Pietre di scarto? Ma noi cosa facciamo quando il mondo esclude
Riflessioni della pastora Caterina Dupré pronunciate alla Veglia per le vittime dell’omofobia tenutasi a Padova nella Chiesa di Santa Caterina il 4 aprile 2008
… in un mondo che dei suoi scarti e rifiuti non sa cosa fare se non montagne che avvelenano un’intera regione o interi continenti; in un mondo sempre pronto a scartare, buttare, eliminare tutto ciò che non è più di moda, non è all’altezza, non è pienamente utile; in un mondo che finisce per trattare l’umanità stessa, così come gestisce i suoi rifiuti, questo mondo è chiamato in giudizio dalla parola che oggi abbiamo riascoltato; una parola che ricorre almeno cinque volte nella scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare” ed è il Signore che ha fatto questo, che ha riconosciuto nella pietra scartata dagli esperti, la pietra su cui l’edificio è edificato e trova il suo fondamento. E questa è cosa meravigliosa agli occhi nostri.
E quante sono le pietre scartate dalla storia, scartate da questo mondo, che in ogni tempo ha sparato il suo giudizio e prodotto la sua esclusione. E quanti si sono riconosciuti in questa parola, pietre scartate dal potere politico e religioso di ogni tempo?
Ma una è la pietra scartata per eccellenza, la pietra posta a fondamento di tutto l’edificio, la pietra su cui ogni altra pietra è posta e edificata: il Cristo, scartato e ucciso, e risuscitato e glorificato, posto a fondamento della salvezza dell’umanità intera da Dio Padre.
Quel Cristo pronuncia queste parole in un momento in cui aveva scatenato grande agitazione, poco dopo il suo ingresso anomalo a Gerusalemme, la cacciata dei mercanti dal tempio, quando i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo gli chiedono con quale autorità egli fa queste cose.
Quale autorità? L’autorità inconcepibile e spiazzante della pietra di scarto. Che non è un’autorità evidente, che è l’autorità degli esclusi di ogni tempo, un autorità che soffre ingiustizie e rifiuto. E se anche in quel momento la folla lo osanna, tanto che avevano paura di prenderlo perché la folla lo riteneva un profeta, quanto durerà questo “successo”? Poco dopo la pietra verrà scartata, rifiutata, il Cristo verrà condannato e ucciso.
Ma prima di ciò egli ricorda ai suoi oppositori che è in ciò che gli esperti del sacro e i potenti del mondo vedono uno scarto che Dio riconosce l’elemento fondante della sua opera nel mondo.
In particolare Gesù pronuncia queste parole dopo aver raccontato la parabola dei malvagi vignaiuoli, di quelli a cui era stata affidata una vigna ma che di questa avevano fatto la loro personale proprietà in cui comandare e dettare legge dimenticando chi è il vero Signore della vigna, anzi schernendo, insultando, maltrattando i suoi inviati e infine uccidendo il suo stesso figlio. Ecco dunque a cosa si riferisce quando dice Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a gente che ne faccia i frutti.
Quando gli chiedono con quale autorità egli parla e rompe gli schemi egli risponde mettendo in questione la loro autorità, che è quella di chi crede di poter giudicare e scartare, che si fa forte di una supposta autorevolezza divina, credendosi il vero interprete della legge di Dio, non riconoscendo che il Dio d’Israele, che ha liberato un popolo schiavo e ha istituito il suo patto con la più piccola delle nazioni, è il Dio che sta dalla parte degli esclusi e non da quella del potere e della morale comune.
Cari fratelli, care sorelle, io non ho dubbi, confesso un Dio che accoglie senza riserve i suoi figli e figlie omosessuali, e che giudicherà quanti discriminano, insultano, feriscono o addirittura uccidono uomini e donne “colpevoli” di avere un orientamento sessuale che non rientra nei parametri della morale comune…
Però oggi in particolare, alla luce di questa parola potente vorrei che innanzitutto noi tutti e tutte ci chiedessimo NOI da che parte stiamo veramente?
Siamo davvero nel corteo che ha accolto con spontaneità quel Gesù di Nazareth che parla di ben altri cammini, questo Messia venuto dalla campagna, dalla periferia del paese, così lontano e diverso da quel potere religioso e politico che a Gerusalemme sfoggia tutto il suo sfarzo e la sua potenza? Questo Messia venuto senza schiere di angeli e senza eserciti? E se siamo in quel corteo, fino a quando lo seguiamo?
Siamo certi che non lo seguiremo solo fino a quando non ci renderemo conto che egli non è la nostra carta d’accesso alle stanze del potere, ai luoghi dell’inclusione di questo mondo? Abbiamo veramente ascoltato questa parola che ci ricorda che la pietra angolare, quella su cui poggia l’intero edificio è proprio quella che era stata scartata dagli esperti?
Siamo pronti a fare parte di questo edificio fino in fondo? Mi spiego meglio. Oggi siamo qui, questa sera, siamo insieme di nuovo per ricordare e denunciare l’esclusione che ferisce la nostra umanità, lì dove per il proprio orientamento sessuale ancora si muore, si finisce in carcere, si perde il lavoro o le amicizie, si è continuamente additati e giudicati, si è costretti a giustificarsi e difendersi per il fatto che si è quello che si è…
Siamo qui, omosessuali e eterosessuali, insieme, in preghiera solidale per chiedere a Dio che egli conceda alle vittime la forza di resistere e agli oppressori la luce che apre gli occhi e il cuore; per chiedere per tutti noi la forza per continuare a testimoniare la nostra fede in un Dio inclusivo…
Eppure, se anche vivo della fede assoluta che Dio ascolta le nostre preghiere e risponde, non mi faccio illusioni sul fatto che se anche vedremo cose cambiare e crescere la tolleranza e il vero rispetto per le persone omosessuali, gli esclusi non ci mancheranno mai; questo mondo sempre solo capace di generare giudizi che scartano e mai altrettanto capace di imparare uno sguardo che include e che riconosce in ogni elemento della creazione e dell’umanità un piccolo grande tesoro, questo mondo escluderà e scarterà sempre le sue pietre e per questo la mia domanda è: noi da che parte stiamo?
Cosa cerchiamo? Il riconoscimento di questo mondo, per entrare a far parte di quel sistema di potere, che attraverso la religione e la morale decide chi sta dentro e chi sta fuori? O cerchiamo qual è il nostro compito e la nostra possibilità di portare frutto, proprio essendo fondati sulla pietra scartata per eccellenza?
Fratelli e sorelle omosessuali io mi auguro che la sofferenza e la fatica per l’esclusione, o per il nascondimento, che quotidianamente vivete, non si trasformi mai in voi in astio e rancore; né in chiusura e rifiuto, ma diventi invece, in virtù della promessa che è per voi, che Dio è dalla parte degli esclusi di ogni tempo e che è sulla pietra angolare di Cristo che voi venite edificati come un magnifico edificio spirituale, che in virtù di questa promessa che la vostra sofferenza diventi invece la forza della vostra testimonianza di un Regno di amore e solidarietà di cui siete chiamati a portare i frutti.
Io sono un’eterosessuale, che non ha mai subito alcuna discriminazione per il suo orientamento sessuale e forse potrete pensare che è facile per me parlare e certamente ciò è vero… ma penso a quella che è la mia condizione per esempio di protestante in Italia, parte di una minoranza in questo paese che viene ancora oggi discriminata, insultata e presa in giro.
Fin dall’infanzia ho dovuto sempre giustificare la mia diversità, ho dovuto sentirmi dire che ero “strana”, lontana dalla verità, nata nell’errore, o per lo meno fuori posto in Italia… ma se c’è qualcosa che il mio essere protestante italiana mi ha veramente insegnato è stato l’imparare a riconoscere la forza degli esclusi e la solidarietà. Ho imparato che è questa la parte dove voglio stare anche se non sarà mai la parte vincente secondo i canoni del mondo.
Gesù racconta una parabola che ricorda che l’autorità di cui lui è rivestito non è quella che si impone con la forza, e i prepotenti e gli ingiusti possono schiacciarla e distruggerla, ma la sua autorità è data dal riconoscimento che Dio ne fa, e quel riconoscimento nessuno può metterlo in discussione…
Gesù citando queste parole del Salmo 118 ricorda a quelli che lo ascoltavano e giudicavano e così a tutti noi, che quella metafora della pietra scartata, in cui si era riconosciuto Israele, in cui poi si è riconosciuta la chiesa, è sempre ancora lì a metterci in questione.
Parola di speranza solo se rimane anche un monito, solo se ci ricorda costantemente da che parte stiamo, se davvero siamo pronti a seguire un Cristo che rimane sempre lontano dai poteri forti di questo mondo e che ci chiama a seguirlo non con potenza, ma prendendo su di noi la nostra croce.
Solo se sapremo con Cristo rimanere dalla parte degli esclusi allora quella pietra sarà per noi fondamento e mai pietra d’inciampo.