Accogliere le belve e gli angeli come parte della nostra Quaresima (Marco 1: 12-15)
Riflessioni bibliche di Francis DeBernardo, pubblicate sul blog di New Ways Ministry (Usa) il 27 febbraio 2012, liberamente tradotte da Marius
Di solito interpreto la Quaresima nel modo sbagliato: la considero come un tempo in cui dovrei essere più pio, digiunare, pregare, fare del bene e l’elemosina, in modo da prepararmi per la celebrazione della Pasqua. In genere, tutto questo dura più o meno una settimana . Ma questo non è l’unico modo in cui interpreto la Quaresima in maniera sbagliata. La lettura del Vangelo di Marco della prima Domenica di Quaresima racconta di come Gesù trascorse il proprio tempo “quaresimale”. Lunga solo quattro versetti (Marco 1: 12-15), probabilmente questa è una delle letture evangeliche più brevi del calendario liturgico. I primi due versetti recitano:
“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto,
ed Egli vi rimase quaranta giorni,
tentato da Satana.
Stava con le fiere,
e gli angeli lo servivano”.
I quaranta giorni in cui Gesù si preparò nel deserto furono affollati da due elementi che raramente considero nella Quaresima: belve e angeli. Gesù andò nel deserto per quaranta giorni e affrontò delle belve feroci. Quando osservo la Quaresima, di solito cerco di sfuggire alle belve della mia vita: le gelosie, l’orgoglio presuntuoso, la rabbia spietata, e molto altro ancora. Cerco di far finta che non ci siano. Cerco di sradicarle ignorandole. Gesù agiva diversamente: le affrontava e andava fra di loro. La Quaresima, che Egli ci mostra, non è lavorare per diventare una persona migliore, ma affrontare gli aspetti negativi della nostra vita, riconoscendone l’esistenza, e resistendo alla tentazione di essere governati da loro.
Affrontando le tentazioni, Gesù non ne ha conquistato la purificazione. Invece, ha permesso agli angeli di servirlo. In altre parole, quello che io faccio non è ciò che è importante nella Quaresima. Quello che è importante è essere aperto per permettere a Dio di entrare nella mia vita. Non conta ciò che io faccio, ma conta che io permetta a Dio di fare le cose nella mia vita. Il mio senso americano di indipendenza e di autonomia si ribella contro questo tipo di pensiero. Non dovrei forse fare qualcosa per raggiungere la salvezza? Be’, sì, ma credo che questo vangelo ci ricordi che la via di Gesù non consisteva in un cammino per guadagnarsi la salvezza, ma nell’essere aperti alla presenza di Dio nel mondo.
La seconda parte della lettura del Vangelo ci mostra perché Gesù trascorse quaranta giorni nel deserto con le bestie selvatiche e gli angeli:
“Dopo che Giovanni fu arrestato,
Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio:
Il tempo è compiuto e
Il regno di Dio è vicino.
Convertitevi e credete nel Vangelo”.
Quando torna dal deserto, Gesù va in giro a cominciare il suo vero ministero. Si tratta di una specie di risurrezione, in cui la sua nuova vita è caratterizzata dalla sua capacità di vedere e sapere che il Regno di Dio esiste nel mondo. Ha una nuova percezione della vita normale: che è già colma della giustizia e dell’amore di Dio. L’unica cosa che resta da fare è predicare questa notizia agli altri con la speranza certa che essi cambieranno vita e inizieranno a vivere la realtà del Regno di Dio sulla terra.
A coloro che lavorano per la giustizia e l’uguaglianza LGBT nella Chiesa e nella società, questa lettura del Vangelo reca qualche buona notizia. Abbiamo la tendenza a passare molto tempo a osservare ciò che è sbagliato e ingiusto nel mondo. Nel nostro desiderio di giustizia, può sembrare che per porre rimedio ai mali, molto dipenda da quello che noi facciamo come individui. La Quaresima può essere un buon momento per riorientare la nostra attenzione e affrontare i demoni e le belve dentro di noi, oltre che permettere ai nostri occhi di vedere gli angeli e tutti i modi in cui Dio vuole operare nella nostra vita.
Inoltre, la Quaresima può essere un momento per prepararci a una nuova vita in cui realizzare che Dio opera già nel mondo e che il nostro ruolo non è quello di creare la giustizia, ma di testimoniare e dar prova dell’azione di Dio per la giustizia. Il nostro compito è quello di affinare la nostra visione per essere in grado di osservare la giustizia di Dio, per far sapere agli altri che essa esiste, e per invitare anche loro a vederla.
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Testo originale: Welcoming Wild Beasts and Angels As Part of Lent