Mi credevo libero, ma libero non ero
Testimonianza di M.
Ho 32 anni e già dall’età di quindici ero conscio della mia omosessualità e da allora prima “timidamente” e poi “spudoratamente” ho frequentato solo ambienti omossessuali e, lascio immaginare il modo in cui conducevo la mia vita … o almeno quella che credevo che fosse la mia vita, oggi infatti sono conscio che prima dell’incontro con LUI non vivevo ma, sopravvivevo.
Sono “uscito” da casa a 20 anni, ho lavorato prima al nord Italia ed in ultimo sono riapprodato al sud. Ed ogni volta erano nuove conoscenze, nuove amicizie, nuovi locali da frequentare ma mai nulla di stabile, come le mie relazioni sentimentali che, piano piano hanno lasciato il posto solo ad incontri sessuali, sia etero che omo e naturalmente alcool (troppo) e stupefacenti.
Il mio fine settimana cominciava il venerdì intorno alle 19:00 cocktails – aperitivo, cena, cocktails after – dinner, discoteca cocktails a go – go, ritorno a casa verso le 05:00 di sabato e sveglia almeno alle 18:00 per ripercorrere le stesse tappe, con la stessa gente e negli stessi luoghi, la DOMENICA per logica conseguenza ero completamente stordito almeno fino alle 20:00.
Rincorrevo il divertimento ad ogni costo, mi credevo libero ma, libero non lo ero mai stato veramente, facevo tutto quello che i miei amici anzi … facevo tutto quello che “la gente che stava intorno a me” si aspettava che facessi l’importante era per me che fossi divertente, ben vestito e disinibito.
Ed in mezzo a questo bel quadretto si può ben capire che tipo di sessualità vivevo, non potevo tornare a casa senza aver concluso niente “la gente che stava intorno a me” si aspettava questo ed io dovevo farlo. Anche solo un bacio in mezzo alla pista con il primo che mi guardava e naturalmente davanti a tutti, era il minimo contrattuale che si aspettavano da me.
Lo scorso anno, per fare un dispetto ad un ragazzo che mi ero già portato a letto più di una volta e che aveva rifiutato un mio invito a casa (dato che io volevo solo sesso e lui una relazione) ho pensato bene di fargliela pagare portando scompiglio nella sua comitiva, così ho cominciato a frequentare quello che era il suo migliore amico, un ragazzo di appena 23 anni, al quale avevo capito di interessare, abbiamo cominciato a fare coppia e l’amicizia tra i due è naturalmente andata in frantumi, ed io ero soddisfatto.
Sapendo con chi aveva a che fare, sapeva che mai e poi mai gli avrei detto di amarlo. Tuttavia, piano piano, cominciavo ad abituarmi all’idea di una coppia “stabile” … la stabilità che non avevo mai avuto, in un certo senso cominciavo a sentirmi meglio.
Il tempo passa e una mattina mi telefona piangendo, ha scoperto di essere siero – positivo all’ H.I.V. Quello che ho provato in quell’istante non posso descrivertelo, sentivo proprio la terra che mi mancava sotto i piedi, credevo di fluttuare nell’aria, mi sentivo completamente svuotato, mi sentivo debole, indifeso e solo io che fino a prima che squillasse il mio cellulare mi consideravo padrone della mia vita, non ero padrone di nulla. La cosa che più di tutte mi terrorizzava era il dubbio, anzi la certezza che avevo di essere stato io ad infettarlo.
Infatti, in più di quindici anni, non avevo mai usato il preservativo credendo forse che non sarebbe mai toccato a me trovarmi faccia a faccia con l’ H.I.V. ed invece lui era dinnanzi a me dentro gli occhi terrorizzati ed in lacrime di un ragazzo di appena ventitrè anni. Ero in ferie ed oltre al terrore, allo sconforto che provavo non ricordo nulla fino ad una mattina che più tardi appresi essere “il mercoledì delle ceneri”.
Era mattina presto stavo rientrando a casa dalla quale dovevo essere uscito che non erano ancora le cinque, forse non ricordo più con certezza, ma credo che avevo anche meditato il pensiero di prendere la macchina e gettarmi da un cavalcavia dell’autostrada.
Pensavo di aver rovinato la vita di quel ragazzo, pensavo ai mie genitori ed a mia sorella che mi avrebbero visto morire nel peggiore dei modi, pensavo ai suoi genitori, bravissime persone. Era la prima volta in vita mia che non pensavo a me stesso, non mi importava delle sofferenze che avrei dovuto patire, il mio cuore letteralmente mi faceva male al pensiero che tanta gente avrebbe sofferto per colpa mia.
Tornavo a casa, e forse mi sarei ucciso, quando ho visto una chiesa aperta e sono entrato. Poca gente a quell’ora erano più i frati indaffarati a distridìbuire dei libretti ai fedeli ed io seduto in disparte intento a guardare il CROCIFISSO e pensavo a quanto male aveva sofferto GESU’ ed al dolore provato da MARIA vedendo suo FIGLIO inchiodato su quel legno … era assurdo ma dinnanzi a tanto dolore sentivo il mio lenirsi. Mi si avvicina a questo punto uno dei frati e porgendomi uno di quei libretti mi chiede se ero disposto a leggere le antifone …
Posso immaginare che tipo di espressione smarrita devo aver fatto rivolgendo lo sguardo a quel frate, io che non ricordavo più come si faceva il segno della CROCE mi ritrovai con quello che scoprì chiamarsi un breviario in mano.
Stavo per dirgli che non potevo leggere le, per me misteriose, antifone perché non sapevo da dove cominciare, ma non ebbi il tempo di spiccicare una parola che lui mi disse NON TI PREOCCUPARE, anche oggi ripensando a quel istante un brivido mi percorre la schiena, fu lo SPIRITO SANTO che gli mise in bocca quelle tre parole … ed io non mi preoccupai.
Dopo partecipai naturalmente alla SANTA MESSA e per la prima volta in vita mia chinai il capo e ricevetti le ceneri ricevendo l’invito di covertirmi e credere al VANGELO.
Mi trovavo nel deserto e mi ero dissetato con le dolci e fresche acque di DIO e non volevo più allontanarmi da quella fonte, pertanto, mi sono isolato da tutti e da tutto quello che mi aveva tenuto lontano per tutta la mia vita da DIO e dal VANGELO.
Da quel giorno la mia lettura è stata la BIBBIA che non avevo mai neppure visto, ho cominciato a partecipare alla SANTA MESSA quasi ogni giorno, a recitare con le vecchiette il SANTO ROSARIO, non mi sono perso neppure una VIA CRUCIS durante la QUARESIMA e le antifone alle LODI ed ai VESPRI non erano più un mistero per me.
Passa qualche mese dall’ultimo rapporto sessuale, trovo finalmente il coraggio di andare a fare il test risultato NEGATIVO … per l’innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento, ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede, così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù, questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io.
In estate ho partecipato ad un’ESPERIENZA SPIRITUALE credendo in cuor mio di ringraziare e saldare il conto con GESU’. Ma, il conto è rimasto aperto ed io mi sono sentito più indegno di prima della SUA misericordia.
Ho provato una felicità incontenibile portando in giro di tappa in tappa la PAROLA del VANGELO cantando inni al SIGNORE la sera nelle piazze dei comuni delle Parrocchie che ci ospitavano, vedere la gente e tanti giovani che si avvicinavano a noi era bellissimo.
Poi, ritrovarmi nei luoghi di SAN FRANCESCO e di SANTA CHIARA mi ha letteralmente sconvolto, il solo pensiero del loro esempio mi commuove anche in questo momento. Le lacrime che ho versato dinnanzi al CROCIFISSO DI SAN DAMIANO, alla PORZIUNCOLA e sulla tomba di SAN FRANCESCO mi hanno liberato e sollevato ma, allo stesso tempo mi hanno fatto capire che essere un buon cristiano non è solo partecipare alla SANTA MESSA. Torno rinnovato.
Il mio Parroco – scherzando si intende – dice che questa esperienza spirituale mi ha fatto male dato che adesso trova che rido o sorrido sempre … boh!
Lui purtroppo non è al corrente di come io abbia riacquistato la gioia di vivere e del ruolo che ha avuto lui, dato che quelle famose parole la quella mattina delle Ceneri fu lui proprio a pronunciarle. Gli ultimi esami che ho fatto ad agosto per conferma dei primi, ad oltre sei mesi anche questi NEGATIVI.
Credevo di essere totalmente libero dalle mie schiavitù, “eravamo morti a causa del peccato ed incapaci di accostarci al PADRE”. E sia ben inteso che per “peccato” intendo, come già detto, tutto quello che mi teneva lontano da LUI e non certo la mia condizione di omosessuale.
Quello che oggi non mi perdonerò mai sono le tante domeniche (pratiamente tutte) trascorse a letto stordito dai week-end, piuttosto che l’aver cercato il calore di un corpo maschile, questo in verità avvenuto troppo spesso in maniera disordinata.
Riconciliarmi con DIO mi ha permesso di tirare via il chiodo del mio peccato, ma il buco è rimasto, ed è sempre lì ad osservarmi ed a farmi da ammonimento.
Non ho provato a farne parola con nessuno dei componenti la parrocchia che adesso frequento poichè non voglio portare scompiglio, non li conosco benissimo, ma ho l’impressione che si rifugierebbero dietro parole e frasi di circostanza del tipo “Dio ti ama come sei” pensando poi contemporanemanete nel loro animo “stammi lontano dannato sodomita”.
Girovagando su internet ho visto che esistono già da anni gruppi organizzati anche guidati da sacerdoti, ma qui credo siamo ben lontani da questa meta, ma nulla può impedire che questo avvenga anche nella mia città.