Accettare la mia omosessualità mi allontanerà dalla Chiesa e da Dio?
Testo pubblicato sul sito di Devenir Un En Christ, associazione cattolica francese per cristiani omosessuali, libera traduzione di Giuliano e Giovanna del gruppo Davide di Parma
Per un cristiano non è facile accettare la propria omosessualità: sembra inconciliabile a priori essere allo stesso tempo credente e omosessuale. Bisogna capire che cosa si intende con «accettare»: vuol dire conformarsi a una «vita omosessuale» e cambiare il proprio stile di vita, oppure semplicemente rispettare la realtà, accettare se stessi in tutte le dimensioni del proprio esistere, comprese quelle affettive, e costruire la pace in se stessi?
Tuttavia molti ostacoli pongono il cristiano omosessuale in una posizione difficile. Ci sono discorsi non facili da ascoltare: dal momento che la Chiesa considera l’omosessualità come estranea alla legge naturale e la Bibbia qualifica gli atti omosessuali come un abominio, come si fa a non credere che Dio stesso condanni l’omosessualità?
A prima vista si ha ragione di pensare che accettando la propria omosessualità ci si allontanerà dalla Chiesa e quindi dal Cristo. Certo, la Chiesa ricorda con forza alla nostra società che omosessualità ed eterosessualità non possono essere poste sullo stesso piano; ma facendo questo, non intende condannare nessuno, dal momento che non si sceglie il proprio orientamento sessuale.
La Chiesa esorta prima di tutto a essere nella verità con se stessi, a non falsare il proprio sguardo su di sé, a non cercare di sottrarsi allo sguardo di Dio. Si può anche credere che accettandosi si cada nel peccato. Ma accettarsi è realizzare la verità in sé e davanti a Dio, riconoscersi per quello che si è, senza mentirsi, mentre il peccato è l’accettazione del male.
Avere il coraggio di guardare in faccia questa parte di se stessi che non si osa, non si vuole vedere, non è quello che ci domanda il Cristo? Un altro motivo di non accettazione della propria omosessualità può venire dai luoghi comuni che abbiamo su di essa. Posso aver paura di non riconoscermi, di perdermi in certe rappresentazioni dell’omosessualità; ma accettarsi è tutto meno che perdersi!
Ci si può invece chiedere se accettarsi omosessuale non ci avvicini a Dio e alla Chiesa. A Dio, perché fare verità in se stessi costringe sempre a cambiare l’immagine che si ha di lui; scoprendo un Dio che invece di respingerci ci ama così come siamo, siamo noi stessi incoraggiati ad accoglierci. Il Cristo è venuto a condividere la nostra vita, le nostre difficoltà, la nostra realtà umana.
Ha rivolto e continua a rivolgere su ciascuno di noi uno sguardo d’amore. È morto sulla croce per noi. Ci ama in modo assoluto. Non abbiamo bisogno di cambiare identità o orientamento sessuale per essere amati da lui. Accogliersi, ed accogliere la sua umanità é quindi un autentico cammino di fede. Così, accettando di essere come si è e accorgendosi che non si è meno amati agli occhi di Dio, si scopre un altro volto della Chiesa, una Chiesa di misericordia nella quale ognuno ha il suo posto.
Una Chiesa che non è un’istituzione e una comunità di gente perfetta, ma una popolo di uomini e donne in cammino su una via di santificazione. Si può percepire la Chiesa come giudice del nostro comportamento, ma si può anche vederla come colei che ci accoglie attraverso dei preti, dei battezzati, che ci aprono le braccia, ci danno una parola di speranza e ci guardano come loro fratelli.
Infine l’accettarsi, invece di allontanarci dalla fede, ci porta a fare unità in noi stessi, a riconciliare fede e omosessualità, a non vivere divisi in due.
Testo originale: Accepter mon homosexualité va-t-il m’éloigner de l’Église et de Dieu?