A teatro con “La Confessione”. Un prete gay racconta la sua storia
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“La Confessione. Un prete gay racconta la sua storia” di Marco Politi (già vaticanista e biografo di Giovanni Paolo II) ed Alfredo Traversa, è il primo spettacolo teatrale in Europa che racconta la condizione di un sacerdote omosessuale. Il lavoro teatrale è tratto dall’omonimo libro di Politi, dal titolo “La Confessione. Un prete gay racconta la sua storia”, con l’interpretazione e la regia di Alfredo Traversa.
L’opera nasce da un incontro con un prete che ha raccontato il suo mondo ed il suo vissuto, dall’entrata in seminario, alla sospensione e alla celebrazione eucaristica. “Un calvario attraverso le scomuniche della gerarchia ecclesiastica e la comprensione della condizione dell’uomo e dei suoi desideri carnali – dichiara Traversa -. Una testimonianza drammatica e sincera di un prete cattolico che scopre di essere omosessuale, raccontata sul palco senza segreti, mentre si mostra al pubblico come nell’atto di una confessione piena. Non c’è mediazione. Il suo corpo e la sua anima sono davanti agli spettatori“.
Lo spettacolo porta in scena il dissidio interiore di un uomo che vuole essere sacerdote e – al contempo – è conscio della propria condizione omosessuale. “Un uomo disarmato – dice Traversa – perché vorrebbe ‘tenere insieme’ tutte e due le sue parti, quasi un dramma dal sapore shakespeariano. Non è un atto di accusa alla chiesa, anzi: lo spettacolo indaga sull’uomo, nella sua interezza. Vuole essere un momento di riflessione su questo tema così delicato e raccogliere, insieme, il grido di dolore e l’appello di questo sacerdote. Credo che sia questa la funzione del teatro: portare in scena la verità, con le sue contraddizioni, e stimolare il pensiero“.
Dichiara Marco Politi, che ha raccolto la testimonianza del sacerdote: “Questa è la storia, mai raccontata, di un prete lacerato tra la fedeltà al proprio essere intimo e la fedeltà alla missione che ha scelto. La Chiesa contraria a Francesco demonizza gli omosessuali, ma non ha il coraggio di affrontare gli abusi”. “Non è stato facile arrivare sino a questo punto.
Sentire l’urgenza di portare un corpo in scena per vedere le sue piaghe. Per condividerne la contraddizione – racconta l’interprete Alfredo Traversa –, ho cercato lo scrittore e giornalista Marco Politi per anni, volevo comprendere quello che lo scrittore Vincenzo Cerami aveva già scritto sul conto del sacerdote nella prefazione al libro di Politi (‘E’ il viaggio di un’anima alta, messa a dura prova da un destino difficile. Chi parla è una persona speciale, vera e vivente. La sua voce è di un uomo disarmante e sincero fin quasi alla spudoratezza, ma ferma nel suo desiderio di assoluzione e di vita’).
C’è amore, c’è odio, c’è insicurezza, c’è distruzione, c’è salvezza, c’è conforto, c’è silenzio. C’è tutto il mondo nell’anima del nostro sconosciuto e se ci fosse una via d’uscita non ci sarebbe la vita, non ci sarebbe il teatro“.