A Trieste sul Pride il mondo della fede si divide, tra preghiere contro e la partecipazione dei Cristiani LGBT del Progetto Rùah
Articolo Lilli Goriup pubblicato sul quotidiano Il Piccolo il 6 giugno 2019, pag.3
Il Pride “divide” la cristianità (di Trieste). In contemporanea al corteo cittadino si svolgerà infatti un rosario «a difesa della famiglia naturale, basata sull’unione legittima tra uomo e donna», organizzato da alcuni gruppi di preghiera mariani. Di sensibilità opposta è la comunità dei cristiani Lgbt, che rivendica invece la partecipazione al Pride proprio in quanto persone di fede cristiana. La Diocesi di Trieste in tutto ciò si dichiara «al di fuori di ogni polemica e di ogni intervento».
Andiamo con ordine. Come accennato alle 16.15 di sabato, dunque in concomitanza con il Pride, ci sarà una preghiera nella parrocchia della Beata Vergine del Rosario. Anche il luogo appare significativo. La chiesa in questione è dietro piazza Unità, dove transiterà il corteo a favore dei diritti delle persone Lgbt, ed è nota per celebrare spesso la messa in latino, come era uso prima del Concilio Vaticano II.
Il parroco, don Stefano Canonico, spiega che l’iniziativa di sabato è dovuta ai quattro principali gruppi mariani della città: «Mi hanno chiesto ospitalità e io li ho accolti».
Portavoce di tali gruppi è Salvatore Porro, che siede sugli scranni di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale a Trieste. «Abbiamo organizzato una giornata in difesa della famiglia naturale e cattolica – afferma Porro – ma non abbiamo niente contro sorelle e fratelli gay: prego per la loro conversione, così come faccio per tutti i peccatori». Nel senso che l’omosessualità è un peccato? «Il catechismo parla chiaro riguardo la sodomia. Ribadisco però che l’iniziativa non è contro le persone bensì a favore della famiglia».
La Diocesi, come anticipato, se ne tiene fuori e fa sapere attraverso don Ettore Malnati, braccio destro del vescovo, che «noi vogliamo la pace sociale e civile. Evidentemente deve trattarsi di un’iniziativa del parroco della Beata Vergine, che pertanto se ne assume la responsabilità. Noi abbiamo addirittura anticipato la veglia di Pentecoste, da sabato a venerdì, per non dare adito a fraintendimenti o polemiche a causa della concomitanza». Con la Curia si allinea anche il vecchio leone istrocattolico Bruno Marini, attualmente consigliere comunale di Forza Italia: «Pregare non fa mai male ma questo rosario rischia di essere strumentalizzato da gruppi ultraintegralisti presenti all’interno del mondo cattolico. Condivido la linea di grande prudenza adottata dal vescovo, fermo restando che per me il Pride è una carnevalata: rispetto le persone omosessuali ma penso che non siano discriminate nelle società occidentali, a differenza di quanto accade in quelle islamiche».
L’Associazione Progetto Rùah, che rappresenta persone Lgbt di fede cristiana in Friuli Venezia Giulia e Veneto orientale, sarà invece presente alla parata finale del Pride «per testimoniare, da cristiani. che l’amore rii Dio è per tutti – recita una nota -. Analogamente il 18 maggio abbiamo vegliato per il superamento dell’omotransfobia e per la celebrazione della diversità, assieme a tante persone e ad altrettanti rappresentanti della società civile».
Il loro spezzone sarà reso riconoscibile, all’interno del corteo, dallo striscione di Rùah e dalle tante magliette gialle con un cuore rosso al centro. Sulle t-shirt c’è scritto: «Ama il prossimo tuo come te stesso».