Aborto, credenti Lgbt, famiglie arcobaleno: sempre meno cattolica l’Irlanda che incontra papa Francesco
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato su Adista Notizie n° 23 del 23 giugno 2018, pag.13-14
È un’Irlanda che ha “divorziato”, con un grande “sì” al referendum sull’aborto del 25 maggio scorso, dal Magistero della Chiesa sull’etica sessuale quella che papa Francesco visiterà in occasione del prossimo incontro mondiale delle Famiglie, in programma dal 21 al 26 agosto a Dublino. Lo aveva fatto, questa Irlanda, anche nel 2015, dicendo un altro sì, quello al matrimonio omosessuale. E in questo contesto, con una Chiesa che cerca di riposizionarsi in una società irlandese sempre meno cattolica, i cattolici hanno risposto entusiasticamente alla convocazione dell’incontro (più di 30mila i cattolici registrati al momento, l’edizione più consistente dalla prima di Roma del 1994); «La visita di papa Francesco all’Incontro mondiale delle Famiglie non deve essere un evento isolato. Avviene nel momento in cui la Chiesa in Irlanda lotta per trovare un nuovo posto nella società e nella cultura irlandese, molto diversa da quello dominante che aveva nel passato», ha dichiarato il card. Diarmuid Martin di Dublino in un comunicato stampa.
In questa ricerca, che si svolgerà focalizzando l’attenzione su Amoris laetitia, gli organizzatori sanno di dover accogliere nuove sfide, come quella della pastorale alle persone omosessuali. Per questo hanno incaricato un grande costruttore di ponti tra Chiesa istituzionale e comunità Lgbt, il gesuita p. James Martin, autore del libro Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone LGBT, a parlare sul modo in cui genitori, famiglie e parrocchie possono accogliere le persone Lgbt: «Spero di condividere le “buone pratiche” di parrocchie che hanno saputo avvicinarsi alla comunità cattolica Lgbt», ha detto, secondo quanto riporta il settimanale gesuita statunitense America.
Si tratta di una novità, per l’evento istituzionale ecclesiale: nell’ultima edizione, svoltasi a Philadelphia nel 2015, le tematiche Lgbt erano infatti assenti dal programma ufficiale, mentre gli organizzatori dell’evento dublinese – nonostante il fatto che siano coordinati dal conservatore card. Kevin Farrell, prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita – hanno sempre affermato di voler includere questa dimensione, anche se hanno incontrato opposizione e ostacoli.
Lo scorso febbraio, ad esempio, la ex presidentessa irlandese Mary McAleese – storica attivista dei diritti dei cattolici Lgbt – lamentò il fatto che da un opuscolo promozionale del WMF intitolato “Amoris: Let’s talk Family! Let’s be Family!“, distribuito nelle parrocchie, fossero sparite sei fotografie di coppie omosessuali (sostituite da immagini di famiglie con padre, madre e figli) e il riferimento a un supporto pastorale per le unioni cosiddette irregolari. Nella versione originale dell’opuscolo, infatti, secondo quanto riportava il settimanale cattolico inglese The Tablet (31/1), compariva questa frase, ora depennata: «La Chiesa promuove l’ideale del matrimonio come impegno permanente tra un uomo e una donna, ma esistono altre unioni che offrono un supporto reciproco alla coppia. Papa Francesco ci incoraggia a non escludere mai, ma ad accompagnare anche queste coppie con amore, attenzione e sostegno». La misura, asseriva il Tablet, pareva essere stata adottata per accontentare i lettori del sito cattolico conservatore Lifesitenews, che, lo scorso ottobre, accusava l’opuscolo di «promuovere esplicitamente le relazioni omosessuali come forma di famiglia» e incitava a scrivere al card. Martin per protestare (v. Adista Notizie n. 9/18).
Martin, si legge su America, ha spiegato che vi è ancora disagio, tra alcuni leader della Chiesa, quando si tratta di esprimere support alle persone Lgbt nella Chiesa: «Ed è tragico. Per quale motivo non dovremmo aiutare cattolici battezzati a sentirsi inclusi nella loro Chiesa? L’argomento secondo cui sarebbero “peccatori” è del tutto fuori luogo perché siamo tutti peccatori. Dobbiamo considerare le persone Lgbt membri a pieno titolo della Chiesa, in virtù del loro battesimo. Devono sapere che Dio le ama e la loro Chiesa le accoglie».
Quanto al fatto che gli organizzatori invitino a parlare un personaggio come lui, è un messaggio importante, sostiene: «Il messaggio ai cattolici Lgbt appare chiaro: siete una parte importante della Chiesa». «Sono enormemente grato per questo invito – afferma il gesuita – non tanto per ciò che esprime riguardo al mio ministero o a quanto scrivo ma per ciò che esprime ai cattolici Lgbt, un gruppo di persone che si è sentito a lungo escluso. Spero che vedano questo invito, che ha dovuto essere approvato dal Vaticano, come un segno inequivocabile di accoglienza da parte della Chiesa».