Global Gay. Come la rivoluzione gay sta cambiando il mondo
Intervista a Frédéric Martel pubblicata su darkplanneur.com (Francia) il 17 aprile 2013, liberamente tradotta da Rita
(L’autore) Frédéric Martel* ci ha appassionati con il suo libro “Mainstream” (Come si costruisce un successo planetario e si vince la guerra mondiale dei media, ed. Feltrinelli, 2010, pagine 448), ma ancor di più con “Global Gay” (ed. Feltrinelli, 2014, pagine 328). Ecco un’intervista sulla rivoluzione gay dal nostro punto di vista.
Che significa dire Global Gay? Globalizzazione o Rivoluzione?
Significa che oggi c’è un “momentum” (concordanza ndt) in tutto il mondo, in favore dell’omosessualità “È vero in America Latina – continente decisamente all’avanguardia per i diritti di gay e lesbiche-, negli USA di Barack Obama, in Canada, ma anche in Europa occidentale.
Lo stesso sta avvenendo in Cina,a Taiwan, In Africa del sud o in Nepal, per esempio, la questione dei diritti dei gay è all’ordine del giorno. Pertanto, difronte a questo Global Gay, si creano nuovi e differenti modi di vivere l’omosessualità, di rivendicarla, di accettarla. Numerosi sono i “local gay”.
Non si parla di una liberazione gay nel commercio e nel mercato, quindi dove è esattamente?
Ho constatato nel corso di questa lunga inchiesta condotta in più di 40 paesi che ci sono molte forme di ” liberazione” gay e che sono molti i protagonisti.
I militanti, sicuramente, gli avvocati, le persone di cultura, ma anche i proprietari dei bar gay, i PDG dei siti web etc. Il commercio gioca un ruolo importante per quel che riguarda il divertimento, la notte gay, la ristorazione, la televisione e sicuramente internet.
È spesso questo il fattore determinante in paesi come la Cina, L’india o i musulmani.
Tutto un marketing associato, che ha come target gli omosessuali, si sviluppa anche in America del nord o in Europa. È un settore in forte sviluppo che conta centinaia di start up e di consulenti”
Quali sono i marchi «pro-gay» e quali «anti-gay» ? Starbucks è «gay friendly» ?
Alcuni hanno svelato che Barack Obama era favorevole al matrimonio gay per raccogliere fondi da Apple, Google, FaceBook, Amazon, Twitter, Starbucks ou Nike etc…
È vero che tutti questi marchi sono gay friendly, come anche Hollywood e la Sillicon Valley in linea di massima.
Per esempio, Jeff Bezos, il patron di Amazon, ha donato 1,6 milioni di dollari in favore del matrimonio per tutti (ovviamente, agli antipodi, troviamo la catena di fast-food di Atlanta, Chick-fil-A, che invece sostiene la causa antigay).
Omosessuale egli stesso, David Geffen, il “mogul” di Hollywood (e il « G » de Dreamworks SKG) ha fatto del matrimonio per tutti la sua causa personale, offrendo egli stesso qualche milione. Infine, nel 2012, la direzione di Starbucks ha ufficialmente dichiarato il suo sostegno al «same-sex marriage» (matrimonio tra persone dello stesso sesso) in una conferenza stampa e in diverse alte interviste molto pubblicizzate: «Questa legge corrisponde agli ideali che difende Starbucks. Noi siamo impegnati per la diversità e in favore dell’ugual trattamento delle coppie», ha affermato la vice presidente della società di Seattle.
Dopo la «green washing», che ha dato ai suoi cafés un tocco di « commercio equo e solidale» un po’ usurpata, Starbucks ha risposto con il «pink washing» come modello di marketing. ( Si dice pink washing quando uno stato o una società serve la causa gay con un’immagine gay friendly, indipendentemente da ciò che veramente fa per i gay.)”
Si può definire Obama come il presidente dei gay, gran difensore della causa?
Nessun presidente prima di lui ha preso le dfese dei gay a questo livello. In un’ intervista nella primavera del 2012 e in nel suo discorso di investitura nel gennaio 2013, è stato molto offensivo. Rifacendosi a “Seneca Falls, Selma, Stonewall”, ha fatto un minestrone tra i diritti delle donne, quelli dei neri e i diritti gay.
Per Obama il matrimonio gay è il “the next civil right”: la nuova frontiera dei diritti dell’uomo. Mandela, prima di lui, l’aveva già detto.
Si può parlare di una lobby politica e di mercato?
È stata talvolta chiamata in causa la massoneria, una lobby segreta ma diffusa. Io non credo sia vero. I militanti gay sono non si coprono il volto e sono visibili a tutti. Difendono i loro diritti. Vogliono l’uguaglianza in un contesto repubblicano.
Ma c’è un dato di fatto: la questione gay fa vendere. In televisione, nella ricreazione, nella moda, nel turismo, nel settore del lusso etc, gli omosessuali rappresentano marchi in forte crescita, ma questi sono anche dei prescrittori decisivi. Questo è vero in Brasile come in Inghilterra, a Taiwan come in Cina, in Canada come nei Paesi bassi. Spesso il giornalista, il giovane anchorman, il cool-hunter, il buzz-maker, il pubblicitario è gay o si interessa alla causa. È diventato determinate.
I gay sono perfettamente tollerati in Cina, perché non fanno figli. L’omosessualità si concilia benissimo con la campagna antinatalità del regime » È paradossale in un paese dove i gay devono essere quasi invisibili, non ti pare?
Si stima che, ad oggi, ci siano circa decine di milioni di omosessuali in Cina, e sono ben visibili nei bar, nelle istituzioni e in centinaia di siti gay.
Tieni presente che non possono affatto essere militanti: pratica individuale si, diritti dell’uomo, no.
È un tacito “don’t ask, don’t tell” alla cinese. È anche la difesa di una sorta di “armonia”, nello spirito del confucianesimo, accoppiata con una sorveglianza autoritaria travestita da difesa delle minoranze.
Per questo, l’omosessualità è stata depenalizzata in Cina ed è sempre più ben tollerata perché essa risponde, in effetti, da molti decenni, alla politica del figlio unico del regime. Ora che c’è bisogno di più bambini in Cina, dicono i militanti omo, basterebbe aprire al matrimonio gay e all’adozione da parte di gay e lesbiche!.
Perché l’omosessualità è globalmente vista come l’americanizzazione della società? Paradossalmente, l’evangelismo USA, predicando l’omofobia, ha trovato in Africa terreno fertilissimo al suo messaggio anti-omosessuale
Infatti e non a caso è la tesi del libro. La questione gay non divide Est e Ovest e Nord e Sud. Gli omofobi più radicali sono in USA e in Vaticano – cioè a Nord e in Occidente.
E paesi come l’Argentina, l’Africa del sud, l’Uruguay, una parte del Messico, hanno autorizzato i matrimoni gay infatti sono al sud e per nulla rappresentativi dell’occidente. Le linee di demarcazione sono più complicate e l’analisi deve essere più attenta.
Da qualche anno, la televisione americana, come anche quelle di altri paesi come la Corea del Sud, si sono avvicinati alla comunità gay con dei programmi friendly quando non addirittura chiaramente gay, perché?
Da Queer as Folk a Glee, passando per The L Word, Six Feet Under o Queer Eye for the Straight Guy, le serie televisive made in USA sono particolarmente a tema gay in effetti.
Ma anche i networks più mainstream (Will & Grace su NBC, Brothers & Sisters su ABC) o più conservatori (Glee su Fox TV) stanno amplificando il movimento.
Sempre più spesso, un personaggio gay appare in una trama, persino nei Soprano,in Desperate Housewives, Sex & the City, Six Feet Under, South Park, Oz, Melrose Place, Friends, Glee e tanti altri.
Più recentemente, numerose serie televisive americane hanno fatto del gayness uno dei loro cavalli di battaglia: The New Normal (NBC), Modern Family (ABC), Partners (CBS), The Neighbors (ABC), Girls (HBO) o The Mindy Project (Fox).
Secondo uno studio dell’associazione gay americana GLAAD, ci sono 31 personaggi LGBT nelle 97 nuove serie televisive in programmazione per l’autunno 2012
Ma il fenomeno non è solo americano. Lo si può vedere anche in Columbia, con le telenovelas, nelle serie coreane o taiwanesi, e addirittura nei talk show dei paesi a prevalenza musulmana dove le cose avanzano però a piccoli passi”.
* Frédéric Martel è sociologo e lavora all’IRIS (Institut de Recherches Internationales et Stratégiques). Ha scritto alcuni libri di grande successo e collabora stabilmente con giornali e radio francesi. Per Feltrinelli è uscito Mainstream. Come si costruisce un successo planetario e si vince la guerra mondiale dei media (2010) e Global Gay (2014).
Testo originale: Global Gay, comment la révolution gay change le monde