A Roma con il cammino per cristiani LGBT+ de “Il ramo del mandorlo”
“La salvezza o è per tutti o non è reale.” (Ermes Ronchi)
“Cosa vedi ?” Chiede la Voce che sussurra al giovane dodicenne, che poi diventerà profeta. “Vedo un ramo di mandorlo“. “Hai visto bene” gli risponde la Voce.
Vedere attorno a sé è un grande atto di coraggio, come essere essere visti è un segno di riconoscimento e di amore, di accettazione prima verso se stessi e poi verso gli altri. Il primo passo, certo, quello di vedere, ma tutti sappiamo che uno sguardo empatico può segnare un prima e un dopo. Chi si sente interpellato da uno sguardo può perfino rinascere e decidere di voler continuare a vivere.
Il gruppo “Il ramo del mandorlo” nasce dall’intuizione e dalla volontà di creare uno spazio di ascolto di tutti coloro che per la nostra condizione viviamo la nostra fede come credenti e lgbt, fuori o sulla soglia del contesto della parrocchia o della chiesa istituzionale.
Spesso nell’invisibilità perché non trovano in nessun gruppo o esperienza pastorale, un percorso adatto a loro, con un linguaggio accogliente e non moralizzante e quindi inclusivo.
Abbiamo iniziato ad andare il sabato sera ad ascoltare gli inascoltati per eccellenza. Le persone transgender sulla Palmiro Togliatti. Semplicemente ascoltarle. Sono loro che ci hanno parlato di Dio, nei tanti perché e lacrime che attraversavano i loro racconti. La complessità delle loro storie esprimeva la tenacia di voler vivere e il dolore di non avere accesso al sacro.
Questa esperienza si è andata via via sommando a quella di altre persone che come noi, si trovavano a vivere una fede di frontiera, e di una Chiesa ancora non pronta a “vedere ciò che va visto” e non attrezzata ad accogliere storie di frontiera.
Uomini e donne sposate in prime nozze e ora con figli, uniti civilmente. Uomini e donne lgbtq, usciti dal seminario o dal convento e catapultati in una quotidianità fatta di lavoro e bollette. Persone transgender nelle fatiche di una società ancora poco inclusiva. O ancora, genitori ancora lì a elaborare la notizia di un figlio gay.
La constatazione si è presto imposta. Quanto ha da dire l’omosessualità alla Chiesa ? Un luogo di incontro dove ci si possa riconoscere come persone, unite dalla stessa fede ma con i vissuti che ad oggi la dottrina qualifica ancora di disfunzionali, è possibile? Un luogo inclusivo in cui sentirsi interpellati dalla parola di Dio che senza giudizio, che permetta di sentirsi uomini e donne amate, è possibile?
Un luogo dove raccontarsi e valorizzare la sintesi tra fede e omosessualità, per mostrare come la propria credibilità, in quanto credenti e omosessuali, si trova nella tenacia di voler restare in vita e di sapersi reinventare pur di essere se stessi ?
L’incontro con Cristo basta ? NO. Per essere libero e tornare realmente a vivere, Lazzaro deve essere sciolto dalle bende dalle quali è avvolto. Dalle bende di un passato complesso, dalle aspettative dei genitori, dalle ferite dell’indifferenza o dell’abuso, o dell’anonimato in contesto lavorativo o familiare, dal non sentirsi conosciuti, dal dover recitare un ruolo per compiacere famiglia, partner, congregazione o datore di lavoro.
Ecco. Il Ramo del Mandorlo vuole essere un luogo in cui si sciolgano bende, si valorizzi l’omosessualità, e il percorso della persona, attraverso il racconto di sé, l’ascolto reciproco, attraverso il dibattito non militante, attraverso la formazione, la preghiera, la meditazione, la scoperta di Roma città eterna, e tutto ciò unito a a momenti di piacevole convivialità.
E perché no, anche attraverso la scoperta e la coltivazione dei propri talenti artistici (scrittura, fotografia, iconografia, teatro, musica, design) per dare vita a performance artistiche come vera e unica “terapia“. Quella di sapersi raccontare, perché nessuno può includere chi non si fa conoscere.
In questi due anni di vita abbiamo felicemente scoperto una rete nazionale e un fermento europeo di nuove comunità e gruppi animati dalla stessa ricerca.
Abbiamo recentemente trovato accoglienza presso l’Oratorio del Caravita, a Roma, dove ci incontriamo tutte le domeniche alla messa delle 19, e poi per incontri di preghiera e convivialità due volte al mese, per ora online e una volta al mese per una giornata insieme, persuasi che “l’omosessualità sia un terreno abbondantemente seminato dalla vita ma ancora poco annaffiato“.
Vieni a trovarci, sentiti a casa. Ti aspettiamo.
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Il Ramo del Mandorlo, credenti LGBT+ di Roma
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