(Omo) Sessualità. Da dove origina la morale cattolica? (parte prima)
Riflessioni* del vescovo Geoffrey James Robinson, vescovo emerito della diocesi cattolica di Sidney (Australia), liberamente tradotte da Giacomo Tessaro, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La tesi di questo documento si divide in tre parti: 1. Non esiste la possibilità di un qualsiasi cambiamento nell’insegnamento della Chiesa Cattolica a proposito degli atti omosessuali, a meno che e fino a quando non vi sarà per prima cosa un cambiamento nel suo insegnamento a proposito degli atti eterosessuali;
2. C’è urgente bisogno di cambiamento nell’insegnamento della Chiesa a proposito degli atti eterosessuali;
3. Se e quando questo cambiamento avverrà, inevitabilmente avrà i suoi effetti sull’insegnamento a proposito degli atti omosessuali.
Parte prima
“Non esiste la possibilità di un qualsiasi cambiamento nell’insegnamento della Chiesa Cattolica a proposito degli atti omosessuali, a meno che e fino a quando non vi sarà per prima cosa un cambiamento nel suo insegnamento a proposito degli atti eterosessuali”.
L’argomentazione costantemente ripetuta dalla Chiesa cattolica è che Dio ha creato il sesso tra esseri umani per due ragioni: come mezzo per esprimere e nutrire l’amore all’interno di una coppia (aspetto unitivo) e come mezzo attraverso il quale una nuova vita umana viene portata all’essere (aspetto procreativo).
L’argomentazione continua affermando che l’atto sessuale è “secondo natura” solo quando serve ambedue questi scopi stabiliti da Dio e che ambedue sono autenticamente presenti solo all’interno del matrimonio, e anche in questo caso solamente quando l’atto sessuale è aperto a una nuova vita, così che ogni altro utilizzo della capacità sessuale è moralmente sbagliato (1).
Se partiamo dall’assunto che ogni singolo atto sessuale deve essere sia unitivo che procreativo, non c’è possibilità di approvazione per gli atti omosessuali. In verità il Catechismo della Chiesa cattolica affronta la questione in maniera sorprendentemente concisa: “(Gli atti omosessuali) sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale.” (2)
Se questo è l’assunto di partenza, c’è poco altro da dire. Non esiste possibilità di cambiamento all’interno di questo magistero per quanto riguarda gli atti omosessuali ed è inutile cercarne, poiché gli atti omosessuali non posseggono l’elemento procreativo per come la Chiesa lo concepisce.
Se l’insegnamento riguardo gli atti omosessuali possa mai essere soggetto a modifica, prima deve essere modificato l’insegnamento di base riguardante tutti gli atti sessuali.
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(1) Il più importante documento pontificio sulla morale sessuale dello scorso secolo, l’enciclica Humanae Vitae, esprime così l’argomentazione: “Tale dottrina, più volte esposta dal magistero della chiesa, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo.
Infatti, per la sua intima struttura, l’atto coniugale, mentre unisce con profondissimo vincolo gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, secondo leggi iscritte nell’essere stesso dell’uomo e della donna.
Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore ed il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità”. Papa Paolo VI, lettera enciclica Humanae Vitae, 26 luglio 1968, no. 12.
(2) No. 2357.
Testo originale: Sexual relationships: where does our morality come from? (PDF)