A Genova la storia si ripete. Ma perchè la chiesa cattolica ha paura delle Veglie?
Comunicato stampa del Comitato organizzatore della “Veglia Ecumenica di Preghiera per il superamento dell’omofobia e della transfobia” di Palermo, 25 maggio 2015
Giovedì 12 maggio 2011, la Curia di Palermo, brandendo e trincerandosi dietro il paragrafo 17 della “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali” del 1 ottobre 1986, sbarrò le porte della parrocchia di Santa Lucia alla celebrazione della “Veglia in ricordo delle vittime dell’omofobia”.
Un momento critico, ma decisivo per il comitato organizzatore composto dal gruppo Ali d’aquila (LGBTQ cristiani di Palermo), la Chiesa Valdese, la Chiesa Evangelica Luterana e la comunità di San Francesco Saverio. Si decise di non far vincere lo sconforto per questo ennesimo atto di rifiuto da parte di chi è chiamato ad accogliere. Si mantenne l’impegno nella convinzione che nessuno avesse il diritto di impedire di pregare per chi è morto a causa della violenza e della discriminazione omofoba. La veglia si fece. In piazza. Dinanzi alla stessa chiesa dalla quale si era stati cacciati.
Fu un atto di coraggio e di comunione fraterna, nella consapevolezza che nel giusto si stesse facendo la cosa giusta. La ripercussione mediatica fu forte. E negli anni successivi, le veglie si sono tenute sempre in una chiesa cattolica, coinvolgendo ben quattro parrocchie, con un numero crescente di partecipanti, di comunità e associazioni presenti tra gli organizzatori e negli ultimi due anni con il patrocinio del Comune di Palermo.
La veglia è ormai un momento fondamentale di impegno comunitario ed ecumenico della realtà palermitana, divenuto irrinunciabile. Pregare per le vittime non basta più e la veglia è divenuta preghiera per il superamento dell’omofobia, transfobia e bifobia nella società civile, nelle comunità religiose, nei piccoli gruppi, nei singoli.
Quest’anno, poi, con la Veglia del 14 maggio, si è andati oltre. Sono stati coinvolti due luoghi simbolo della realtà civile e religiosa della città: la bella “Chiesa del Gesù” (Casa Professa) e il Municipio di Palermo (il Palazzo delle Aquile). Splendida l’accoglienza del rettore della Chiesa del Gesù e aperto e affettuoso l’incontro con il sindaco. Purtroppo durante il percorso e la fiaccolata, la seconda parte della veglia è stata funestata dalla morte di Nicola D’Ippolito, uno degli organizzatori e storico componente del gruppo Ali d’aquila di Palermo, il cui cuore già ammalato non ha retto allo stress e forse anche alla gioia di quella serata, che aveva curato sin nei minimi dettagli. Pochi minuti prima di crollare al suolo, infatti, aveva manifestato agli amici che lo circondavano la sua felicità per l’ottima riuscita della veglia.
Meno di una settimana dopo, mercoledì 20 maggio 2015, le “imminenti elezioni” sono la causa della cancellazione della veglia contro l’omo-transfobia che si sarebbe dovuta tenere a Genova alla parrocchia della Sacra Famiglia. Il “rischio di strumentalizzazioni” e di possibili “tensioni tra i parrocchiani”, le motivazioni ufficiali del responsabile delle comunicazioni della Curia di Genova. “Rammarico e sconforto” i sentimenti degli organizzatori, costretti a organizzare la veglia in un luogo “civile”, il salone del Centro Civico Remigio Zena.
La storia si ripete. Ancora una volta, anacronistiche e timorose scelte delle gerarchie ecclesiastiche finiscono con l’anteporre al messaggio evangelico interessi particolari e motivazioni che ci appaiono banali. Ancora una volta, il desiderio di incontrarsi e pregare viene represso da decisioni incomprensibili e autoritarie. Ma può davvero la Chiesa provocare sentimenti di “rammarico e sconforto” tra i suoi figli che vogliono soltanto riunirsi e pregare? Non dovrebbero i cristiani cogliere proprio l’occasione del momento politico per ribadire la necessità del rispetto di tutte le identità e delle esigenze di amore e unione delle persone, piuttosto che preoccuparsi che l’argomento possa “dividere e creare strumentalizzazioni”?
Alla luce del bene che ci ha procurato la scelta di reagire, nel ricordo di Nicola e di ciò che ci ha insegnato e trasmesso, noi del Comitato organizzatore della Veglia Ecumenica di Preghiera per il superamento dell’omofobia e della transfobia di Palermo dichiariamo e manifestiamo la nostra solidarietà ai nostri fratelli e amici di Genova.
I vostri sentimenti sono stati i nostri. Comprendiamo il vostro stato d’animo e le vostre sensazioni. Vi siamo vicini con il cuore e vi invitiamo a non arrestarvi davanti a nulla. Quello che state facendo è giusto e va fatto. La stessa Parola che è risuonata nelle veglie di questi anni ci sollecita:
“Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello è ancora nelle tenebre” (1GV 2,9) “Nell’amore non c’è timore” (1 GV 4)
“Accoglietevi gli uni gli altri, come Cristo ha accolto voi (Rom 15, 7)
“Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio” (Salmo 139, 14)
Continuate così, noi abbiamo imparato che lo Spirito soffia, e soffia davvero!
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Il Comitato organizzatore della “Veglia Ecumenica di Preghiera per il superamento dell’omofobia e della transfobia” di Palermo
Ali d’Aquila, cristiani LGBT di Palermo,
Comunità San Francesco Saverio di Palermo,
Chiesa Valdese di via dello Spezio di Palermo,
Chiesa Evangelica Luterana di Palermo,
Laici Missionari Comboniani, Chiesa Valdese di Trapani e Marsala,
Comunità di Vita Cristiana di Palermo,
Chiesa del Gesù (Casa Professa) di Palermo,
Parrocchia SS Pietro e Paolo di Palermo,
Comunità Kairos di Palermo,
AGEDO Associazione Genitori di Omosessuali di Palermo,
Libera – Associazione contro le mafie