Il corpo e la sessualità. L’uomo, la bibbia e le chiese
Conferenza tenuta da Pierre Lathuilière, sacerdote teologo, e Nicole Fabre, pastore, biblista ed esegeta, nel febbraio 2014, liberamente tradotta da Rita
Genesi 3. Con Sant’Agostino si opera una svolta nella comprensione del testo della Genesi (cf. Paul Ricœur), circa la nozione di ‘peccato originale’ – espressione che non è presente nel testo della Genesi.
La limitazione è intesa come una prova. Non ci viene il sospetto sulla bontà divina? Qui interviene un equivoco. Se Dio ci sottopone alla tentazione del male, è perché Dio non è buono.
L’uomo e la donna sentono la voce di Dio mentre camminano nel giardino: « Adamo (l’umano), dove sei?». Da questo momento nella bibbia appaiono il male ed il peccato. La parola «peccato» compare per la prima volta in Genesi 4: 1-15 con Caino e Abele: « Il peccato è accovacciato alla tua porta come una bestia».
Paradossalmente, chi ascolta la parola di Dio è Caino! Questa è la prima volta che si presenta la misconoscenza dell’altro, una doppia misconoscenza ( dell’altro e del Tutto ).
In Genesi 11: 1-9, nella « Torre di Babele», è una misconoscenza relazionale. Si dà a se stessi la propria legge ed il suo termine : siamo noi stessi la fonte della nostra unità. Il nome, è ciò che è proprio per ciascuno. La falsa unità genera multivarietà e multilinguismo.
Paolo 1Co, 20-23 sviluppa il tema cristologico « la morte è venuta da un uomo » (= umano), morte e resurrezione sono venute da « un nuovo Adamo » ( umano nel senso di uomo non di principio mascolino). Adamo e Gesù – lo spirituale è in grado di dare vita. Ma affrontiamo l’incertezza della volontà ( cfr Caino). Romani 7,15: « Quello che odio, quello faccio », siamo in complicità con il male.
Ireneo di Lione (anno 200 d.C.) difende la bontà di Dio e della materia. Perché l’uomo non è stato creato perfetto? Forse l’uomo è incompiuto.
Agostino (anno 400 d.C.) introduce la sessualità nella questione! La sessualità legata all’incertezza del volere. Per lui la concupiscenza è conseguenza del peccato. La sessualità è vergognosa, la procreazione, buona. Come conciliare le due cose? Il matrimonio è autorizzato per la procreazione, altrimenti si è nel vizio. L’atto sessuale, essendo vergognoso, fa trasmettere il peccato alla generazione successiva ( non è così per gli ortodossi).
La carne è glorificata dalla resurrezione di Cristo. Non dimentichiamo che Agostino era manicheo in gioventù. Dal momento che non è realmente libero, l’umano è un essere diviso. Siamo bloccati in una fatale passato, invece di percepire che siamo chiamati alla glorificazione.
Il tema della sessualità ci coinvolge tutti. La nudità = la bellezza è collegata con l’eternità ma, noi siamo limitati al nostro corpo. La sessualità è confusione tra dono e appropriazione. C’è una deplorevole confusione tra peccato e sessualità, rappresenta sia la vita che un gran dolore. Si può osservare che il « Cantico dei Cantici», è un inno all’amore, non alla procreazione. Dio è presente nella romantica relazione.
Nella sessualità c’è una scintilla : sia il mistero dell’alleanza sia la capacità di distruzione. Nell’enciclica « Gaudium et Spes », lo scopo del matrimonio non è solo la procreazione, ma l’unione coniugale. Giovanni Paolo II, moralista, è all’origine del ritorno a Paolo VI in Humanae Vitae.
Benedetto XVI è dogmatico, con Papa Francesco, uomo di buona novella, si assiste ad un’evoluzione della chiesa. Ora la chiesa instaura un riavvicinamento con il giudaismo, che ammette che qualcosa ci sfugge, che ha a che fare con la vita.
C’è un «piacere originale » e la nostra origine non è nel peccato!
Il Signore ci ha creato a sua somiglianza: è il «come», il «quasi», ma questo ci parla anche della nostra incompletezza. La nudità è per noi insopportabile, ne abbiamo vergogna, la nascondiamo. Dobbiamo accettare il nostro corpo, i suoi limiti, la nostra imperfezione. Dobbiamo fare un cammino di unificazione, in noi stessi e con l’altro.
Facciamo una lettura ebraica. Nel Regno c’è più né uomo né donna. Paolo non ha paura delle donne (contrariamente a quanto è stato detto), ha lavorato con loro, e ne cita diverse. Dobbiamo liberarci dal senso di colpa (legato all’istituzione?). Il senso di colpa è proprio del rapporto. Dobbiamo accettarlo, metterlo al suo posto, servirsene come di una luce che si accende per avvisarci. Il senso di colpa è spesso vissuto in relazione ad un modello, a ciò che io «dovrei» essere. Ma siamo unici. Dio si prede cura dei peccati, delle differenze. Sei figlio, tu rimani figlio.
Se pensiamo che Dio ci tolga i pidocchi dalla testa, noi siamo blasfemi. Noi immaginiamo un Dio perverso! Il vizio è quello di prendere l’altro come oggetto per sé. Errare humanum est, ma fare sempre lo stesso… Non è l’obbligo che si fa cambiare, ma la misericordia ( l’amore che viene dalla parte più profonda di noi) La colpa è una luce lampeggiante che ci chiama a lasciarci cambiare. Noi dobbiamo essere meno chiusi su noi stessi (Sal 103). Dio «sa» = Lui ama, interviene, salva Spesso l’uomo «viola» = possiede «mette le mani sopra » (Romani 1).
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Romani 1,16-2,11.
Rm 1.16 – Il vangelo mi fa uscire dalla vergogna. 18 « La rabbia di Dio si scaglia contro tutte le empietà e tutte le ingiustizie degli uomini che cancellano la verità nell’ingiustizia». Sono inescusabili quelli che pur conoscendo Dio sono fuorviati e fuorvianti.
23 «Hanno scambiato la gloria di Dio incorruttibile con le immagini rappresentanti l’uomo corruttibile, gli uccelli, i quadrupedi, i rettili» idolatria. La bramosia fa degradare il loro corpo.
25 (fulcro del testo) : « Essi hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna, adorato e servito le creature al posto del creatore.» Il grave peccato che è qui descritto è l’idolatria
29-30 Quelli che qui sono avvisati sono i « nemici di Dio », pieni di malvagità, non c’è spazio in loro per l’accoglienza ( no… no… no…)
32 Essi chiamano « bene» il male.
2,1 – Il testo ora si rivolge direttamente al lettore, « Tu ». « Tu sei imperdonabile, tu che giudichi; perché giudicando gli altri condanni te stesso visto che tu hai fatto lo stesso., tu che giudichi. » ( cfr Papa Francesco). Ciò che ci protegge dall’idolatria è di lasciare dello spazio per l’altro e per Dio.
2,13 – Non basta ascoltare la legge di Dio, bisogna metterla in pratica. Quelli che non credono in Dio ma fanno naturalmente ciò che la legge ordina, dimostrano che la legge è scritta nel loro cuore. v.17 Tu ebreo, che conosci la volontà e la legge di Dio, proprio tu non la metti in pratica! ( Paolo si mette in discussione in tutti i sensi).
23 – Tu disonori Dio trasgredendo la legge 24 – Il nome di Dio bestemmiato a causa vostra fra i gentili.
29 – La circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera.
Questo testo vale perfettamente per la mia discussione. Eliminare Dio porta all’umiliazione di se stesso e dell’altro. Dobbiamo ristabilire in noi il rispetto per Dio e per l’altro. Il cuore è la misericordia che guida il cambiamento. Il peccato fondamentale è quello di mettere Dio da parte di essere noi stessi giudici del bene e del male, per noi e per gli altri. Questo spiega il peccato all’inizio della Genesi.
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Testo originale: Manière de voir l’homme – Discours de la Bible et des Églises. Le corps et la sexualité