Le parole della Bibbia: Apololós – perduto
Testo di Annamaria Fabri, tratto da Castello7 del 4 novembre 2007
Apololós (perire, rovinarsi, perdersi essere annientato) fa parte di una famiglia di vocaboli che esprimono sempre un danno, uno smarrirsi e anche la fine dell’esistenza umana. Nei vangeli si usano questi vocaboli per indicare ciò che verrà salvato dalla presenza del Figlio dell’uomo il quale «è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto» (Luca 19,10) perché non può perdere gli uomini che il Padre gli ha affidato (Giov. 6,39).
La missione del Cristo è quindi quella di evitare la distruzione di ciò che è nel mondo e soprattutto la definitiva perdita dell’umanità che attraverso il peccato corre il rischio della perdizione e dell’annientamento (Giov. 3,16).
Apololós è participio passato del verbo apollymai che in greco significa perire, rovinarsi, perdersi essere annientato. Questo verbo fa parte di una famiglia di vocaboli che esprimono sempre un danno, uno smarrirsi e anche la fine dell’esistenza umana, perdere e perdersi per sempre.
Nella bibbia greca, detta dei LXX, questo verbo e i suoi derivati arrivano a significare, specie negli scritti più tardi, una situazione definitiva di rovina (Prov. 15,11) in rapporto al regno degli inferi (Ade) (cfr. anche “il figlio della perdizione” di 2 Tess. 2,3).
Nel nuovo testamento il verbo e il suo sostantivo (perdizione) compaiono rispettivamente 90 e 18 volte . Si passa da un significato generico di perdere la vita (Luca 17,33) o in senso più largo mandare in rovina come minaccia di fare il padrone della vigna in Marco 12,9 o come pensano di fare a Gesù i suoi nemici (cfr. Marco 3,6). Perdizione sarà anche la fine escatologica che suona come una minaccia di distruzione (cfr. Luca 17,26-29).
Nei vangeli si usano questi vocaboli per indicare ciò che verrà salvato dalla presenza del Figlio dell’uomo il quale «è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto» (Luca 19,10) perché non può perdere gli uomini che il Padre gli ha affidato (Giov. 6,39).
La missione del Cristo è quindi quella di evitare la distruzione di ciò che è nel mondo e soprattutto la definitiva perdita dell’umanità che attraverso il peccato corre il rischio della perdizione e dell’annientamento (Giov. 3,16).