è semplicemente ipocrisia. La perversione non ha etichette, non ha colore e deve essere condannata sempre e comunque.
Giampaolo: Invece mi chiedo se non sia possibile che alcuni siano “falsi omosessuali” spinti verso certe relazioni dal desiderio di vivere la propria sessualità in modo disordinato, attraverso quelle che, dal loro punto di vista, possono definirsi esperienze diverse e nuove?
Marta: Proprio pensando al messaggio d’amore divino che le Scritture ci trasmettono, sempre se le sappiamo e le vogliamo leggere, vorrei che distinguessimo fra sfruttamento del corpo dell’altro e omoaffettività. Più che di omosessualità sarebbe corretto parlare di omoaffettività. Amare non è mai peccato, la relazione sessuale nell’amore non è peccato perché non sfrutta nessuno, ma è un reciproco dono di sé. Senza giudizi né pre-giudizi.
Marta: E allora, stavolta da protestante a cattolico, ma te che dai tanto valore alla tradizione della Chiesa, non credi che in buona parte quella tradizione, che condanna la diversità delle scelte sessuali o la accoglie con riserva, non sia esattamente fondata sul Vangelo e sulla Parola di Gesù?
Giampaolo: Da cattolico ti rispondo che prima di tutto dobbiamo distinguere tra le tradizioni umane, e la Grande Tradizione con la “T” maiuscola, che conserva l’insegnamento apostolico, lo rielabora e lo concretizza sotto la guida dello Spirito Santo e lo trasmette alle generazioni successive. In questo senso esiste quindi una tradizione del tutto umana, fatta di storia e cultura e una Tradizione che veicola la divina Parola di Dio qui e oggi. La domanda quindi è: possiamo dire con certezza che la Tradizione con la “T” condanna l’omosessualità?
Per secoli l’omosessualità è stata condannata dal cristianesimo e gli omosessuali sono stati perseguitati. Tutto ciò è sufficiente per dire che questa è Tradizione apostolica? Se guardiamo alla comunità primitiva di Gerusalemme notiamo due cose:
– si trattava di una comunità in cui le diversità erano riconciliate. Una comunità formata da uomini e donne, farisei, zeloti, pubblicani. Una comunità in cui, in Cristo, erano annullati i muri di separazione tra maschi e femmine, giudei e pagani, schiavi e liberi. Le diversità di identità sessuali, le diversità culturali, le diversità sociali non costituivano una spaccatura dell’unità. L’interrogativo per noi cristiani oggi è questo: non dovremmo impedire che anche l’orientamento sessuale diventi causa di divisione?
– la comunità di Gerusalemme era caratterizzata da non avere bisognosi tra loro. Non avere bisognosi tra loro. Le nostre comunità sono fatte così? Fino a che punto la sofferenza di persone omosessuali che si vedono negati non solo il diritto della dignità umana ma anche il diritto di vivere liberamente la propria relazione d’amore … fino a che punto questa sofferenza è accolta e integrata nelle nostre comunità?
Dobbiamo quindi evitare due errori:
1. prima di tutto, noi non siamo qui per giudicare se l’omosessualità è una posizione scientificamente accettabile. Non siamo qui per votare una posizione pro o contro. Lasciamo che la scienza faccia la scienza e noi occupiamoci di dignità umana e di relazioni umane. Evitiamo l’errore che fu commesso con Galileo. La Bibbia non ci è stata donata per fare scienza ma perché potessimo creare relazioni vitali, fatte di amore e solidarietà, perché potessimo avere vita in abbondanza, non per fare scienza.
2. in secondo luogo, dall’Illuminismo in poi la Chiesa, le Chiese hanno giocato in difesa. C’è stato un progressivo ritirarsi dal sociale per promuovere una pratica intima e intimista della religione, qualcosa non solo di personale, ma anche di privato tra noi e Dio, dove nessuno poteva avanzare critiche. In questo progressivo ritirarsi, sembra incredibile, abbiamo perso l’appuntamento con la Storia, abbiamo perso tutte le battaglie sociali, non per sconfitta, ma per non aver partecipato.
Nel primo millennio il cristianesimo era assolutamente all’avanguardia.
Proponeva il monoteismo in un mondo in cui gli dèi erano antropomorfizzati. Nei primi secoli le donne hanno avuto ruoli e ministeri di grande rilievo. Il cristianesimo ha preservato la cultura classica, ha inventato gli ospedali. Ha minato alla radice la schiavitù, attraverso la fraternità, ma poi… poi ha frenato il cambiamento sociale. Altri hanno portato avanti l’abolizione della schiavitù. Altri hanno portato avanti i diritti degli operai e dei contadini. Altri hanno portato avanti i diritti delle donne tentando di abbattere il maschilismo e il patriarcato. Altri hanno portato avanti i diritti dei neri contro l’apartheid. Le responsabilità delle Chiese cristiane nei confronti del massacro degli ebrei sono enormi. Non che singoli cristiani non abbiano partecipato a tali battaglie, ma fondamentalmente le Chiese si sono astenute dallo scendere in campo. Ho conosciuto una marea di persone omosessuali, cristiani pieni di fede e spiritualità.
Una volta dicevo che la Chiesa doveva essere aperta all’accoglienza degli omosessuali. Ma questa poteva apparire la tolleranza di qualcosa che non si accetta fino in fondo. Oggi dico che la Chiesa è casa loro, come per gli etero-sessuali. E se ne sono ospiti, lo sono come sono ospiti gli altri, perché l’unico padrone è Cristo crocifisso. Oggi, dico che la Chiesa non è cattolica, non è universale, senza le persone omosessuali, perché mancherebbe la loro sensibilità e la loro visione del mondo.
Dunque, vogliamo oggi perdere anche la battaglia del riconoscimento della dignità umana delle persone omosessuali? Vogliamo negare che anche loro, come gli etero-sessuali, hanno diritto di vivere le loro relazioni d’amore? Soprattutto, in che modo facciamo sentire loro che sono persone, che sono parte di noi, parte integrante della nostra comunità? Che abbiamo bisogno di loro?
Questi sono gli interrogativi che lascio a me stesso e alla comunità.
Amen