A Reggio Emilia due idee di chiesa, da un lato una preghiera per il superamento dell’omofobia, dall’altra preghiere “riparative”
Articolo pubblicato sul sito lezpop.it l’8 maggio 2018
A Reggio Emilia la giornata internazionale contro l’omofobia (17 mggio) sarà terreno di scontro fra due Chiese. In una si reciteranno preghiere contro il mondo LGBT, nell’altra si abbraccerà la lotta all’omofobia. La spaccatura del mondo cattolico … diventa la cartina al tornasole di due anime agli antipodi della Chiesa (cattolica) in Italia.
Domenica 20 maggio la parrocchia Regina Pacis ospiterà un incontro di preghiera “per il superamento dell’omofobia, della transofobia e di ogni altra forma di intolleranza“. All’evento prenderanno parola don Paolo Cugini, ideatore e organizzatore del momento di riflessione, e la teologa e pastora battista Lidia Maggi.
Sull’altro fronte l’idea di una vicinanza al mondo LGBT, peraltro con un incontro interconfessionale, è vista come un attacco ai valori del proprio cattolicesimo. Dissociazione pubblica e urlata contro la parrocchia Regina Pacis e annuncio di un’opposizione “attiva, anche con una preghiera di riparazione“. La reazione ha dato vita al gruppo “riparativo” di preghiera “20 maggio“. Obiettivo n. 1: lottare contro l’altro evento perché “blasfemo“, “di stampo omosessualista“ in rottura con il Catechismo di San Pio X e intollerabile per “l’orientamento interreligioso e pancristiano“. Come dire: il nostro è il vero cristianesimo, il loro no.
Il portavoce della fazione anti-LGBT, il 31enne Alessandro Corsini ha spiegato ai microfoni dei giornalisti: “Con questa manifestazione pubblica che stiamo organizzando per il 20 maggio la nostra preghiera corre su due piani: per la vera conversione di queste persone nella convinzione che solo così possiamo fare il loro bene; per riparare una Chiesa che tradisce sé stessa e i suoi pastori lupi travestiti da agnelli“.
Insomma, è chiaro: vi odiamo e vi reprimiamo per il vostro bene. Brividi. L’ispirazione dichiarata viene dall’apostolato settario dell’associazione cattolica internazionale Courage, che afferma di: “aiutare gli omosessuali a liberarsi dalla menzogna e fare verità. Nella consapevolezza che l’unica via d’uscita è la castità. Invece la Chiesa non proclama più la verità ma preferisce l’inganno facendo accettare ai cristiani l’idea che il peccato non è più tale“. A essere nel mirino di questa lobby omofoba che predica l’obbligo alla castità per la comunità LGBT, c’è anche il vescovo Massimo Camisasca, che lo scorso 16 aprile si era messo in gioco prendendo parte ad un incontro di credenti LGBT nella parrocchia Regina Pacis.
Don Cugini non ha alleati potenti nel mondo cattolico, sulla carta “il suo” mondo. Lo scorso anno una vile lettera anonima (perché si rifanno al motto “courage” ma in fatto di vigliaccheria sono i primi) alla Curia e alla stampa locale cercò di infangarlo per aver organizzato una veglia di preghiera a favore delle vittime dell’omofobia e della transfobia. I fedeli – quelli veri, non prezzolati da lobby omofobe – sono però con lui.