L’essere comunità si costruisce nella sollecitudine e sulla reciprocità (Gv 13:1-17)
Riflessioni bibliche* di Sheena Mayrant, Jill Marshall e Kim Hearn tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La presenza di un rituale è il trait d’union delle quattro letture bibliche di oggi, letture che incitano la Chiesa a non scordarsi il significato soggiacente ai riti e ai sacramenti che celebriamo. Ci forniscono inoltre una lente attraverso la quale osservarci in maniera critica nei periodi di crisi e di dolore mentre professiamo e celebriamo la vita assieme in comunità. Il salmo e la lettura tratta da Esodo ci mostrano dei rituali da cui gli autori del Nuovo Testamento trassero ispirazione.
Nel Salmo 115 (116):1-2, 12-19, un salmo di ringraziamento, il salmista “alza il calice della salvezza” e offre un sacrificio come ringraziamento a Dio (versetti 13 e 17). Sono immagini presenti nella nostra concezione della Santa Comunione. La maggiore preoccupazione del salmista è come ripagare Dio per la liberazione e la restaurazione da lui realizzate (versetto 12).
Esodo 12:12:1-4, (5-10), 11-14 delinea l’evento e la festa di Pesach, che è un evento comunitario che coinvolge “tutta la comunità di Israele” (versetto 3). È anche un tempo di ringraziamento e di ricordo (versetto 14) dell’atto liberatore di Dio. In ciascuna delle nostre letture l’atto è un importante segno della comunità, del ricordo e della proclamazione di Dio.
– Quali rituali, tradizionali o nuovi, proporrete questa settimana per invitare la comunità al ricordo fedele, al lamento, alla professione di fede e alla celebrazione?
È interessante notare che, mentre il racconto di Pesach in Esodo si basa sul racconto dell’esodo dall’oppressione, il racconto della Cena del Signore in 1 Corinzi 11:23-26 si basa sul racconto del tradimento di Cristo. Entrambi sono eventi decisivi, dalla natura così profonda che millenni dopo noi continuiamo ad agganciarci alle loro dichiarazioni teologiche, alle immagini e alle esperienze che evocano per articolare la nostra comprensione dell’opera liberatrice di Dio e del costo della lotta per la giustizia e la libertà. Entrambi i passi biblici recano in sé storia e rituale, racconti di schiavitù e redenzione, memorie del passato e anticipazioni del futuro.
Entrambi ci invitano a radunarci assieme per il lamento e la celebrazione. I testi ci presentano una ridefinizione radicale della comunità, nella quale persone che prima erano divise in famiglie e clan sono ora unite in una comunità di fede e di cura reciproca.
– Date un nome ai campi nei quali la vostra congregazione e la comunità LGBT tutta devono essere unite come comunità di fede e come comunità di cura reciproca. Quali sono i segnali concreti che andrete cercando come prova che la comunità si sta muovendo verso quel fine?
Nelle nostre letture le istruzioni per il pasto di Pesach e per la Cena del Signore ci ricordano che Dio si preoccupa della giustizia, in quanto ognuno deve mangiare e ricevere una porzione uguale a quella degli altri. Inoltre Dio smantella i sistemi di potere e privilegio. Questi testi si oppongono fortemente ai concetti di individualismo radicale e di privilegio che pervadono la cultura contemporanea. Entrambi i pasti mettono in primo piano il segno della salvezza: il sangue.
Il sangue ci ricorda che la giustizia, la libertà e la lotta per l’inclusione si pagano care. Chi ha un profondo e insaziabile desiderio di essere incluso in una comunità di reciprocità può comprendere il paradosso del sangue come segno di profondo dolore e di audace speranza.
– Nominate alcune lotte di giustizia sociale nelle quali la vostra congregazione è stata coinvolta. La vostra comunità religiosa ha mai partecipato alle lotte LGBT per l’uguaglianza e la giustizia? Quali battaglie la vostra comunità ha vinto e quali invece devono continuare?
Ma Giovanni 13:1-17 descrive un altro atto di comunità e reciprocità, che non ci è famigliare: la lavanda dei piedi. Per Giovanni, l’atto di Gesù di lavare i piedi dei suoi discepoli è prima di tutto un atto d’amore: “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (versetto 1). Non dovremmo guardare all’amore di Gesù per i suoi discepoli in maniera sentimentale: il suo amore è ardito e potenzialmente pericoloso. Dopo tutto “la fine” è la sua morte. La lavanda dei piedi è anche un atto di servizio. In quell’ambito culturale Gesù, in quanto loro maestro e Signore, non dovrebbe lavare i piedi dei discepoli.
Il suo atto mostra la natura egualitaria della comunità. Servire i discepoli in quel modo mostra l’ideale di servizio che la comunità deve seguire. Gesù vuole che i discepoli abbiano parte con lui (versetto 8) e seguano il suo esempio (versetto 15) di amore, servizio e uguaglianza.
– Chi, nella comunità, pratica continuamente atti di amore e reciprocità senza cercare nessun riconoscimento?
La lettura di questi testi ci sollecita a riflettere in profondità e ad agire deliberatamente a favore degli emarginati e degli oppressi. Anche se queste storie vengono raccontate con la sensibilità degli antichi, rimangono comunque importanti anche oggi e ci ricordano che non possiamo avere aiuto e speranza se non sostenendoci gli uni con gli altri. Questi pasti segnano l’inizio di un nuovo modo di stare in comunità e ci invitano a fare mente locale su come esprimiamo la nostra sollecitudine e di come ci prendiamo cura di chi vive ai margini della nostra congregazione e della società. Ma attenzione, non sono pasti normali e non devono essere consumati in maniera normale. Quando prendiamo parte alla Cena del Signore dovremmo farlo tenendo a mente gli atti rivoluzionari di Cristo che accoglieva gli stranieri, socializzava con l’”altro” e affrontava di petto la politica di oppressione e le varie pratiche dei corrotti leader religiosi e politici.
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La nostra preghiera
Dio della nostra salvezza e della nostra libertà
ti ringraziamo per questo tempo in cui facciamo memoria.
Ti ringraziamo per questo tempo in cui facciamo comunità.
Aiutaci a trovare speranza, reciprocità e fede rinnovata
negli eventi del lamento e della celebrazione
nei quali ci riconosciamo assieme nella comunità.
Guidaci verso la comunità autentica
nella quale esprimere cura e sollecitudine autentiche gli uni per gli altri.
Dacci la forza di disfarci delle vesti
dell’individualismo, dell’egoismo,
della sollecitudine per noi stessi e dell’orgoglio
che ci impediscono di avvicinarci l’uno all’altro, insieme.
Permettici di guardare al nostro prossimo
come tu ci hai insegnato
con le nostre azioni sia in vita che in morte.
Che possiamo ricordare il tuo esempio
e che possiamo essere esempio per gli altri.
Ti preghiamo nel nome di Gesù.
Amen
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* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
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Testo originale: Ash Wednesday, Lent and Easter through Pentecost Sunday Year A