L’amore incondizionato di Dio. La storia di Yves, gay e cattolico
Riflessioni di Gérard Laverdure tratte dal sito dell’associazione Sentiers de foi (Canada), del 24 novembre 2010, liberamente tradotte da Rita
Dio non guarda come gli umani: Lui sceglie in base al cuore. Ecco lo stupefacente percorso di Yves Côté, un uomo rifiutato per il suo orientamento sessuale che Dio ha preso per mano durante il suo cammino per farne un artigiano di riconciliazione.
Quando si sente la sua risata contagiosa allora lui è nei paraggi della parrocchia di S. Pietro Apostolo (Montreal, Canada). Una risata franca e diretta come la sua parola, come l’uomo di amore e di fede che è. La sua formazione arriva dalla vita, dai suoi amori, dalla strada o dal suo lavoro di cameriere nei grandi ristoranti. Oltre che dalle sue letture e dai suoi numerosi incontri pastorali e con gli oblati. Sa comprendere i bisogni delle persone e li ascolta attentamente.
Con questo, sono 15 anni che Yves Côté è fedele al postulato della pastorale sociale dopo che, audacemente, un oblato, Claude St-Laurent, ha avuto fiducia in lui chiamandolo a sé così come Gesù era solito fare: « Io ho bisogno di te! Vuoi lavorare con me?»
Yves di rimando: « Sei matto? Hai capito bene la mia storia? – Io non sono per niente pazzo, gli rispose padre Claude, tu non potrai mai giudicare una persona, perché lo hai vissuto sulla tua pelle.» E in effetti di vicissitudini Yves ne aveva vissute un bel po’…
Parliamo dunque del sentiero da lui percorso. È nato in casa nel novembre del 1952, nel letto nuziale dei suoi genitori, in una landa sperduta durante una tempesta di neve. Siccome aveva le orecchie a sventola, divenne lo zimbello dei suoi fratelli e sorelle e anche dei suoi compagni di scuola
Ma forse c’era anche un altro motivo per questo trattamento così deplorabile. Infatti Yves afferma: «Ho sempre saputo, da quando avevo 10 anni, senza ombra di dubbio, che io ero “femminello” e uno dei miei fratelli, decisamente omofobo, lo sospettava. Fu il mio segreto fino ai miei 14 anni».
I suoi genitori lo avevano capito ma, nonostante fossero cattolicissimi, lo rispettarono senza mai fare domande. Ma suo padre gli confidò quello che era uno dei suoi compiti più difficili dicendogli ogni volta: «Io riuscirò a fare di te un uomo!»
Per Yves suo padre agiva secondo la mentalità della sua epoca che pretendeva che l’omosessualità fosse solo una «scelta depravata».
«Mi sarebbe piaciuto seguire le altre pecore, essere come gli altri. Chi, volontariamente, sceglie di farsi rifiutare?».
Tre settimane prima della morte di suo padre, Yves lo andò a cercare in ospedale per dirgli che lo amava e per chiedergli di lasciare la sua parte di eredità e i mobili della casa paterna a suo fratello più giovane, che ne aveva particolarmente bisogno. Ecco quanto è grande il suo cuore.
Tutta la piccola eredità andò al più giovane e Yves si accollò il resto della famiglia, che grazie a questo non ebbe più preoccupazioni materiali.
Ritorniamo ai suoi 14 anni, Yves confida il suo segreto al vicario della sua parrocchia, che vede in lui una facile preda. Yves rifiuta le sue avances e ne va a parlare col curato. Quest’ultimo gli risponde: «Non ho sentito nulla. Ti do l’assoluzione e prego per te affinché tu guarisca da questa malattia.»
Yves è frastornato:« Così sono peccatore e pure malato! Quel giorno promisi a me stesso che mai più avrei rimesso piede in una chiesa.»
In ogni caso la sua grande fede restava incorrotta: «Ho sempre saputo di avere una fede adamantina. È grazie a questa fede che ho superato tante grandi prove. E quello che mi è più mancato in questi trent’anni, è la condivisione con qualcuno della mia stessa fede.»
Una sera d’estate del 1995, nel Villaggio Gay, sedeva in un ristorante in rue Sainte-Catherine con due compagni cui aveva confidato che gli mancava molto il poter praticare la sua fede in chiesa. Essi lo derisero.
Uscendo di lì, sente suonare le campane, quelle della chiesa di Saint-Pierre-Apôtre. Immediatamente comprende: «Lo spirito ci porta esattamente dove dobbiamo andare.»
All’ingesso viene accolto da Claude St-Laurent, o.m.i. (oblati di Maria Immacolata), che gli dice: «Benvenuto! Io apro la chiesa a tutti, poco importa l’orientamento sessuale».
Yves pianse per tutta la durata della messa senza sapere nemmeno perché. Chiede così al curato di poterlo rivedere. Passò la serata, dalle 7 a mezzanotte, a raccontargli tutta la sua vita: dissolutezze, droga, prostituzione, ma anche bei momenti di felicità con tre compagni di vita in quei 19 anni.
È la che passerà da servitore ai tavoli a servo del Signore, nell’ostello dell Chiesa, con le sorelle e i fratelli feriti dalla vita e con i quali camminerà in totale solidarietà.
Non è un caso che Yves aiuti a riconciliarsi tutti coloro che, umiliati, non vogliono più sentir parlare di Chiesa.
« Non è stata la Chiesa o la religione a ferirti, ma i suoi uomini» dice sempre. Quanti giovani vanno a vederlo con la certezza che saranno compresi e accolti come da un padre amoroso; ma quanti di loro si riducono alla prostituzione e alla tossicodipendenza per sopravvivere e questo solo perché sono stati rifiutati dai genitori e dalla famiglia a causa della loro omosessualità?
Qualora avesse mai dubitato della giustezza della sua «missione» di guarigione-riconciliazione, ne ha avuto comunque prova tangibile nell’aprile del 2000.
Non un’apparizione celeste… ma la pessima notizia di essere malato di cancro al sistema linfatico in stadio avanzato: un linfoma di tipo T.
Nel suo stile umoristico domanda all’oncologo:«T come tu sei morto o vicino alla morte?»
Risposta: «Questo cancro è incurabile e nel suo caso è stato anche scoperto troppo tardi.» Oooopppsss! Viene seguito da una dottoressa che per Yves è come un angelo e che, in più, è fermamente credente.
Il curato di St-Laurent chiede alla comunità di pregare per lui. Un partecipante alla messa gli porta, un po’ dubbioso su come avrebbe reagito, un’ampolla di acqua benedetta di san Giuseppe.
Yves, profondamente commosso, gli risponde: «Mia madre guariva tutto con questa!». Dato che aveva dei noduli duri dovunque, se ne cosparge tutto
il corpo dicendo a Dio: «”Signore! Vieni a prendermi quando vuoi, ma risparmiami il dolore”. Il giorno dopo non avevo più niente sul corpo. Non avevo più niente di niente.»
Gli organi interni, le vie respiratorie guarirono allo stesso modo la notte successiva. Vede l’oncologo che gli fa tutti i test possibili per esserne ben certo. Guarito, completamente, totalmente . Perfettamente sano. Arriva allora la grande domanda:« Perché io?», si chiede Yves.
Il buon padre Félix Vallée, o.m.i., gli dirà più tardi: «Tu sei stato scelto. Resta in ascolto per conoscere il motivo. Può essere successo perché c’è bisogno di te, della tua testimonianza di fede per tutti i tuoi fratelli e sorelle omosessuali!»
Questo, d’altronde, è esattamente ciò che Yves fa tutto il giorno, in parrocchia, nel quartiere, agli incontri pastorali, nella conferenza all’università Saint-Paul, al Grand Séminaire di Montréal, nelle interviste a Radio-Canada, a Bons baisers de France, o con Patrick Lagacé di La Presse, diventato anche suo amico.
Adamantinamente convinto dell’Amore incondizionato di Dio per tutte le sue creature, nella gioia e semplicità del cuore.
Testo originale: « Je ferai de toi un ami précieux dans ma maison »