Perchè a Parma abbiamo vegliato in parrocchia con e per le persone omo-transessuali?
Riflessione di Corrado e Michela Contini sulla Veglia di Riconciliazione, Preghiera e Benedizione con e per le persone omo e transessuali (Parma, 27 maggio 2021)
Nei giorni scorsi anche a Parma abbiamo celebrato la Veglia per il superamento di ogni omo-transfobia invitando l’intera comunità cristiana a pregare con e per le persone omo-transessuali.
Questa riflessione di volerci riconoscere comunque all’interno della chiesa di Parma è maturata nel gruppo Davide in anni travagliati in cui, pur esclusi da ogni forma di pastorale, abbiamo sempre voluto mantenere un dialogo aperto e franco con l’intera comunità cristiana, dal vescovo ai sacerdoti, dalle parrocchie, alle associazioni.
Come cristiani adulti e sentendoci parte di questa chiesa, non abbiamo mai smesso di parlare a voce alta ma anche di sperare e per questo di sognare di tenere con una mano i nostri figli e con l’altra la Chiesa che pensiamo/speriamo/sogniamo madre.
E finalmente siamo tornati a pregare in una chiesa cattolica, insieme ai fratelli e alla pastora Metodista, dopo che per anni avevamo pregato nella loro comunità.
In questo ci è sembrato di vivere il sogno dei deportati di Sion a Babilonia, quando al loro ritorno videro le mura di Gerusalemme e il loro cuore si sciolse in un canto di ringraziamento, di lode e di benedizione. Come ci sono sembrate vere le parole del salmo 125!
Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmati di gioia……
Nell’andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.
I nostri covoni, la nostra gioia è stata ritrovarci e riconoscerci fratelli tra fratelli, figli e figlie benedetti/e di un unico Padre senza dimenticare tutti quelli ancora tra noi che per quarant’anni avevano sognato e sperato questo momento e chi invece ci aveva già preceduto e ci benediceva dal cielo.
In particolare abbiamo ricordato Matteo un ragazzo di 16 anni morto suicida a Torino il 3 Aprile 2007 per atti di bullismo il cui evento tragico ha fatto nascere nel gruppo Kairós di Firenze, gruppo di credenti LGBT, l’idea di una veglia di preghiera per tutte le vittime dell’omo-transfobia che da allora si è diffusa in Italia e nel mondo.
Ci siamo ritrovati per pregare per lui e per altri come lui o lei ma anche per riconciliarci tra noi, per ascoltare la Parola del Signore che cambia il nostro cuore rendendolo di carne, incapace di ogni violenza, tenero nella misericordia, aperto all’abbraccio.
E’ stato molto bello preparare questa Veglia tra persone Lgbt, genitori ed un sacerdote, tutti con pari dignità, tutti con senso di disponibilità e di servizio reciproco.
Ed è stato molto bello ritrovarsi con tanti della comunità cristiana perché vivendo il comandamento di Gesù che il versetto di quest’anno ci ricordava: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” ci siamo riscoperti insieme figli di un unico Padre.
Ecco allora la presenza di diversi sacerdoti e di diaconi della Diocesi di Parma, di sorelle della comunità missionaria saveriana, di diversi cristiani delle parrocchie cittadine con cui abbiamo vissuto un momento di riconciliazione e di ascolto della Parola e poi di ascolto delle testimonianze di vita.
Le testimonianze di una coppia lesbica che sente nel loro rapporto la vicinanza e la tenerezza di Dio; il racconto di genitori di una figlia omo che accolgono e accompagnano un ragazzo libico in transizione FTM; la sofferenza della malattia che trova senso e accompagnamento nella preghiera delle lodi del mattino nella “casa di Cornelio” (casa di preghiera aperta a tutti/e), sono stati momenti di ascolto profondo in cui tutti/e hanno potuto aprire la mente e il cuore all’incontro vero con l’altro.
Da lì è scaturita una benedizione corale: abbiamo detto bene a vicenda gli uni degli altri e del Padre che ci ha raccolti, del Figlio che ci ha redenti e dello Spirito che ci ha guidati.
Questo abbiamo capito, perché lo abbiamo sperimentato: il Padre ha gioito perché tutti i suoi figli e le sue figlie si erano ritrovati/te accanto alla stessa tavola, magari dopo aver litigato anche aspramente, magari dopo essersi ignorati/e o attaccati/e per anni!!
E come Lui, anche noi genitori sentiamo di doverci spendere per TUTTI i nostri figli e figlie, perché possano tornare ad ascoltarsi, a parlare tra di loro, a prendersi cura gli uni degli altri.
Questo ci è sembrato il significato più profondo di quell’Amatevi gli uni gli altri: spendersi con tutti/e ed in tutti i modi e in tutti gli ambiti affinché si instauri quell’amore circolare che porta a vedere il bello di ognuno e ad avere a cuore le sorti di tutti/e, anche di quelli che “non sanno quello che fanno”.