A chi fa paura una Chiesa cattolica accogliente con le persone omosessuali?
Email inviataci da Franco C. di Torino
Ho seguito velocemente il dibattito su Avvenire, La Stampa e Repubblica in merito ai fatti precitati che hanno destato sicuramente interesse e qualche reazione entro la Diocesi di Torino. Si è celebrato il funerale di un componente della prima coppia gay unita civilmente. La Cirinnà ha cominciato a portare allo scoperto un fenomeno che società civile ed ecclesiale non potevano più ignorare. Ho avuto l’impressione nel leggere i giornali che quando si mette insieme la questione omosessuale (o per meglio dire la questione delle persone Lgbt e dei loro diritti) e i rapporti con la Chiesa Cattolica si tenda come a sottendere che il diavolo e l’acqua santa non potranno mai andare d’accordo.
Quindi, i protagonisti del match, probabilmente se le daranno di santa ragione. In questo senso la prospettiva, se prefigura un conflitto, non sempre ne lascia intravvedere una evoluzione diversa dal solito. Un po’ un peccato!
“La nuova bussola quotidiana”, cito un commentatore (online) per tutti, non perché sia fra i miei preferiti, ma perché mi pare, rappresentativo di un pensiero che – a mio parere – il conflitto fra Fede Cattolica e condizione omosessuale lo compone.
Sul sito citato, nella sezione “famiglia” in data 30/01/2017 appare un contributo dal titolo “Avvenire e i gay un percorso senza meta”. L’incipit non lascia dubbi e basta leggere mezza pagina per giungere al nocciolo di tutta la faccenda che viene definita uno sposalizio impossibile. Riprendo la frase di chiusura del contributo perché credo sia molto chiara; anche se decontestualizzata è in linea con il resto del testo: “accolta l’omosessualità in famiglia non la sfratteremo più“. Mi sembra che sia apprezzabile perché, a modo suo, onesta.
Dopo aver motivato un puntuale dissenso con le posizioni assunte da Don Carrega e dalla pastorale che egli promuove (mi sorge il dubbio: sarà un pallino del Don o avrà ricevuto una qualche sorta di mandato dall’Arcivescovo di Torino) dice quale è il vero cruccio di quest’area di pensiero.
Il cruccio vero è proprio quello ammesso candidamente: questi non ce li leviamo più di torno! Quindi nessuno si dovrebbe permettere il lusso di sdoganare la condizione delle persone Lgbt, come è nella realtà, inevitabilmente collegata ai contesti famigliari.
E’ possibile ammettere che in una società progredita qualcuno non provi simpatia alcuna per le persone Lgbt, che le eviti, che non le frequenti. Il loro modo di stare al mondo e di amare: su un piano simbolico, morale, e concreto può ancora non essere compreso ancorché accettato. In fondo alcuni omosessuali hanno raccontato che, loro stessi, hanno dovuto fare un poco di ordine nelle proprie idee per giungere ad una serena consapevolezza di chi fossero.
Non si capisce però, o meglio si capisce abbastanza fra le righe, la preoccupazione espressa da un principio, che compare a circa metà articolo, con una immagine piuttosto chiara: “la Chiesa non può e non deve essere considerata un hotel” dove c’è gente che entra, che esce, che viene accolta in base a non si sa quali principi enunciati, in negativo, qualche riga prima.
In sintesi: nella relazione omosessuale non c’è nulla di buono, di qui la inopportunità del riconoscimento giuridico, le idee di Don Carrega sono esecrabili e parrebbero non cattoliche, forse sarebbe più corretto dire non in linea con i dettami del cattolicesimo più tradizionalista, attaccato alla dottrina e al Magistero oltre il rigorismo?
Certo, don Gianluca è scandalosamente cattolico perché ammette che qualche cosa possa cambiare, nonostante una dottrina ed una tradizione, che non mi pare sia stata sconfessata in toto.
Purtroppo per la nuova bussola quotidiana, con la quale concordo su una conclusione (molto meno sulle premesse), la Chiesa NON è un hotel. E’ vero: è qualcosa di più importante, un luogo di grazia e di riconciliazione che per fortuna (e sottolineo per fortuna) non è amministrata né dalle bussole nuove e né da quelle vecchie ma ci auguriamo sollecitata da Qualcuno che la sa più lunga di tutti e due. Questo conflitto, molto caro ai giornalisti, fra condizione omosessuale e professione di fede- se conflitto fosse veramente- dovrebbe essere rimesso nella sua cornice più appropriata per apprezzarne la reale portata che va ben oltre il campanile. In questo la nuova bussola quotidiana dimostra una certa qual lungimiranza.
Resta un poco la sensazione, perlomeno a me è rimasta dopo aver letto questo e altri contributi, che per alcuni le persone Lgbt dovrebbero essere messe su un bel gommone e spedite da qualche parte, possibilmente lontano, insieme ad un elenco di altri “indesiderabili” che disturbano la pace dell’hotel. Fare meno rumore, e stare fuori: sarà un nuovo capitolo del Catechismo.
Intanto grazie a Don Gianluca Carrega per una idea di Chiesa coraggiosa e profetica.