Si può essere gay e cristiano? Io credo di non farcela
Email inviataci da Leo risponde Gregorio Plescan, pastore valdese
Ciao, mi chiamo Leo, ho 22 anni e sono gay. Mi riesce difficile anche solo scrivere queste poche righe. Vivo in depressione, ormai, dalla scorsa estate. Per gli altri io vivo come una persona tranquilla una vita normale ma dentro muoio.
Non posso esprimere la mia omosessualità. La mia chiesa, come tutte le chiese evangeliche pentecostali, condanna l’omosessualità. Non perseguita gli omosessuali, sia chiaro, ma non accetta l’omosessualità. Io non ho scelto di essere gay..lo sono sempre stato e non sono nemmeno sicuro di volerlo essere, perché sono arrivato al punto di credere che per me non c’è e non ci sarà futuro.
Sono innamorato di una persona che non mi amerà mai…più volte ho pensato al suicidio e ci sono andato vicino. Mi trattiene solo la mia fede che lo condanna e il mio timore. So, però, che non posso continuare così. Non si può vivere in contrasto con sè stessi tutta la vita…fingendo di essere ciò che non si è. Ho davvero bisogno di una svolta..e se questa non arriva presto..credo che per me non ci sarà altra soluzione.
La risposta…
Caro Leo, lascia che apra la mia lettera con alcune parole che certamente tu hai già sentito, ma forse non hai mai pensato al fatto che Gesù le ha pronunciate proprio per te: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato” (Gv 3.16-18).
Il giudizio ci circonda, ci strangola, nessuno sembra poter vivere senza fare i conti con esso. Eppure Dio, nella vita di Gesù, ha voluto svelare il vero volto del “giudizio”: l’incapacità di vedere il nostro prossimo per quello che è, cioé un essere per cui Gesù è vissuto ed è morto in croce.
E Dio ha voluto spostare i “paletti” del giudizio, dalle opere (chi dice cos’è giusto o sbagliato? Come fa uno che non è innamorato a dire a te che il tuo essere innamorato è sbagliato?) alla fede. Se uno crede che Gesù sia l’unigenito del Padre, cioé il volto visibile di Dio, l’Emmanuele che possiamo incontrare, per lui/lei i valori del mondo diventano quelli che in realtà sono: un modo più o meno goffo e più (o meno!) misericordioso di inquadrare gli altri.
Noi evangelici – di tutte le denominazioni – spesso rimproveriamo ai cattolici di essere sottomessi alla loro chiesa, gerarchia ecc., e affermiamo che è Gesù che salva, non le regole ecclesiastiche. Però non è sufficiente conoscere la verità, se si finisce solo per applicarla agli altri: essa vale anche per noi.
La chiesa pentecostale (e valdese, e cattolica ecc.) ha le sue regole, che sono giuste, importanti, fondamentali… tutto quello che vuoi, ma rispetto alle quali la Scrittura ricorda che: “ogni cosa è un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo” (Filippesi 3:9).
E’ questo il punto: se la disciplina della tua chiesa ti sbarra il passo rispetto a quel Gesù che perdona e accompagna, allora puoi metterla tra parentesi.
Nella vita noi abbiamo un sacco di timori, ma “nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo”. (1Gv 4,1): io non ti dico che tu devi scacciarla, perché a un certo punto il dovere incatena, ma puoi farlo, perché Gesù ha liberato le persone che ha incontrato dai demoni che li incatenavano!
E’ chiaro che non puoi vivere fingendo di essere ciò che non sei – faresti infelici te stesso e le persone che incontri: ma tu sei prezioso per quel che sei, non per quello che tenti di fare per non dispiacere al pastore, agli anziani, ai loro parametri morali. Dio è morto sulla croce per salvare te e la risposta più piena che puoi dargli è “amen, Signore”.
Ti abbraccio
Gregorio Plescan, pastore valdese