Siamo tutti accolti di fronte a Gesù (Mt 28:1-10)
Riflessioni bibliche* di Kimberly R. Peeler, Leah Lewis e Sheena Mayrant tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Il contrasto tra il bisogno umano di appartenere a una comunità e il dolore di venire evitati o esiliati da quella stessa comunità a cui si desidera appartenere è un problema sociale molto pressante per la comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender. I passi biblici sono colmi di richieste di capovolgimenti di ruolo, di promesse di restaurazione e di emarginati che vengono accolti alla tavola del banchetto. Gli antropologi e i sociologi chiamano questo e altri simili fenomeni “il modello insider/outsider”.
– Chi sono gli insider (chi sta dentro) e gli outsider (chi sta fuori) nella nostra comunità? Come possiamo cambiare questi ruoli o eliminarli del tutto?
In Matteo 28:1-10 e Giovanni 20:1-18 troviamo l’incontro di Maria Maddalena con il Cristo risorto. Ciò che distingue il passo giovanneo è il fatto che Maria è sola. È afflitta perché vede che la pietra è stata rimossa dalla tomba. Provate a immaginare cosa Gesù fece per Maria Maddalena. A prescindere da ciò che, secondo voi, poteva essere socialmente sconveniente in Maria Maddalena, il suo incontro con Gesù aveva cambiato il suo status sociale da outsider a insider.
Gesù la amava incondizionatamente. Nei racconti evangelici viene raccontato a forti tinte il dolore di Maria per Gesù, che è testimone della crudele e perversa agonia e morte di Gesù. Tutto ciò che ora può fare per lui è prendersi cura del suo corpo. Immaginate la sua angoscia quando si reca alla tomba e vede che è stata aperta. Cerca consolazione presso gli altri discepoli. E allora perché questi non gliela offrono?
Perché Pietro e l’altro discepolo non riconoscono il suo disagio? Perché non fanno altro che lasciare Maria piangente presso la tomba? Anche qui Maria soffre da sola. Ma ecco il fatto interessante: Maria può vedere una cosa che, a quanto pare, ai discepoli maschi è negata: due angeli. E poi, ecco il Cristo risorto.
– Siamo colpevoli di non aver saputo o voluto riconoscere il dolore di qualcuno, come fecero i discepoli maschi con Maria?
In Geremia 31:1-6 Dio stringe un patto con il popolo di Israele: esso apparterrà sempre a Dio. Il Santo consola Israele con la promessa di restaurare i possedimenti di Israele e Giuda e di ricondurli nella terra che già possedevano.Tale restaurazione comprenderà la costruzione della comunità (versetto 1), il rinnovamento urbano (versetto 4) e l’abbondanza dei raccolti (versetto 5). In altre parole, il popolo di Israele sarà sempre un insider presso Dio come Maria Maddalena è una insider presso Gesù perché lo ha visto in vita prima di chiunque altro. Troviamo il concetto della promessa di Cristo di rimanere in contatto e di fornire conforto ribadito in Atti 10:34-43, dove il tema della liberazione è illustrato da Pietro che predica il suo ultimo sermone evangelistico. Pietro inizia con la proclamazione che “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto” (versetti 34-35).
Per il suo amore e la sua salvezza, Dio non conosce parzialità di razza, genere, orientamento sessuale, professione o qualsiasi altra condizione. Le nostre particolari condizioni o caratteristiche all’interno del variegato pantheon della creazione di Dio non possono separarci dall’amore di Cristo. Tuttavia veniamo lasciati con due domande: “Cosa è giusto?” e “Cosa è accettabile di fronte a Cristo Gesù?”.
– Cosa stiamo facendo nelle nostre chiese per donare ai fratelli e alle sorelle LGBT una simile sensazione di appartenenza e di restaurazione?
La risposta a queste domande possiamo trovarla quando cerchiamo Dio, in particolare nei nostri spazi privati contestati, quegli spazi in cui ci riteniamo peccatori, in cui i nostri fratelli umani ci dichiarano peccatori e, soprattutto, in cui ci confrontiamo con Dio. In quei luoghi dove sperimentiamo il dolore, l’alienazione e la vergogna, proprio lì Cristo ha promesso di incontrarci. Se approfittiamo di Cristo e della bontà del suo amore ci aggrappiamo alla promessa dell’avvertimento espresso da Pietro quando afferma che “tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome” (versetto 43). Tutto considerato e vissuto, è la fede in Cristo che alla fine conta. Tutti i passi pasquali di questa settimana fanno eco all’appello all’appartenenza e alla restaurazione.
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La nostra preghiera
Dio del Risorto
perdonaci per le volte in cui abbiamo ignorato
coloro che tra noi sono feriti.
Perdonaci per quando siamo stati noi a ferirli.
Perdonaci per quando siamo stati indifferenti di fronte a loro.
Aiutaci a vedere coloro che non vediamo.
Aiutaci a sentire il loro dolore.
Dacci la forza di combattere per il diritto di ciascuno
di appartenere alla nostra comunità.
Dacci la forza di gridare e di usare la nostra voce
per chi tra noi non ha voce.
Che possiamo essere agenti della tua vita risorta,
cercando di ascoltare, vedere, sentire e includere coloro che abbiamo ignorato.
Che possiamo accogliere questo giorno come inizio di un nuovo tempo
nella vita di questa comunità.
Nel nome di Gesù Cristo, la nostra Resurrezione e la nostra Pace.
Amen
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* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
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Testo originale: Ash Wednesday, Lent and Easter through Pentecost Sunday Year A