Per imparare a scuola come “combattere l’omofobia”
Testo per combattere l’omofobia nelle scuole cattoliche tratto da “Made in God’s Image“* pubblicato dal Servizio per l’Educazione Cattolica della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles (Gran Bretagna) nel maggio 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Lezione 7: Combattere l’omofobia
Titolo della lezione: Combattere l’omofobia
Obiettivi: al termine della lezione, gli studenti
– avranno esaminato le ragioni per cui la discriminazione (ovvero il pregiudizio in atto) non sempre viene combattuta;
– avranno riflettuto sul modo per combattere più efficacemente la discriminazione;
– avranno ideato delle strategie per combattere il pregiudizio e la discriminazione nella loro vita quotidiana;
– avranno compreso che, se vogliamo vivere in una comunità cristiana, dobbiamo batterci per gli altri.
Materiali: copie delle storie proposte.
Riassunto della lezione
Questa lezione propone delle maniere pratiche per combattere l’omofobia. Gli studenti dovranno discutere sulle storie proposte e sui loro personaggi, su come questi potrebbero combattere l’omofobia, su come questo sia facile o difficile in pratica e quali sono i fattori da prendere in considerazione. Poi, in piccoli gruppi, avranno anche l’opportunità di discutere su come combattere l’omofobia nella loro vita quotidiana.
La lezione in dettaglio
Introduzione
Riprendete le regole che avete stabilito e di cui abbiamo parlato nella Lezione 1, e vedete se sono applicabili in questo caso. Se è il caso, ripetete gli obiettivi delle lezioni precedenti per facilitare l’applicazione pratica di questa lezione.
Chiedete agli studenti se per loro è facile battersi contro qualcosa che sanno essere sbagliato. Se a nessuno viene in mente niente, proponete alcuni esempi: qualcuno che getta qualcosa per terra, che dice cose brutte su un membro della sua famiglia oppure delle frasi razziste. È corretto battersi contro cose di questo tipo? O dipende contro cosa o chi ci si deve mettere contro?
Spiegate che questa lezione verte sulla lotta all’omofobia e spiegatene gli obiettivi.
In plenaria
Alcuni messaggi chiave:
– l’omofobia e le altre forme di discriminazione fioriscono indisturbate laddove non vengono combattute;
– combattere insieme è più facile e può fare la differenza;
– le piccole lotte possono fare una grande differenza a lungo termine, con il contributo di tutti.
Se vogliamo vivere in una comunità che abbia Cristo come suo centro e che rispetti ogni persona, dobbiamo combattere ogni tipo di omofobia di cui siamo testimoni. Vi presentiamo le storie di Rachel, dello zio Michael e di Caitlin. La classe intera leggerà le tre storie, che costituiscono tre esempi di omofobia in tre diversi ambienti: la casa/la famiglia, il gruppo delle migliori amiche e i coetanei in generale. In ognuna delle storie i protagonisti si sentono confusi o arrabbiati e vorrebbero fare qualcosa.
Dividete la classe in gruppi, ognuno dei quali riceverà una delle storie da discutere. Ogni gruppo dovrà discutere i seguenti punti:
– cosa esattamente vogliono combattere Rachel, Andrew e Caitlin?
– Cosa potrebbe rendere difficile la loro lotta?
– Pensate a cosa succederebbe se si mettessero contro contro gli altri personaggi. Pensate che ne sarebbero in grado? Motivate la vostra risposta.
– Ogni gruppo dovrà poi fare una relazione di fronte alla classe. Combattere la discriminazione cambia a seconda della situazione e delle persone coinvolte. Quale delle situazioni reputano la più difficile?
Prestate attenzione a chi pensa che i personaggi non sarebbero capaci di battersi. Queste possono essere alcune delle ragioni:
– Rachel: perché potrebbero pensare che è lesbica, o potrebbero non volerla più come amica, o potrebbero cominciare a tormentarla.
– Andrew: perché è sua mamma, o potrebbe rimanere delusa del fatto che non la pensano allo stesso modo, o potrebbe pensare che è gay.
– Caitlin: perché potrebbero pensare che è lesbica, o potrebbero prenderla di mira, o potrebbe rischiare di venire picchiata.
Spunti di discussione:
– Perché esiste la paura di essere etichettati come lesbiche, gay o bisessuali? Importa poi molto?
– Altri tipi di discriminazione sarebbero più facili da combattere? Cosa rende diversa l’omofobia?
– Come si sentiranno i personaggi se non si batteranno per ciò che reputano giusto?
– I personaggi potrebbero trovare difficoltoso battersi perché nel farlo sono soli. E se tutti si battessero? Cosa cambierebbe? Come cambierebbe la vita di Paul, Lindsey, Jemma e Michael?
Cosa possiamo fare?
Dividete la classe in piccoli gruppi. Ogni gruppo deve elaborare un paio di proposte per combattere l’omofobia ogni volta che ne saranno testimoni. Sottolineate il fatto che possono essere proposti piccoli gesti che gli studenti possano essere in grado di compiere nella loro vita quotidiana. Ogni gruppo dovrà riferire all’insegnante; in seguito esporrà le sue proposte all’intera classe.
Alcuni esempi: riflettere prima di usare un linguaggio omofobo, redarguire un amico o un’amica se usa certi termini, evitare di ridere di fronte a battute omofobe, evitare di descrivere un oggetto di poco valore come “gay”.
Combattere l’omofobia: tre storie
Prima storia: Rachel e le sue amiche
Rachel e Sasha passeranno la notte a casa della loro amica Anna. Sono sedute in cerchio a chiacchierare e sfogliare riviste. “Aaaahhh, non ci posso credere! Mi piaceva, ma non sapevo fosse una di quelle!” grida Anna alla rivista che sta leggiucchiando.
Rachel e Sasha le si stringono attorno per capire di cosa sta parlando. La rivista propone un’intervista a una famosa attrice di Hollywood, una che tutte le ragazzine adorano. Accanto a una sua fotografia c’è una sua frase: “Ho fatto esperienze sia con uomini che con donne e sì, mi considero bisessuale”.
”Ma no! Lei? Davvero?” dice Sasha.
“Ecco da chi hanno preso Lindsey e Jemma. Immaginate che… ehm…” dice Anna.
Lindsey e Jemma sono due loro coetanee che da molti anni sono migliori amiche. Recentemente sono cominciate a circolare delle voci secondo cui in realtà le due stiano assieme, e Colin Davies dice di averle viste abbracciate in giro per la città. A scuola è scoppiato un piccolo scandalo e Rachel ha sentito un gruppo di ragazzi loro coetanei gridare loro dietro “Lesbiche schifose!”, “Bestie rare!” e cose di questo tipo. La maggior parte delle ragazze le evita, “non si sa mai”.
Sasha e Anna continuano a spettegolare e non sembrano accorgersi che Rachel non sta dicendo nulla. Si sente a disagio e non capisce le sue amiche. Pensa che tutto questo non sia corretto, chi se ne frega se Lindsey e Jemma si vogliono bene? Chi se ne frega con chi dorme quell’attrice? Ci sono molte persone lesbiche, gay, bi o non so cosa, e allora?
Seconda storia: Lo zio Michael
I genitori di Andrew hanno da anni dei problemi con suo zio Michael. Non si fa mai vedere nelle occasioni di famiglia, ma Andrew sa che lo zio abita a pochi chilometri da loro. Se lo ricorda, lo vedeva quando era piccolo, gli faceva sempre dei bei regali a Natale.
Il giorno del suo compleanno, la mamma di Andrew apre una busta. Quasi subito la getta di nuovo sul tavolo e si precipita fuori dalla stanza. Andrew dà un’occhiata al biglietto e vede che è dello zio Michael. Sua mamma rimane di cattivo umore per il resto della giornata. Andrew è confuso: cosa avrà mai fatto lo zio?
Andrew è incerto sul da farsi, ma più tardi chiede a sua mamma cosa sta succedendo. Con un sospiro, gli dice che è grande abbastanza per sapere: lo zio Michael è gay e da cinque anni vive con il suo compagno. La mamma sembra molto scossa: “È un genere di cose che non va bene, Andrew, e non lo accetto: vivere con un uomo, per la carità di Dio! Non voglio che tu ne risenta. Lui sa che la nostra famiglia non è d’accordo, ma è andato dritto, ha fatto di testa sua”. Andrew è stupito e sempre più confuso: “Ma… allora non gli vuoi più bene? Solo perché è gay? È così?”.
“È sbagliato, Andrew. Ora basta, d’accordo?”
Andrew non pensava che sua mamma fosse così. Dopo questo episodio, la mamma si è sempre rifiutata di tornare sull’argomento.
Terza storia: Caitlin sul bus
Caitlin è sul bus e sta tornando da scuola. Vive abbastanza lontano dalla città e le sue amiche sono già scese un paio di fermate prima. Il bus sarebbe del tutto vuoto se non ci fossero Craig e Kris seduti pochi sedili dietro a lei. Hanno un anno in meno di Caitlin, che conosce la sorella maggiore di Kris, ma non per questo si metterebbe a parlare con loro.
Caitlin li sente parlare del loro prof di matematica e di quanti compiti abbia dato loro per le vacanze: “È fuori di testa, nessuno degli altri ha detto nulla, è una cosa assolutamente gay” dice Craig.
Caitlin alza gli occhi al cielo. Sta per mettersi le cuffiette per ascoltare un po’ di musica e isolarsi da quei due, quando Kris dice qualcosa che attira la sua attenzione. Sta parlando di Paul, uno degli amici di Caitlin. Paul è un bersaglio facile per i bulli: è minuto, non gli piace il calcio, è intelligente e non va d’accordo con i ragazzi suoi coetanei perché preferisce frequentare Caitlin e le altre ragazze del suo gruppo.
Kris chiama Paul con i soliti appellativi: “finocchio”, “frocio” e così via, e poi si mette a fare commenti disgustosi su di lui che probabilmente sta a guardare gli altri ragazzi nelle docce dopo la piscina.
Craig e Kris si stanno rotolando dalle risate e aggiungono che, quando vedono Paul, è meglio che stiano con la schiena ben aderente al muro. Caitlin sta esplodendo dalla rabbia: ma chi si credono di essere? Come osano parlare così di Paul? Non lo conoscono neanche! “Questa cosa è molto gay”, “Quello è veramente gay”, ma perché non chiudono il becco?
* Per gli insegnanti delle scuole cattoliche in Inghilterra e Galles è uscito, nel 2017, un nuovo manuale su come combattere l’omofobia e la bifobia, che offre pratici consigli su come prevenire e fermare il bullismo omofobico degli studenti nelle scuole cattoliche. Il documento, intitolato Made in God’s Image: Challenging homophobic and biphobic bullying in Catholic Schools (Fatti ad immagine di Dio: prevenire il bullismo omofobico e bifobico nelle scuole cattoliche) è stato prodotto dal Servizio per l’Educazione Cattolica (Catholic Education Service) della Conferenza Episcopale Cattolica (Catholic Bishops’ Conference) dell’Inghilterra e del Galles con il supporto della St. Mary’s University di Twickenham.
Testo originale: Made in God’s Image. Challenging homophobic and biphobic bullying in Catholic Schools