Il segreto del poeta ottocentesco Girolamo De Rada. Un amore negato
Riflessioni di Vincenzo Belmonte
La storia che racconto risale all’Ottocento. Nel Collegio arbërèsh (italo-albanese) di Sant’Adriano a San Demetrio Corone (Cosenza) Girolamo De Rada (1814 – 1903), orfano di madre dall’età di undici anni e figlio di un sacerdote cattolico di rito bizantino, si innamora di un compagno, Raffaele Zagarese.
Come da copione, il veto del padre e i frizzi della gente trasformano la sua vita in una lunga, dolorosa finzione. Fin qui nulla di eccezionale. Se non che Girolamo è poeta e nelle innumerevoli opere dissemina tracce, abilmente nascoste, del suo malessere, utilizzando come controfigure personaggi fantastici.
In primo luogo Serafina Topìa: “Come in sogno notturno / Serafina infelice / dimentica l’ira del padre / se guarda le stelle / sovrastanti i paesi / e scorge nel mezzo, / da nord a sud, / sparsa la veste / vermiglia di Dio. / Le sue pene si calmano / nella vigile attesa / dell’altra vita, la vera, / dove l’amore non ha da nascondersi, / dove riavrà il ragazzo perduto”.
Una piena confessione, sia pure in codice, è contenuta nella novella romantica Adine (terzo canto delle Storie d’Albania), composta nel 1837. La relazione tra Girolamo e Raffaele è trasferita alla fine del Quattrocento in un monastero di Giànnina (Grecia) dove si incontrano Adine e Stanisa, “due fiammelle / della stessa lucerna”, destinate a morire d’amore.
In soprendente anticipo sui tempi il De Rada non considera peccaminosa l’attrazione omosessuale, anzi la giustifica ritenendola ispirata da Dio. Così infatti commenta l’innamoramento delle due ragazze: “Dalla pietra, ove Dio la dischiuda, / erompe sorgente… / Amore, tu fuoco non sei / che dall’uomo provenga, / come da lui non è il giorno, / ma un Padre insieme vi accese / onde per voi si accostassero / i figli per cui fece il mondo”.
Stanisa definisce il suo amore “grande come il divino nei cieli”, ben diverso dagli amori regolari “di tante pallide larve ammirate / dalle madri”.
Inspiegabilmente la novella, pubblicata a Napoli nel 1847 e poi di nuovo l’anno seguente, nonostante la sua carica rivoluzionaria passò indenne attraverso le maglie della censura borbonica.
Dopo lunghe tergiversazioni il poeta cedette alle insistenze dei congiunti, si sposò ed ebbe quattro figli, rientrando apparentemente nell’alveo della “normalità”, anche per mettere a tacere le voci malevole.
Ma certe voci interiori continuavano a ricordargli il livello assoluto del sentimento provato per Raffaele. Nel 1898, a 84 anni, appena l’ultimo familiare gli fu sottratto dalla morte, Girolamo, ormai vecchio e solo, sentì il bisogno di gridare al mondo, nell’Autobiografia, la sua felicità per quell’amore giovanile che adesso, più che mai, gli appariva come dono divino.
L’Opera Omnia del De Rada, prevista in 12 volumi, è in corso di pubblicazione presso l’editore Rubbettino, sotto la direzione del prof. Francesco Altimari dell’Università della Calabria.
Per approfondire: Il segreto del De Rada. Lettura critica dell’opera di Girolamo De Rada del prof. Vincenzo Belmonte (File Pdf)