A Pordenone aggrediscono un gay disabile. Nessuno interviene
Articolo di Elena Del Giudice dal Messaggero Veneto del 12 marzo 2009
Un freddo venerdì sera d’inverno, tre amici annoiati, una città a disposizione. Che fare? «Andare a dare una lezione ai “froci”».
E così, in perfetto stile “commando”, senza ovviamente averne la tempra, i tre di 22, 21 e 43 anni, il 23 gennaio hanno deciso di farsi un giro al Bronx, come viene chiamato il quartiere direzionale di piazzetta del Portello nel pieno centro di Pordenone, dove nelle ore notturne, fino a qualche tempo fa, non era inconsueto incontrare coppie di omosessuali che avevano scelto questo come luogo di incontri.
Qui, nel cuore della città, è iniziata la violenza. Gli aguzzini lo hanno spintonato, irriso, offeso, preso a sberle, il tutto mentre il ragazzo, che porta evidenti le conseguenze di un’altra violenza patita nel 2002 quando venne quasi ucciso dall’ex compagno, cercava di allontanarsi.
Solo una donna si avvicina al gruppetto per invitarli a smettere. E allora pare che il più anziano tra i bulletti di paese, le si avvicini poggiandole una mano sulla spalla in un gesto nemmeno troppo vagamente minaccioso.
Ma nel frattempo qualcuno ha chiamato il 113; il ragazzo, approfittando di un attimo di distrazione, è riuscito ad allontanarsi; i tre, intuito l’imminente pericolo, si disperdono. All’arrivo delle Volanti in piazza XX Settembre non c’è più nessuno: non la vittima, non i carnefici. Ma ci sono i testimoni.
Inizia così l’attività investigativa, gli agenti delle Volanti prima e della Mobile poi, coordinati dal dirigente Massimo Olivotto, hanno raccolto testimonianze, indizi, elementi utili a risalire all’identità degli aggressori, ed anche a quella dell’aggredito.
Andrea, infatti, una volta sfuggito alla violenza, aveva chiamato la madre chiedendole di andarlo a prendere perchè «era successo qualcosa». Poi, per timore, pudore, riservatezza, non aveva voluto denunciare l’accaduto, ne farsi medicare al pronto soccorso.
L’indagine per arrivare ai responsabili, anche grazie all’ausilio delle telecamere del Comune, si è chiusa rapidamente, persino con le prime, stupide, ammissioni: siccome non sapevano come trascorrere la serata, avevano deciso di «dare una lezione» agli omosessuali che frequentano il Bronx. E come giustificazione aggiuntiva, hanno riferito di “voci” che indicavano la presenza di un pedofilo nella zona.
«Un gesto vigliacco – lo ha definito il questore di Pordenone, Antonio Maiorano – rispetto al quale abbiamo svolto il nostro dovere individuando i responsabili. Per quel che riguarda le motivazioni – ha aggiunto -, sono davvero di bassa lega». E scoppia la polemica. «Si rimane senza parole davanti all’ennesima aggressione ai danni di una persona omosessuale», denuncia Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay.
«Questo episodio accade di fronte all’assenza drammatica di politiche sociali e culturali da parte delle istituzioni, Governo e Parlamento in testa». E da Udine il dirigente del movimento gay, Alberto Baliello accusa la Lega: «Il rondismo e l’allarmismo generano questi fenomeni – dice – anche in un territorio laico come il Nord-est».