A Torino il cammino sinodale diocesano incontra i genitori con figli LGBT
Resoconto di Elena Vigna di Agedo Torino sull’incontro del cammino sinodale con i genitori di figli LGBT tenutosi a Torino nella Parrocchia torinese di Santa Maria Goretti il 13 marzo 2022.
Domenica 13 marzo 2022 a Torino incontro del cammino sinodale con i genitori di figli LGBT. All’incontro erano presenti don Gianluca Carrega, docente presso la Facoltà Teologica di Torino e responsabile della pastorale LGBT per la Diocesi; Morena Savian, segretaria del consiglio pastorale diocesano e don Nino parroco di Santa Maria Goretti; compito dell’incontro raccogliere contenuti sul rapporto tra tematiche LGBT e Chiesa (cattolica) per portarli nella fase successiva del Sinodo.
Sono presenti una ventina di persone, quasi tutte appartenenti all’associazione Agedo (l’associazione di genitori, parenti, amiche e amici di persone LGBT+, ed erano presenti anche alcuni genitori de La Tenda di Gionata): 7 coppie di genitori, 4 genitori che sono venuti da soli e una persona che non ha figli. La maggior parte dei partecipanti si dichiara credente, in situazioni di maggiore o minore crisi rispetto al praticare attivamente nella comunità parrocchiale, proprio a seguito dell’avere avuto il coming out di figli/e gay o transgender. Un genitore dichiara di essere buddista e di essere interessato al discorso religioso.
Dopo un primo giro di presentazioni don Carrega invita i presenti a portare in modo libero e sereno la propria esperienza in merito al (loro) rapporto con la Chiesa.
Il primo genitore a parlare racconta del coming out del proprio figlio avvenuto nel 2005, in un tempo in cui ancora non si parlava di questi temi, in cui gli omosessuali si nascondevano e avevano timore di essere offesi e derisi. Racconta di due persone che, dopo una vita connotata da sofferenza e vergogna e non accettazione da parte della famiglia d’origine, si suicidano. Questo genitore chiede alla Chiesa di accogliere finalmente queste persone, per alleviare la loro sofferenza e poter dare loro dignità. L’associazione Agedo in questi anni ha permesso a questi due genitori, dopo aver affrontato la difficoltà familiare, di impegnarsi a livello sociale per la trasformazione dei modelli culturali.
Una coppia di genitori, che vive nella zona di Caluso (ndr comune di 7 394 abitanti della città metropolitana di Torino), racconta una situazione particolarmente difficile: entrambi sono stati attivi nella comunità parrocchiale per lungo tempo, organizzando corsi prematrimoniali, catechismo, e altre attività; al coming out del figlio hanno tentato di trovare nel parroco un punto di ascolto, ma non si sono sentiti accolti. Considerano che a volte i preti sono chiusi nel loro ufficio liturgico e poco inclini ad ascoltare la realtà umana.
Una mamma descrive la situazione attuale della chiesa come sull’orlo della crisi: pochissime persone partecipano alle celebrazioni, esiste un grande scollamento tra il messaggio evangelico e i comportamenti di rifiuto verso le persone LGBT, i divorziati, ecc… Alla crisi delle vocazioni corrisponde l’impossibilità per le donne di partecipare alla vita pastorale. A suo giudizio la Chiesa dovrebbe mettere in campo un grande processo di rinnovamento per continuare la sua missione.
Un’altra coppia di genitori racconta una esperienza più positiva, in quanto ha trovato una possibilità di confronto e supporto all’interno del gruppo di Equipe di Notre Dame di cui fa parte. Il consigliere spirituale in questo caso è stato accogliente e ha trasmesso dignità e forza al loro percorso. Alla luce di questa esperienza suggeriscono che tutti i genitori con figli LGBT abbiano diritto ad essere accolti e sostenuti nell’ambito della parrocchia. In questo senso chiedono che i parroci, i catechisti e gli animatori vengano formati da persone competenti, possibilmente persone appartenenti alla associazione Agedo.
Una coppia interviene portando un carico di angoscia e dolore: la loro figlia, che frequentava i gruppi in parrocchia, ha prima detto di essere lesbica e poi ha annunciato di voler fare la transizione per diventare maschio. Purtroppo, entrambi i genitori non hanno ricevuto, da parte della comunità di cui facevano attivamente parte, la disponibilità all’ascolto autentico e si sono allontanati con grande dispiacere.
Una coppia ancora racconta la sua esperienza dopo il coming out del figlio nel 1999 a Palermo, dove dopo alterne vicende una parrocchia aveva accolto i genitori di ragazzi LGBT, mostrando una grande capacità di apertura e accoglienza. Ad oggi questi genitori si sentono in difficoltà per un altro loro figlio, che si è recentemente dichiarato poliamoroso costruttivista. E’ una situazione difficile da comprendere e hanno paura del giudizio sociale.
Don Nino racconta che frequenta per amicizia due famiglie, in cui ci sono due figli gay; nessuno di loro si è confidato con lui, forse per vergogna, e lui stesso non ha saputo affrontare la problematica. Don Nino chiede al gruppo se deve affrontare lui l’argomento e come farlo.
Il gruppo valorizza la richiesta di aiuto del parroco e ritiene che rendersi conto di non essere preparato ad affrontare un tema delicato è il primo passo per cercare il modo appropriato. Una persona del gruppo suggerisce a don Nino di raccontare a questi amici dell’incontro con i genitori Agedo di oggi ed avviare così un possibile dialogo.
Mario Parrinello, in rappresentanza di Agedo, offre a don Nino la disponibilità a fare dei momenti di incontro sui temi LGBT in parrocchia.
Verso la fine dell’incontro alcune voci esplicitano dubbi in merito al fatto che i contenuti di questo incontro vengano trasmessi realmente al Sinodo.
Don Carrega risponde che al di là di quanto verrà trasmesso, è importante che si sia attivato un processo di ascolto della realtà LGBT, dalla voce dei diretti interessati e dei loro genitori, sicuramente questo non porterà a trasformare le istituzioni, ma costituirà un primo passo verso il cambiamento.
Una mamma dice che è importante valorizzare il Sinodo, come possibilità di comunicare partendo dal basso, in modo che i laici si assumano la loro responsabilità di credenti, rinunciando ad aspettarsi che siano sempre i preti ad agire i cambiamenti.
Morena afferma di aver parlato con il nuovo vescovo dell’incontro, già avvenuto con il gruppo Gionata, e di aver intenzione di fare lo stesso per l’incontro di oggi. Se la comunicazione raggiunge molte persone ci si potrà confrontare su questo sogno di Chiesa, capace di ascolto e inclusività.
Al termine dell’incontro un una coppia consegna un breve scritto, in cui chiede che nelle parrocchie gli operatori pastorali e i preti siano più preparati sui temi LGBT e formati su buone prassi di accoglienza e accompagnamento umano e religioso alle persone LGBT. Chiede inoltre che siano attuati cambiamenti nell’interpretazione della dottrina e che vi sia riscontro nei documenti ufficiali.
Anche un’altra coppia lascia una memoria scritta, in cui racconta di aver cercato, negli anni passati, vari modi per sollecitare da parte della Chiesa una attenzione pastorale verso i giovani omosessuali e i loro familiari, senza ottenere risultati. Emerge che nell’ambito della parrocchia tutti sanno, ma nessuno si è fatto avanti per prendere una posizione che renda visibile e dignitosa la realtà di loro figlio, che ora è lontano dalla Chiesa, ma non da Dio.