L’omosessualità in Marocco esiste solo nei romanzi
Articolo di Julie Chaudier pubblicato sul sito Yabiladi (Marocco) il 2 ottobre 2014, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Il Marocco ha votato contro la risoluzione per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali da parte dell’Onu il 27 settembre scorso. Una notizia che ha incontrato solo indifferenza da parte delle personalità e degli intellettuali marocchini, divisi tra la paura di essere derisi e l’omofobia latente.
Sono rari quelli che prendono posizione pubblicamente per difendere i loro diritti. Il 27 settembre scorso il Marocco ha votato contro la risoluzione del consiglio dei diritti dell’uomo che integra i diritti di gay, lesbiche e transgender nei diritti dell’uomo, conformemente alle sue leggi nazionali e nell’indifferenza generale.
In Marocco, contrariamente all’Europa e alla Francia, in cui il tema del matrimonio per tutti ha suscitato acerrime battaglie, l’omosessualità e i diritti dei gay non suscitano dibattiti. Sono poche le personalità e gli intellettuali marocchini a pronunciarsi su questo tema.
“Difendere i diritti dei gay significa rischiare di essere trattato da gay, cioè insultato (secondo la logica patriarcale ancora dominante). Difendere la causa omosessuale significa correre il rischio di essere messo da parte nella carriera politica o in quella accademica” spiega Abdessamad Dialmy, sociologo della differenza di genere e della sessualità in Marocco.
Ibtissam Betty Lachgar, una militante per i diritti LGBT in seno al movimento alternativo per le libertà individuali (MALI), racconta che quando ha sollecitato personalità artistiche e scrittori per una mostra nel 2013 ha ricevuto tanti rifiuti significativi. “Un’attrice mi ha detto che avrebbe dovuto parlarne al suo agente, e siccome non è mai tornata, ne ho dedotto che lui non voleva.”
Jean Zaganiaris, professore di sociologia all’EGE [Scuola di Governo ed Economia n.d.c.] di Rabat, fa un’altra analisi sulla sessualità nella letteratura marocchina: “Penso che se non ci sono intellettuali che si mobiiltano per questa causa, non è per i rischi reali e simbolici di una tale presa di posizione ma piuttosto perché molti rimangono indifferenti riguardo a questo tema, addirittura il loro modo di pensare non è del tutto esente da tracce di omofobia.
Quando ho affrontato il tema alla facoltà di diritto di Agdal a Rabat la maggior parte del mio pubblico mi ha considerato con cortese indifferenza”. Tuttavia, diverse voci si sono fatte sentire in occasione delle giornate mondiali contro l’omofobia, e soprattutto negli ambienti letterari.
Nel maggio scorso vari intellettuali, tra cui Ahmed Assad, militante amazigh [cioè berbero n.d.c.], Abdellah Baida, scrittore, e Abdessamad Dialmy hanno partecipato a un video realizzato da Aswat, unica associazione marocchina che riunisce gli omosessuali, per chiedere l’abrogazione dell’articolo 490 del codice penale che incrimina gli omosessuali.
Il Movimento Alternativo per le Libertà Individuali (MALI), in una mostra organizzata presso l’istituto di cultura olandese a Rabat, era riuscito a mobilitare varie personalità, tra cui il giovane scrittore Hicham Tahir, autore di “Jaabouk”, Naïma Zitan, militante femminista, drammaturga e regista, Fatym Layachi attrice di grido.
Ogni volta, tranne Abdessamad Dialmy, che nel 1999 ha scritto “Jeunesse, sida et islam” (Gioventù, AIDS e Islam), gli scrittori hanno dato il loro sostegno solo su invito dei movimenti militanti. In Marocco solo gli autori di romanzi si esprimono spontaneamente sull’omosessualità, e facendo così militano indirettamente per il riconoscimento, se non dei diritti degli omosessuali, almeno per la loro esistenza all’interno dello spazio sociale.
In questi ultimi anni i due principali premi letterari, il Grand Atlas e il Mamounia, hanno premiato scrittori omosessuali o comunque che trattano di omosessualità. Nel 2011 “Le dernier combat du capitain N’amat” (L’ultimo combattimento del capitano N’amat) di Mohamed Leftah ha ricevuto il premio Mamounia a titolo postumo. “Narra la relazione che il capitano ha con il suo domestico” ricorda Abdellah Baida, autore di “Le dernier Salto” (L’ultimo salto) e grande amico di Mohamed Leftah.
Nel 2013, due anni dopo, Rachid O, scrittore marocchino omosessuale che vive in Francia rimasto fino ad allora anonimo, ha ricevuto anch’egli il premio letterario Mamounia per il suo romanzo “Analphabètes” (Analfabete), prima di loro Abdellah Taia aveva già raccontato la propria omosessualità nelle sue opere e riscosso successo.
Testo originale: Homosexualité au Maroc : Un non-sujet sauf en littérature