Uno sguardo sulla Bibbia che non condanna l’omosessualità
Articolo di Yves Ferroul tratto dal sito del settimanale Le Nouvel Observateur (Francia), del 3 gennaio 2013, liberamente tradotto da Rita
Data la direzione omofobica che spesso prende la discussione sul matrimonio per tutti, io credo sia giunto il tempo di fare il punto della situazione su uno degli argomenti più spesso utilizzati da credenti e religiosi. La posizione della gerarchia cattolica (vedi il dossier del giornale ” la Croix” del 6 novembre 2012) è la seguente: “È vero che la parola della Chiesa sull'[omosessualità] va dritta al centro [del dibattito sul matrimonio].”
Questa convinzione della Chiesa si basa sulla Bibbia e i vescovi che intervengono sull’argomento, come anche i teologi, sono d’accordo nel rigettare l’omosessualità per questa ragione: “Abbiamo un’eredità biblica che oggettivamente ha in orrore l’omosessualità”, ha affermato Xavier Lacroix.
Il testo biblico più frequentemente citato, quello che viene in mente quasi a tutti, è quello che descrive la distruzione di Sodoma.
Secondo l’opinione comune, la terribile vendetta di Dio che distrugge col fuoco Sodoma e Gomorra riguarda l’omosessualità ed è una condanna senza appello. Queste affermazioni, date le conseguenze,meritano un esame approfondito. Pensandoci bene, la vendetta divina non poteva puntare su altri comportamenti presenti a Sodoma?
Quando si è ossessionati dalla sessualità, si è convinti che da sempre e in tutti i tempi gli umani abbiano condiviso questa ossessione. Quindi si legge la Bibbia senza rendersi conto che, in diversi libri, le colpe più gravi riguardano il culto divino e non la morale sessuale.
E gli abitanti di Sodoma e Gomorra sono presentati come talmente presi dalla materialità da non pensare più a Dio e meritano di essere puniti. La lettura dell’episodio non lascia dubbio alcuno. È sempre stato interpretato così per secoli: tutte le citazioni bibliche, senza eccezioni, rinviano a questo oblio di Dio, all’abbandono dell’Alleanza. Ezechiele precisa (16:49-50; cf. Ecclesiaste 16:8): “Ecco, questa fu l’iniquità di Sodoma: essa e le sue figlie avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, esse non stesero la mano al povero e all’indigente.”
Stessa cosa in Luca (17:28), che spiega ciò che per lui è il peccato di Sodoma: non occuparsi che di cose materiali e non trovare mai il tempo nella propria vita per Dio: “Si mangiava, si beveva, si acquistava, si vendeva, si piantava, si edificava”. In Matteo, Gesù prende ad esempio Sodoma per spiegare il rifiuto dell’ospitalità. (10:15).
Quanto alla lettera di san Giuda (“Sodoma e Gomorra e le città attorno, che si sono prostituite allo stesso modo e hanno corso dietro ad una carne differente” v. 7), essa non può evocare l’omosessualità (una carne differente!) ma, come precisato d’altronde nelle note della Bibbia di Gerusalemme, si riferisce al comportamento di certi angeli che si sono lasciati sedurre dalle figlie degli uomini (cf. Genesi 6:1-2 e libro di Enoch) e sottolinea lo scandalo che rappresenta questa mescolanza di carne differente, umana e angelica.
Ancora, le storie parallele a quella degli avvenimenti di Sodoma dono indubbiamente riflessioni sull’ospitalità, a Gabaa (la gente della città chiese ad un suo concittadino di far uscire gli stranieri che lui ospitava; Giudici 19:22) come anche a Gerico (dove il popolo della città aveva ragione a non fidarsi degli stranieri, visto che erano in missione di spionaggio; Giosuè 2 e 6).
La tradizione patristica conferma questa interpretazione, fino a Salviano di Marsiglia, V secolo, che non considera mai l’accusa di omosessualità a proposito di Sodoma ma parla di mancanza di ospitalità, e quando parla del problema cita ben altri passaggi biblici (le lettere di Paolo) per criticare l’omosessualità. È cosi fino a Isidoro di Siviglia, VIII secolo, il quale attribuisce la punizione di Sodoma alla loro smoderata avidità di beni materiali.(Sententiae, XLII: 2).
“Il primo atto di lussuria è l’ eccessivo nutrimento. È per questo che il profeta Ezechiele (16:49) accusa Sodoma di essere sazia di pane. Poiché, mangiando senza moderazione, gli abitanti di Sodoma cadono nella turpitudine del vizio e meriterebbero, per il loro orgoglio, di essere bruciati dal fuoco divino, dato che non avevano controllato la misura della loro ghiottoneria.”
Il primo, nella storia ecclesiastica, ad aver riletto la storia di Sodoma come condanna di Dio per l’omosessualità è Pier Damiani (1007-1072), il quale avrebbe desiderato ufficialmente interdire questa pratica ma non riuscì a trovare giustificazioni alla sua opinione personale in tutti i testi ecclesiastici, quindi si inventò questa interpretazione del testo, così come nel XVIII secolo l’inglese Bekker ha deformato l’interpretazione dell’episodio di Onan (che parla di contraccezione) per convalidare la sua condanna della masturbazione.
Per la storia, né papi né vescovi riuniti in concilio hanno accettato l’interpretazione di Pier Damiani, e nessuna decisione sull’omosessualità fu allora presa. Oggi gli esegeti, cattolici e non, concordano nel ricusare l’interpretazione omosessuale e nel difendere quella del mancato rispetto delle regole di ospitalità. Il sacerdote Patrice Vivarès, in un libro nato dalle sue prediche nella sua parrocchia parigina, constata in “I cristiani e la vita affettiva” (Centurion, 23):
“L’obiettivo del testo non è la violenza sessuale… ma il diniego dell’ospitalità che tange direttamente Dio poiché questi uomini sono angeli. A questo affronto, a questa negazione Dio risponde con violenza: la città è distrutta…”
Riassumendo, nessun contemporaneo, nessuno degli altri autori della Bibbia, nessuno dei Padri della Chiesa, nessuno pensa che l’episodio di Sodoma concerna l’omosessualità. Creata nel XI secolo, questa frode intellettuale non verrà ripresa che molti secoli dopo per imporsi in funzione della crescente omofobia della società. Non resta, a rigor di logica, che una sola conclusione: a Sodoma Dio non ha punito l’omosessualità.
Testo originale: De Sodome au mariage pour tous, la Bible ne condamne pas l’homosexualité