A Bari una caleidoscopica veglia di preghiera per superare l’omofobia
Testimonianza di Valeria, madre di una persona LGBT+ di Bari e socia de La Tenda di Gionata,sulla prima Veglia per il superamento dell’omotransbifobia tenutasi nella chiesa di San Sabino a Bari il 14 maggio 2023.
Tutto parte da un post che si diffonde rapidamente ovunque senza limiti. Si tratta di una bellissima immagine che segnala una “Veglia per il superamento dell’omotransbifobia”, la quale si terrà nella nostra città, a Bari, presso la Chiesa di San Sabino il 14 maggio alle 20.00. Il vento dei social soffia forte e l’immagine, come seme, cade su tutti i tipi di terreno. Vi racconto cosa è successo sui terreni fertili.
A(t)TRATTI da una misteriosa chiamata, nascosta in un invito ritenuto inconcepibile fino a quel momento, tanti credenti praticanti e non praticanti avviano un percorso che procederà a tratti, ma partirà da un impeto imprescindibile, un movimento in uscita: i primi usciranno dall’autoreferenzialità delle loro comunità parrocchiali, i secondi dalle proprie granitiche posizioni critiche verso la Chiesa.
Si ritrovano tutti in strada, entrano in contatto con il villaggio esistente al di fuori dei loro confini e lì hanno finalmente l’opportunità di ascoltare storie di vita e di fede. D’un tratto queste esistenze che paiono lontane ed estranee alla comunità cristiana si rivelano vicine, comprensibili, familiari, anche perché il linguaggio utilizzato è aperto, accogliente, rispettoso e fa da ponte, fa da via di accesso a mondi vitali che erano restati a lungo nel silenzio o inascoltati.
Man mano che l’esperienza si sviluppa tra un canto, una lettura, una storia di vita, si avverte diffusamente una visione cangiante: la chiesa di San Sabino ora sembra più una casa che offre una ospitalità fuori dal comune. Si, perché ciò che sta avvenendo lì dentro non è semplicemente accoglienza, non è cioè solo una benevola e sincera apertura verso una diversità riconosciuta, rispettata e accolta, ma si tratta di qualcosa di più …come posso definirla… sembra una vera e propria integrazione, in quanto fa leva su ciò che tra i presenti è radicalmente comune e fondante: l’essere figlie e figlie di Dio e l’essere sorelle e fratelli tra loro.
Ormai l’incontro volge al termine, ed ecco una nuova percezione di polimorfia: i tre testimonianti scelti per rappresentare ‘categorie’ separate, non sono più realtà distinte l’una dall’altra, sembrano invece sempre più co-responsabili di questo incontro di preghiera e l’integrazione sembra quasi acquistare una connotazionedomestica: in loro si intravedono potenziali soggetti collaboranti di una pastorale ordinaria ‘con’ e non più soltanto ‘per’ le persone LGBT+.
Mentre il cagnolino di casa scodinzola allegro tra le gambe degli oranti e si acquatta ora sotto un banco, ora sotto l’altro, questa molteplicità di visioni genera un vortice di emozioni, speranze, energie spirituali, idee che ruotano tra realtà e visione. Tutto, infine, si placa alle dolci e carezzevoli note di ‘Dolce è sentire’. L’incontro di preghiera è finito: tutti si alzano dai banchi scambiandosi sguardi che sognano, che cercano, che chiamano, che credono, ma soprattutto che generano, come i terreni fertili sanno fare.
Col passare dei giorni emerge sempre più in molti dei partecipanti all’incontro di preghiera una consapevolezza: quell’incontro che era iniziato sotto forma di veglia, grazie alla preghiera, in corso d’opera si è mutato in Cantiere Sinodale.
Se poi è vero quello che dicono le menti più illuminate, e cioè che una pastorale efficace non avviene nel chiuso degli uffici diocesani, ma si sviluppa in modo diffuso e orizzontale; se è vero che una pastorale si può fare in ogni caso e in ogni situazione; se è vero che i soggetti della pastorale sono tutti coloro che fanno parte della comunità cristiana; se è vero, infine, che quando ognuno di noi fa sentire accolta una persona emarginata nella propria comunità, senza preoccuparsi della reazione di chi sta intorno, in quel momento sta facendo ‘pastorale con’…beh…allora è anche possibile che all’interno della caleidoscopica veglia di Bari…oltre ad un Cantiere Sinodale…ci possa essere stata anche una formazione di operatori pastorali con le persone LGBT+. Mi riferisco a tutti coloro che, usciti di lì, si spargeranno ovunque come semi di rinnovamento, alla ricerca di altri terreni fertili.