Omosessuali e mondo cattolico: il passo in avanti dell’Arcivescovo di Torino
Riflessioni di Mauro Leonardi, prete e scrittore, pubblicate sull’Huffington Post.it il 4 novembre 2014
Non so se è una bella notizia, ma quanto ha detto l’arcivescovo di Torino all’indirizzo dell’insegnante di religione di Moncalieri, è importante. Nosiglia ha detto che “esiste una morale cattolica e esiste la teoria della riparazione, ma l’OMS non considera più l’omosessualità una malattia da tempo“.
“Da tempo” sono in realtà vent’anni. Ed è una brutta notizia metterci vent’anni, ma è una bella notizia esserci arrivati.
Se parli con un ragazzo di sedici anni, se sei la sua insegnante, se sei l’adulto di riferimento, se sei l’insegnante di religione, quello che dici non è solo personale, è istituzionale, è professionale. Se un alunno ti fa una domanda, rispondi con la tua competenza da professore, e se è una domanda medica con quello che dice la medicina.
È importante che Nosiglia abbia detto “ascoltiamo l’Oms” perché in ambiente cattolico – come ha dimostrato la lezione choc della prof di religione all’istituto Pininfarina – c’è ancora chi non accetta le conclusioni scientifiche della comunità medica mondiale perché convinto che la lobby omosessuale “dirige tutto” e che quindi le convinzioni dell’Oms non sono attendibili.
L’intervento dell’arcivescovo di Torino è importante perché viene a dire che un atteggiamento come quello che ho appena descritto è in contraddizione con l’essere cattolico. Perché essere cattolico non è stare sopra le cose del mondo, fuori dalle cose del mondo, ma è stare dentro le cose del mondo col cuore e la testa liberi per amare, rispettare e accogliere. Senza questo presupposto non è “disinformazione”: è non essere cristiani.
Se non convieni con l’Oms – da medico, psichiatra, psicologo – te la giochi con l’Oms, non con il giro degli amici cattolici. Il mondo, per sapere cos’è l’omosessualità, si rivolge all’Oms. Se non sei d’accordo, parli con l’Oms col linguaggio dell’Oms e non ti chiudi nel ghetto cattolico a dire che gli altri sono questo e quest’altro ma non lo possono dire perché ci sono le lobby.
Il cattolico, proprio perché è tale, crede che Gesù è verità, e quindi non può aver paura della medesima. Perciò, con professionalità, interroga, vaglia, studia, elabora, motiva. Il cattolico – proprio perché cattolico – alle affermazioni dell’Oms, ci deve stare, perché se no, non sta nel mondo. E invece è “cattolico-universale”. Parla col mondo, quelli del mondo sono suoi simili, e non c’è cosa del mondo che non sia anche la sua.
Poi, tra le cose dette da Nosiglia, ce ne sono anche di importanti. Sono quelle che vanno sotto l’etichetta “rispetto e accoglienza”. Eccole: “Non credo che a scuola, per di più in una scuola pubblica, si debba affrontare la discussione in questo modo. Si è in un ambiente educativo, dove si forma la persona, bisogna ispirarsi a principi quali il rispetto e l’accoglienza”. E ancora: “Ognuno è libero di pensarla personalmente come crede, altra cosa però è discuterne in classe”.
Anche queste parole sono molto belle e molto forti ma, mi permetto di dire, che accogliere e rispettare sono la grammatica sottesa a ogni risposta. E a questo, in linea di principio, il mondo cattolico c’era arrivato da tempo. Ma dire “ascoltiamo l’Oms” è, per il mondo cattolico, un bel passo in avanti. Alla fine, forse, ci siamo arrivati. È brutto esserci arrivati così tardi. Ma è bello esserci arrivati.