I gay e l’essere comunità: un nome laico per chiesa
Riflessioni di Stefano Ventura
La religione solitamente produce un gruppo. Tuttavia non tutti i gruppi sono comunità. Una comunità infatti è un gruppo in cui i membri entrano donando.
Ecco perché il movimento gay è comunità quando si mobilita, quando i singoli donano il loro tempo, le loro energie, i loro soldi, le loro facce, le loro vite. Sono tutti moti di costruzione di qualcosa che ciascuno identifica come un “bene”, dal suo limitato, singolare, unico e ricchissimo punto di vista. Ma questo oggi è un punto critico, anche per i gruppi di gay credenti.
A rigor di logica un gay credente è una persona religiosa. Come sappiamo bene, ma è comunque utile ricordare, la parola “religione” discende direttamente dal latino “religio” la cui etimologia si rifà al legare assieme: gli uomini tra di loro, gli uomini e la divinità – lasciandoci andare al gioco dei significati potremmo dire “tenere insieme la realtà”.
Ora, sempre restando sulla nuda logica, è evidente che tenere insieme degli uomini produce quello che si chiama gruppo: la religione solitamente produce un gruppo. Tuttavia non tutti i gruppi sono comunità.
Se come me, avete il gusto per le etimologie, e per gli affascinati giochi di riverberi che si possono costruire su una sola parola, diciamo che “comunità” sembra derivare dalle parole latine “cum munus” – con un dono: una comunità è un gruppo in cui i membri entrano donando.
Quando parliamo di “comunità GLBT (gay,lesbica, bisex e trans)” è evidente che stiamo dicendo qualcosa di più di movimento, qualcosa di più di gruppo – stiamo riferendoci ad un gruppo di persone che donano, si richiamano alla gratuità di un atto che le fa uscire da sé per costruire qualcosa di più grande si sé – che costruiscono assieme.
Ecco perché il movimento è comunità quando si mobilità, quando i singoli donano il loro tempo, le loro energie, i loro soldi, le loro facce, le loro vite. Sono tutti moti di costruzione di qualcosa che ciascuno identifica come un “bene”, dal suo limitato, singolare, unico e ricchissimo punto di vista.
Ora da sempre il cristianesimo, l’ebraismo, l’islam, il buddhismo e molte altre religioni conoscono questa evidenza antropologica, su cui nessuno può rivendicare diritti particolari: gli uomini sono animali comunitari – vivono e crescono in relazione reciproca…
Si da però il caso che i gruppi gay credenti non facciano tesoro di quella che dovrebbe essere una bimillenaria o addirittura plurimillenaria esperienza in fatto di comunità (penso all’ebraismo), i suoi meccanismi, le sue condizioni, ma se ne stiano per lo più silenziose in contemplativa attesa, senza elaborare un pensiero critico e propositivo circa questa importante dimensione.