A quanti giungerà quest’acqua, porterà salvezza (Ez 47,1-9.12)
Riflessioni bibliche di don Marco Gasparini*
La lettura profetica di oggi ci prepara a comprendere la scena del Vangelo: la guarigione del paralitico che viene guarito da Gesù vicino alla piscina della Porta delle Pecore a Gerusalemme. Il tema comune – per così dire – è quello dell’acqua che guarisce e che salva, e pertanto, nel tempo sacro della Quaresima, è il ricordo del nostro Battesimo, che avrà la sua attualizzazione (termine teologico che significa “ripresentazione” di un evento passato, ma che diventa reale per noi, qui ed ora, nell’oggi della celebrazione liturgica) più intensa durante la Veglia Pasquale. Le acque che sgorgano dal tempio, ossia che provengono da Dio, al loro passaggio purificano e guariscono tutto, fanno sì che i campi producano frutti abbondanti e che il Mar Morto diventi il Mare Vivo, capace di donare vita. È – questo – un simbolismo molto bello che ritorneremo ad ascoltare proprio durante la Veglia del Sabato Santo. Fa riferimento, da una parte, con un ricordo pieno di rimpianto, al paradiso iniziale dell’umanità, irrigato da quattro fiumi e, dall’altra, al futuro messianico, che sarà come un nuovo paradiso. Anche su di noi, all’inizio della vita, è scesa un po’ d’acqua: e questa ci ha fatto rinascere come figli e figlie di Dio nel Battesimo. In questo modo, giorno per giorno, diventiamo capaci di essere cifra di Dio nel mondo. Sta a noi, allora, affidarci a Gesù, perché sia Lui a ricreare in noi la propria immagine con il dono del Suo Spirito, acqua viva che disseta il mondo.
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Dal libro di Ezechiele (47,1-9.12)
In quei giorni [l’angelo] mi condusse all’ingresso del tempio [del Signore] e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro.
Quell’uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cùbiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cùbiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cùbiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo?». Poi mi fece ritornare sulla sponda del torrente; voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra.
Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Aràba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».
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* Don Marco Gasparini, prete diocesano, svolge il suo ministero nella diocesi di Vicenza