La chiesa cattolica e le persone omosessuali. Un cammino da costruire
Riflessioni di Mauro Castagnaro
Da circa 10 anni – cioè dalla preparazione del Convegno nazionale “Le persone omosessuali nella Chiesa. Problemi, percorsi, prospettive”, svoltosi a Milano nel 1999 e poi sfociato nel libro Il posto dell’altro – mi occupo del rapporto tra gay, lesbiche, bisessuali, transgender e Chiese, specie quella cattolica cui appartengo, e seguo i gruppi di omosessuali credenti italiani.
Per valutare che cosa sia cambiato in questo decennio in Italia, mi pare si debba distinguere, prima di tutto, tra le Chiese evangeliche e quella cattolica (in quelle ortodosse, ancora in fase di strutturazione in Italia, il tema non pare essere oggetto di dibattito).
Nelle prime si riproducono le differenze esistenti tra le diverse denominazioni sul piano internazionale, con le Chiese protestanti storiche, impegnate in un cammino “inclusivo” (basti pensare al rafforzamento della Refo, alle pubblicazioni della Claudiana fino al documento approvato dall’ultima Assemblea-Sinodo battista, metodista e valdese nel 2007), e quelle evangelicali, ancorate a un giudizio negativo dell’omosessualità e alla convinzione della sua superabilità (v. il testo “Omosessualità: un approccio evangelico” approvato nel 2003 dall’Alleanza evangelica italiana).
Quanto alla Chiesa cattolica, va sempre tenuto conto della particolare situazione in cui si trova l’Italia, la quale, ospitando la sede di Pietro e la Curia romana, subisce in maniera più diretta gli echi e le ricadute degli interventi di un Magistero universale che negli ultimi anni è insistentemente intervenuto su questioni riconducibili al tema della “omosessualità” con orientamenti restrittivi e vincolanti tanto sul piano ecclesiale (v. l’Istruzione della Congregazione per l’educazione cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli ordini sacri del 2005) quanto su quello civile (v. la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica e le Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, entrambe pubblicate nel 2003 dalla Congregazione per la dottrina della fede).
In questo contesto, articolerei il giudizio sulla Chiesa italiana su quattro livelli:
1. i gruppi di omosessuali credenti: mi pare abbiano conservato le debolezze tipiche delle realtà di base autorganizzate. Quindi alcuni sono nati e altri sono venuti meno, alcuni hanno ridotto le proprie attività e altri le hanno incrementate, ecc. Le novità positive sono state l’iniziativa delle “Veglie contro l’omofobia” e la nascita del portale Gionata, che hanno aperto nuovi spazi, quella negativa la fine del Coordinamento nazionale, che aveva costituito il tentativo (a mio parere fondamentale) di proporsi alla società e alla Chiesa con un interlocutore autorevole e rappresentativo.
Il fatto però che i gruppi non abbiano ceduto alla tentazione di “lasciar perdere” nonostante le parole e i gesti di chiusura (v. il “caso” Barbero), di cui, in modo a tratti “martellante”, gli omosessuali sono stati fatti oggetto dalle autorità ecclesiastiche rappresenta una testimonianza ammirevole della tenacia e della fede di queste/i cristiane/i;
2. i teologi: su questo piano la situazione è desolante. Nessuno osa più scrivere nulla e gli ultimi testi pubblicati risalgono all’inizio del decennio (v. Enrico Chiavacci, Omosessualità e morale cristiana: cercare ancora, in Vivens Homo – 2000);
3. l’azione pastorale: qualche timido passo avanti si è registrato con l’apertura di un confronto tra gruppi di omosessuali credenti e uffici pastorali in alcune diocesi (Torino, Cremona, Padova, Parma, ecc.), che a volte hanno anche avviato, pur tra mille prudenze, proprie iniziative di accompagnamento.
A ciò ha contribuito il lavoro del Gruppo di studio sulla pastorale con le persone omosessuali (2003-2004) formato, sulla base di una sollecitazione dei credenti omosessuali in occasione del World Pride Roma 2000, da rappresentanti dei gruppi ed esperti scelti dalla presidenza della Commissione episcopale per la famiglia;
4. sul piano politico: il decennio è stato caratterizzato da un fortissimo impegno diretto dei vertici della Cei, contro tutti gli interventi legislativi che andassero nella direzione del riconoscimento delle persone omosessuali come soggetti di diritto: quindi non solo l’opposizione a qualsiasi disciplina della unioni civili (pacs, dico, ecc.), ma ostilità anche verso le norme anti-discriminatorie. Una fessura, significativa per l’autorevolezza degli autori, in questa posizione è stata la recente ricerca “Riconoscere le unioni omosessuali?” pubblicato dal Gruppo di studio sulla bioetica animato dai gesuiti su Aggiornamenti sociali.
Alla luce di questa sommaria analisi, mi pare che, guardando al futuro, fondamentale per gli omosessuali credenti sia prendere pienamente coscienza che, nonostante le apparenti smentite, che la Chiesa ha bisogno di loro per divenire più esperta in umanità e i gruppi (non solo i rari preti coraggiosi che li accompagnano, come don Domenico Pezzini) hanno un vero “ministero” da svolgere anche in tal senso, oltre che come luogo di accoglienza delle persone e sostegno al loro cammino di fede.
Tale consapevolezza dovrebbe tradursi in un loro maggiore sforzo di coordinamento e presenza ecclesiale, nell’impegno per rafforzare legami con altre realtà cattoliche disponibili e gruppi simili delle altre Chiese, nell’insistente ricerca di dialogo con i teologi, i vescovi e la stessa Conferenza episcopale.
* Mauro Castagnaro, giornalista già redattore del Servizio informazione America latina (Sial), è membro della redazione di Missione Oggi e collabora con altre testate giornalistiche cattoliche (Jesus, Il Regno, Popoli, ecc.). Si occupa anche di ecumenismo ed ha curato per “Noi siamo Chiesa” i volumi editi dalle edizioni La meridiana “Il posto dell’altro” (2001), “Dopo il matrimonio” (2002), “Confessione addio?” (2005). Ha realizzato recentemente il dossier su “Diversità sessuale e teologia in America Latina” (Confronti, 2008).