Come le varie chiese discutono dell’omosessualità
Articolo di Bernadette Sauvaget tratto da Réforme n°3157 del 5 gennaio 2005, tradotto da Domenico Afiero
Imbarazzo generale. Il problema dei rapporti tra le istituzioni religiose e la società civile è emblematico. Un problema che agita ogni Chiesa, vuoi quelle protestanti vuoi quella cattolica, è se chi si dichiara apertamente di essere omosessuale può essere ordinata pastore, prete o vescovo? Le Chiese devono o possono benedire le unioni tra gay?
La rivoluzione sessuale degli anni ’60, la liberalizzazione dei costumi e l’evoluzione delle legislazioni civili, negli ultimi anni, hanno messo alle strette le varie Chiese.
Dopo i Paesi Bassi, il Belgio e il Canada, è la volta della Spagna e della Gran Bretagna che, nel 2005, ha riconosciuto legalmente le unioni omosessuali.
Negli anni ’70, il divorzio e l’aborto hanno acceso un forte dibattito. I confini di pensiero, all’interno delle varie confessioni cristiane, sono relativamente netti. La Chiesa cattolica vi si oppone, mentre le Chiese della Riforma, cioè quelle luterane e quelle riformate, si mostrano “più moderne”. La Chiesa evangelica, in tutte le sue varianti, fa invece della lotta contro l’aborto uno dei suoi principali cavalli di battaglia. Ma i diritti delle minoranze omosessuali, invece, allargano il divario all’interno di ciascuna istituzione.
L’implosione anglicana. Dall’inizio di questo decennio, gli Stati Uniti ed il Canada sono il teatro principale di questi scontri di pensiero. Così, la lotta di una donna pastore metodista statunitense contro la sua Chiesa è stata ampiamente trasformata in evento mediatico.
Nel 2003, Elisabeth Stroud rivela ufficialmente di avere una storia d’amore lesbica. Da questo momento in poi, la Chiesa Metodista Unita, che rifiuta di ordinare persone manifestamente omosessuali, vuole destituirla.
Il 31 ottobre 2005, per giungere alla fine di questa storia, le istanze interne della Chiesa Metodista Unita confermano la destituzione.
La Chiesa di Dio Unita (ndt vicina alla ERF, acronimo di Eglise Réformée de France ovvero della Chiesa Riformata di Francia), con 1,3 milioni di fedeli approva, dal canto suo, a grande maggioranza durante il sinodo generale del luglio (2005), una risoluzione favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Prima del voto, gli “oppositori” di questa risoluzione hanno espresso fermamente il loro disappunto.
Negli Stati Uniti , la nomina nel 2002 di un vescovo manifestamente omosessuale, Gene Robinson, ha spinto la comunità anglicana sull’orlo dell’implosione. Dal canto suo, la Federazione luterana mondiale, per timore di uno scisma interno e, quindi, per prudenza, ha creato nel 2004 una commissione su questa faccenda. Tuttavia, la Chiesa luterana di Svezia ha deciso, lo scorso ottobre (2005), che avrebbe benedetto le coppie gay.
In Gran Bretagna, nel 2005, l’istituzione dell’unione civile omosessuale ha ampliato ancora di di più la frattura nella gerarchia anglicana. L’autorità spirituale dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, è infatti, sempre più contestata.
Una lettera resa pubblica a metà novembre, firmata da una quindicina di responsabili anglicani del mondo intero, rimproverava fermamente Rowan Williams di lassismo. La Chiesa d’Inghilterra ha autorizzato, infatti, i preti anglicani gay che vivono in coppia, purché rimangano casti, a registrare civilmente la loro unione. Il primate della Chiesa anglicana della Nigeria, Peter Akinola, ha preso la guida della fronda , trascinandosi dietro la maggioranza dei paesi del Sud del mondo.
Una direttiva del Vaticano. Anche all’interno del cattolicesimo il dibattito diventa sempre più vivo. Una direttiva del Vaticano, attesa da lunghi mesi, ha precisato a novembre (2050) la politica di reclutamento della Chiesa cattolica romana.
Questa direttiva, lasciando comunque un margine di manovra ai responsabili dei seminari e degli ordini religiosi, limita nettamente l’accesso dei gay al sacerdozio. La Santa Sede considera che un orientamento omosessuale, specialmente se dichiarato, può creare delle difficoltà nelle relazioni interpersonali.
Le risposte a questa direttiva sono state delle petizioni online in Italia e delle manifestazioni negli Stati Uniti. Ma all’interno della Chiesa di Roma, senza che questo sia indicato in maniera chiara nel predetto documento, si teme soprattutto la diffusione di una cultura omosessuale tra il clero cattolico, specie negli Stati Uniti. Negli ultimi anni, parecchie inchieste hanno rivelato un numero spropositato di omosessuali tra religiosi e preti americani.
Una personalità molto apprezzata dai francesi, l’Abbé Pierre, da franco tiratore, ha dato il suo contributo al dibattito. In un piccolo volume di meditazioni diventato un best-seller, Mio Dio…perché? (Garzanti Editore), il prete cattolico mostra il suo liberalismo morale.
Lui non è a priori opposto a una forma di unione omosessuale. Ma questa unione non bisognerebbe chiamarla “matrimonio”, ma piuttosto “unione” per non creare, sempre secondo l’abate, confusione. Quanto all’adozione di bambini da parte di coppie gay, il religioso si riserva di dare una risposta , chiedendo di valutare a lungo tempo le incidenze di tale scelta.
Le Chiese luterane e riformate, in Francia, hanno accantonato questo problema. Ma una cosa è certa: prima o poi ritornerà ad essere argomento di discussione.
Evangelici: la “grande” paura?
Autunno 2004. Negli Stati Uniti, la rielezione di George W. Bush alla Casa Bianca lancia il dibattito sul crescente peso (reale o supposto) della destra religiosa americana quale alleata di un presidente “born again” (ndt rinato, in inglese nell’originale), un alcolizzato pentito, che non teme di ostentare la sua fede. Gli evangelici, senza distinzione, al contempo, sono tutti sospettati di essere fondamentalisti che minaccerebbero – tra l’altro – il liberalismo morale delle società occidentali.
Il semplicismo mediatico ha certamente incoraggiato una certa confusione. Comunque, su scala planetaria, l’ala “pentecostale” del protestantesimo evangelico segna innegabilmente alcuni punti. Grazie al suo zelo evangelizzatore, quest’ala ha stabilito solidi bastioni in America latina ed in Africa. L’Asia ed il mondo musulmano costituiscono ormai i suoi prossimi obiettivi di conquista.
In Francia, ci si interessa sempre più alla vitalità delle Chiese d’emigrazione, specie quelle africane, particolarmente attive nelle periferie. Questo successo interroga le grandi istituzioni religiose che sembrano talvolta logore. Quali sono le ricette per questa vitalità? Il calore di piccole comunità, una semplicità liturgica, l’entusiasmo dei nuovi convertiti, l’uso efficace di tecniche di vendita, di reti transnazionali che delineano tratti di una nuova cristianità e l’impiego di nuovi mezzi di comunicazione come internet.
Noto per la sua lotta contro le sette religiose, il sindaco di Montreuil (Seine-Saint-Denis), Jean-Pierre Brard, accese la polemica effettuando, nel febbraio 2005 , controlli di sicurezza in quattro chiese del suo comune. La Federazione protestante della Francia (FPF), attraverso il suo presidente ,Jean-Arnold de Clermont, difese queste comunità cristiane e denunciò alla giustizia l’iniziativa del sindaco di Montreuil.
Tuttavia, l’ondata pentecostale, iniziata negli anni ’70, scombussola ormai la geopolitica religiosa. Sconvolta in America del sud, la Chiesa cattolica romana si interroga. Il cardinale brasiliano Claudio Humes, una delle grandi figure del cattolicesimo latino-americano, attira pubblicamente l’attenzione del sinodo dei vescovi, riunitosi a Roma in autunno, su questo problema.
All’interno del protestantesimo, nuovi dibattiti prendono avvio. Gli evangelici sono tutti protestanti? L’accento messo sui miracoli e sulle guarigioni, talvolta, pone degli interrogativi. Ci si chiede: dopo aver incarnato una versione moderna del cristianesimo, il protestantesimo, assimilato sempre più a questa tendenza pentecostale, rischia di perdere credibilità?
Articolo originale: L’homosexualité en débat par Bernadette Sauvaget