A Maggio tornano gli episodi di omofobia, anche in chiesa cattolica
Riflessioni di Massimo Battaglio
Come tutti gli anni, arriva maggio e cominciano a crescere gli episodi di omofobia. Dopo una relativa stasi nei primi mesi dell’anno (5 vittime a gennaio, 3 a febbraio, 5 a marzo, 6 ad aprile), i casi registrati risalgono a 12. E’ un classico da sempre: si comincia a uscire, crescono le interazioni, cresce la violenza.
Non si arriva però ai livelli degli anni precedenti (nel maggio 2021 si erano registrate 21 vittime, nel 2020 erano state 15, l’anno prima 19). Due fattori potrebbero giocare a determinare questa piccola decrescita: distrazione e sensibilizzazione.
Distrazione: in questi mesi, buona parte dell’opinione pubblica è giustamente catalizzata sul tema della guerra. Si parla di poco altro. E sappiamo quanto conti l’informazione di massa nell’alimentare l’odio. Prova ne sia che l’anno scorso, quando il tema principale di dibattito pubblico era proprio l’omofobia – in concomitanza con la discussione del ddl Zan – le denunce di fatti omofobi crebbero a dismisura, per poi calare a ottobre dopo il famigerato applauso dei pilloniani in Senato.
Sensibilizzazione: in queste settimane, l’UNAR sta diffondendo un interessante spot contro l’ “omolesbobitransfobia”, che viene ripetuto parecchie volte al giorno sia in tv, sia in radio e sia sui social. Può darsi che questa campagna stia dando i suoi effetti nel diminuire la presunzione di approvazione sociale di cui pensano di godere gli omofobi. Se così fosse, sarebbe una buona notizia.
Guardiamo però le vittime, a una a una:
17/05/2022: Sicilia: Luogo non precisato: Antonio, 50 anni, trans, parla della propria storia di violenza sul luogo di lavoro.
18/05/2022: Piemonte: Torino: Ragazzina di 12 anni chiede la Cresima. Le viene estorta la firma di una carta in cui dichiara di non essere lesbica e di non condividere la “cultura gender”.
20/05/2022: Veneto: Venezia: Ragazzo veneziano residente a Londra torna perché invitato a un addio al nubilato. E’ investito da ripetuti insulti omofobi e tentativi di aggressione fisica.
21/05/2022: Sicilia: Catania: Piero Fiore Cantone, giovane attivista gay, è raggiunto da un’auto da cui scende un uomo che, accompagnandosi con insulti omofobi, tenta di infilzarlo con un cacciavite. Reagisce con un pugno, fugge, chiama i carabinieri e racconta l’episodio su istagram.
22/05/2022: Sardegna: Sassari: Alessandra Garau, fotografa artistica, organizza un progetto sul folklore sardo in cui si mescolano i generi. E’ minacciata di more.
23/05/2022: Campania: Castellammare: Ragazzo aggredito fisicamente dopo varie aggressioni verbali in via Ripuaria, è ricoverato in pronto soccorso e sporge denuncia.
26/05/2022: Lombardia: Luogo non precisato: Ragazzina di 12 anni, dopo aver fatto coming out con un’amica, finisce in un vortice di insulti, angherie e scherzi di pessimo gusto (ad esempio scritte “frocia” sul suo zaino).
27/05/2022: Lombardia: Luogo non precisato: La stessa ragazzina di 12 anni di cui all’episodio precedente confessa di aver iniziato a dedicarsi a gravi pratiche autolesioniste.
31/05/2022: Luogo non precisato: Giovane attivista lgbt posta su instagram una foto di amiche che si baciano. Riceve pioggia di insulti e minacce.
(Gli episodi di cui non si riporta un link derivano da informazioni dirette e fonti riservate)
Tra le dodici storie, tutte abbastanza simili, ne spicca una: quella della ragazzina che, chiedendo la cresima, viene obbligata a firmare un documento (di evidente nulla validità) in cui le si fa dichiarare di non essere lesbica o “omosessualista”. Conosciamo l’autore della genialata. Non è la prima volta che il don, insieme ad altri pochi sodali, dà prove gratuite di fede omofoba, oltre che di totale ignoranza ed incuranza della legge. Ma non è di questo, che vogliamo discutere.
E’ piuttosto significativo che, in poco più di quattro mesi, siano già tre gli episodi denunciati che hanno a che fare con la Chiesa cattolica. Il mese scorso abbiamo assistito al vergognoso linciaggio mediatico di un ragazzo trans che aveva – anche lui – chiesto la cresima. Il 30 gennaio avevamo registrato la storia di Andrea Gentile, 27 anni, trans, dipendente di un istituto religioso, mobbizzato dai colleghi e dalla direzione fino a indurne le dimissioni.
Due sono le riflessioni che si impongono. La prima riguarda la strana concezione del diritto da parte di certa Chiesa. Pare che alcuni preti e funzionari ecclesiastici credano che la chiesa goda di una certa extraterriorialità giuridica. In nome di “ragioni pastorali”, soprattutto quando si parla dei nostri argomenti, non si fanno alcun problema di infrangere la legge.
Riprendiamoli allora fraternamente. Cari sacerdoti: il mobbing è un reato, sempre. Non diventa improvvisamente lecito se riguarda una persona transessuale. Del pari, è reato estorcere una dichiarazione impegnativa a un minore o sottoporlo al linciaggio mediatico. E il fatto che questi fenomeni – finora taciuti ma sicuramente abitudinari – vengano ora alla luce, dovrebbe come minimo mettere in guardia gli autori. E’ evidente che le vittime non ci stanno più a sopportare. Parlano. E presto cominceranno a esporre denuncia. Se proprio i nostri preti si sentono mossi dal sacro fuoco della “giusta discriminazione”, cerchino almeno di agire a norma di legge, se ci riescono.
La seconda riflessione è di carattere più interno al dibattito religioso. Non si è infatti mai visto, in altri casi, che un sacramento o un atto sacramentale venga subordinato ai comportamenti intimi della persona. Si sposano criminali, si dà la comunione ai carcerati. Ed è giusto che sia così perché la Grazia di Dio non ha bisogno del permesso del prete. Il sacerdote è solo un tramite e non ha alcun diritto di sondare sul privato di chi chiede il conforto sacramentale. Non si capisce perché ciò non valga quando è in gioco l’orientamento sessuale o l’identità di genere, che, tra l’altro, anche per i più reazionari, non sono in sé peccato.
L’unica spiegazione si sintetizza in due parole: idiosincrasia e fanatismo. E a queste, temiamo di doverne aggiungere una terza: omofobia interiorizzata. Si tratta di una patologia che ben conosciamo. Essa non richiede il supporto degli esperti in diritto canonico ma quello di un buono psicologo.