Omosessualità! In Medio Oriente rimane un crimine
Articolo di Farian Sabahi tratto da “D. La Repubblica delle Donne” del 23 dicembre 2006, n.530, pp.118
Qual è la condizione degli omosessuali nel Medio oriente? La riasume in questa intervista Brian Whitaker, corrispondente dal Medio Oriente per il giornale The Guardian
Mister Whitaker, in che misura gli omosessuali del Medio Oriente possono uscire allo scoperto?
In Medio Oriente l’omosessualità è considerata qualcosa di cui vergognarsi. Porta con sé infamia anche alle famiglie, che possono essere emarginate, al punto che fratelli e sorelle potrebbero non riuscire a sposarsi. È difficile dichiararsi omosessuale e il numero di coloro che hanno fatto questo passo è limitato.
Alcuni rivelano le proprie tendenze agli amici più cari, ma molti non dicono nulla della doppia vita che conducono, nemmeno agli stretti familiari. Sull’omosessualità vi sono poche informazioni scientifiche in lingua araba, molte famiglie mandano i figli dallo psichiatra, li picchiano o li cacciano.
Quali sono i rischi che corrono I gay nel Paesi del Medio Oriente?
«L’omosessualità è illegale nella maggior parte del Paesi della regione. Le pene vanno dal carcere alla pena di morte applicata In Iran e in Arabia Saudita. È invece possibile, dal punto di vista legale, essere gay in Israele, che è anche il solo Paese della regione che vieta ogni discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Ma anche in Israele i conservatori sono ostili.
Nella maggior parte dei Paesi arabi, sono ben pochi gli individui condannati perché omosessuali e il numero limitato sta a indicare che è un tabù: i governi preferiscono fingere che l’omosessualità non esiste o che è limitata. Troppe condanne renderebbero evidente che si tratta di un fenomeno diffuso. Un’eccezione è l’Egitto, dove le autorità utilizzano degli informatori per invitare i gay alle feste, dove sono poi arrestati.
Quale è la posizione della legge islamica sull’omosessualità?
«Il Corano fa menzione di crimini precisi e delle pene da applicare, ma non cita l’omosessualità. La legge islamica è soggetta a interpretazioni, vi sono opinioni diverse tra gli studiosi e secondo molti l’omosessualità andrebbe punita come l’adulterio, vale a dire con la pena di morte.
In pratica, molti Paesi arabi non applicano però la legge Islamica In tutto e per tutto, e buona parte dei loro sistemi legali deriva dal periodo coloniale…
E riguardo la situazione delle lesbiche In Medio Oriente?
«Sono ancora più invisibili dei gay. Il lesbismo è condannato, ma l’attenzione è puntata sull’omosessualità maschile. Le società arabe sono maschiliste e i gay sono considerati una minaccia perché minano le idee tradizionali di mascolinità.
Per le donne arabe sposate è molto meno rischioso avere una storia lesbica che una relazione extraconiugale con un uomo e, se insoddisfatte dai mariti, molte ricorrono al sesso con altre donne.
Gli omosessuali sono In qualche modo organizzati?
«Vi sono reti segrete e posti dove si incontrano abitualmente, molti stabiliscono contatti su Internet. Per quanto riguarda organizzazioni volte a proteggere i loro diritti, la sola attiva in modo aperto è Helem a Beirut: ha una sede, organizza incontri ed eventi. Vi sono poi associazioni In Israele, che aiutano i gay e le lesbiche anche palestinesi.