Sono a favore del matrimonio gay in nome della giustizia evangelica
Riflessioni del pastore Stéphane Lavignotte pubblicate sul sito del settimanale cattolico La Vie (Francia) il 18 giugno 2012, liberamente tradotte da Simone Ramacci
I cristiani non hanno che un solo Dio. Non adorano né realtà della natura – la luna, il sole, i fiumi, gli animali… – né realtà sociali – lo stato, l’esercito, la patria… Non confondono il sacro con delle realtà temporali e temporanee, momenti dell’evoluzione biologica o sociale del mondo.
Perché il matrimonio dovrebbe essere diverso? Perché bisognerebbe sacralizzare una forma o un’altra di matrimonio, vedere – come taluni – la stessa parola “matrimonio” come se designasse unicamente ciò che designa oggi?
Sacralizzare il matrimonio è un passo assai sbalorditivo dal punto di vista del libro e della persona a traverso dei quali incontriamo Dio: la Bibbia e Gesù. È sorprendente vedere in questo libro la diversità dei modi in cui i personaggi biblici formano coppie e famiglie.
Abramo e Sara restano per molto tempo senza figli, Giacobbe ha dei figli con le sue due mogli ma anche con le loro due schiave, Davide si lega a Gionata, Ruth e Noemi poi crescono la figlia che quest’ultima ha avuto con Boaz… La teologa Virginia Ramey Mollenkott cataloga 42 forme diverse di famiglia (1), una sola (in Paolo) assomiglia al modello della famiglia cristiana eterosessuale tradizionale: monogamia e monoandria eterosessuale, uomo dominante e figli…
Si cercherà con difficoltà un’istituzione di tipo religioso del matrimonio. In tutto l’Antico Testamento, un solo passaggio fa vagamente pensare a una benedizione religiosa, quando Labano lascia partire Rebecca per ricongiungersi a Isacco: il marito non è nemmeno lì per partecipare della benedizione pronunciata dal padre! Gesù non celebra alcun matrimonio, il che secondo i protestanti è la giustificazione di perché il matrimonio non sia un sacramento.
La Bibbia e Gesù si disinteressano forse di quello che spesso è il centro delle nostre vite? Le istituzioni non hanno alcun significato per Dio? No di certo. Una preoccupazione comune attraversa tutte queste storie diverse, più forte del contesto patriarcale e sessista in cui questi testi sono stati scritti: la giustizia per i più deboli e dunque in primo luogo le donne e i bambini.
Questo è visibile nell’Antico Testamento con Agar e Ismale rigettati da Abramo ma accolti da Dio, con Tamar, pronta agli stratagemmi più immorali per far riconoscere la sua giustizia, o la scelta sistematica di Dio dei più piccoli e deboli dei fratelli (Giacobbe, Davide, etc.) per portare avanti il suo disegno.
Ciò è anche visibile nei vangeli. A quanti gli mostrano sua madre e i fratelli come la sua famiglia, Gesù indica i suoi discepoli: la famiglia del progetto e della giustizia viene prima della famiglia biologica. Interrogato sulla separazione d’una coppia, egli rifiuta la logica del ripudio che fa sì che la più debole (la donna, all’epoca) sia allontanata senza alcun diritto e si ritrovi in povertà.
Dunque, siamo mossi da una Bibbia che è molto meno tradizionalista di noi. Le coppie e le famiglie sono delle realtà temporanee e hanno sì delle forme particolari. No, il matrimonio non ha nulla di sacro, non è un’istituzione voluta da Dio.
Ma al contrario, Dio ci invita a esercitare la nostra responsabilità umana nella direzione del diritto, della giustizia, della protezione dei più deboli, nella realtà sociale corrente: diversa oggi da quella ai tempi della Bibbia.
Operare delle scelte nelle forme giuridiche del matrimonio, sul divorzio come sull’apertura o meno alle coppie dello stesso sesso, significa fare delle scelte responsabili come umani verso una maggiore giustizia e, soprattutto, una più grande protezione dei più deboli.
Sono sufficienti i PACS per le coppie che li contraggono? Al di là del fatto che non comportano gli stessi diritti e doveri a seconda dell’orientamento sessuale – e dicono quindi che alcuni figli di Dio, degli esseri umani, varrebbero meno di altri – sono anche facilmente rescindibili.
Non offrono alcuna protezione né alcuna compensazione al più debole della coppia in caso di separazione. Dal momento che questo sembra riprendere una logica del ripudio – che Gesù aveva rigettato in nome della protezione del più debole – il filosofo protestante Olivier Abel aveva militato in favore del matrimonio invece dei PACS, quando vennero istituiti.
In generale, leggendo certi articoli sembrerebbe che se le coppie omo accedessero al matrimonio, sarebbe come vincessero all’otto. Il matrimonio non è un pacco a sorpresa. Per quanti intraprendono questa strada, v’è certamente un insieme di diritti ma anche di doveri reciproci. È soprattutto una cornice che limita la relazione e protegge il più debole. Una cornice che – in caso di disaccordo, e in quanto prevede il divorzio – obbliga al dialogo, alla conversazione, al compromesso, alla rinunzia dell’egoismo.
Si crede forse che le coppie omo siano così magicamente meravigliose che possano fare a meno di questa cornice? Non hanno forse gli stessi problemi degli altri, che mostrano come i diritti e il supporto – per esempio della Chiesa – siano utili?
La stessa questione si pone con i bambini. Molti si comportano come se l’apertura del matrimonio farebbe arrivare dei bambini nelle coppie omosessuali. Ma – tramite mezzi come la procreazione assistita in Belgio o le adozioni monogenitoriali – i bambini ci sono già nelle coppie, e decine di migliaia! Il matrimonio o l’istituto del genitore adottivo rimpiazzeranno un vuoto con una legge, diritti e doveri, cornici e dunque stabilità anche per il bambino.
Sì, tutta la società ha bisogno di punti riferimento, norme, riferimenti. Ma sono le forme specifiche di convivenza o matrimonio questi punti di riferimento? O piuttosto i valori di giustizia, diritto, ascolto, dialogo? La legge che riassume tutte le leggi è “ama il prossimo tuo come te stesso”… non “non toccarmi il matrimonio”…
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(1) Virginia Ramey Mollenkott, Sensuous Spirituality, New-York, Crossroad, 1992
* Stéphane Lavignotte, pastore della Mission Populaire Évangélique (Missione Popolare Evangelica), membro del Carrefour de Chrétiens Influsifs (Crocevia dei Cristiani Inclusivi), anima La Maison Verte (La Casa Verde) a Parigi, centro di quartiere ma anche parrocchia protestante dove celebra delle benedizioni per coppio dello stesso sesso. Autore di Jacques Ellul, l’espérance d’abord (Jacques Ellul, la speranza innanzitutto), difende l’estensione del matrimonio alle persone dello stesso sesso.
Testo originale: Pour le mariage homosexuel, au nom de la justice et de l’Evangile