Accogliere oltre i pregiudizi. Proposte di pastorale cattolica con le persone omosessuali
Testo redatto dall’Associazione Teologica Cattolica d’America (Catholic Theological Society of America) pubblicata in Human sexuality: new direction in American Catholic thought, New York Paulist Press, 1977, pp. 211 e seguenti.
Nel 1977, per conto della “Catholic Theological Society of America”, fu pubblicato a New York il libro Human sexuality: new direction in American Catholic thought. Alle pagine 211 e seguenti si trovano alcune proposte di pastorale che invitano ad accogliere senza pregiudizi le persone omosessuali. Siamo convinti che, a distanza di quasi 50 anni, quelle proposte siano ancora vitali e abbiano un valore davvero profetico: spiccano i temi, attualissimi, della libertà della coscienza, delle “terapie riparative” e della benedizione dell’amore omosessuale.
Già il teologo Baget Bozzo, in un suo testo del 1978, citava ampiamente questo testo della Catholic Theological Society of America, anche se non lo condivideva totalmente, che pubblichiamo traendone la traduzione integrale dal libro di G. Baget Bozzo, Per una teologia dell’omosessualità. Gli scritti del prete e politico di Genova che anticiparono Papa Francesco, a cura di L. Accattoli, editice Luni, 2020, pp. 43-46.
Alcune proposte di pastorale per le persone omosessuali: accogliere oltre i pregiudizi
«Nell’attesa di un progresso della ricerca nell’ambito delle scienze teologiche e sociali e nell’esperienza di coloro che sono impegnati nella direzione pastorale degli omosessuali, possono essere proposte le seguenti linee di condotta pastorale, con un certo grado di certezza morale:
1. Prima di tentare di offrire guida spirituale o consiglio morale a un omosessuale, le persone impegnate nel ministero pastorale debbono prendere coscienza della complessità non solo dei problemi che trattano, ma della condizione omosessuale in se stessa.
Si calcola che il quattro per cento degli uomini sia esclusivamente omosessuale nella pratica del sesso, così come lo è una più piccola percentuale di donne: in questa categoria è compreso dunque globalmente il cinque per cento. Il cinque per cento può essere statisticamente una minoranza trascurabile, ma, in termini di esseri umani, stiamo parlando di milioni di persone. In termine di vita e di sofferenza umana, questo non è un piccolo numero e chiama all’impegno tutti coloro che hanno incarichi pastorali.
2. Prima di tentare di dare una direzione pastorale o di consigliare sul piano morale un omosessuale, le persone impegnate nel ministero pastorale debbono esaminare il loro atteggiamento. Infatti pregiudizi inconsci frutto di educazioni o di comportamenti sociali possono recare ingiustizia agli omosessuali e rendere impossibile una effettiva assistenza sul piano morale. Nessun beneficio reale può nascere da tale impegno pastorale se il sacerdote non elimina ogni traccia di pregiudizi che rendono impossibile una comunicazione reale:
– Il pregiudizio che ogni omosessuale sia attratto dai bambini e dagli adolescenti e ricerchi il contatto fisico con essi. Ci sono eterosessuali con le medesime inclinazioni; sembrerebbe infatti che, in proporzione al numero della popolazione totale, gli eterosessuali siano più disposti a molestare i bambini che non gli omosessuali;
– Il pregiudizio che gli omosessuali maschi siano identificabili come effeminati, e le donne omosessuali come mascoline; che gli omosessuali si riconoscano e formino un’autentica associazione segreta; che gli omosessuali tendano sistematicamente verso particolari professioni;
– Il pregiudizio che tutti gli omosessuali siano inclini a rapporti instabili o promiscui e che essi siano incapaci di costruire relazioni stabili;
– Il pregiudizio, forse il peggiore di tutti, che gli omosessuali possano con la forza della volontà mutare la loro condizione, o possano ricorrere all’esperienza di un rapporto eterosessuale. Il sacerdote non dovrebbe mai incoraggiare un omosessuale a contrarre un matrimonio eterosessuale; anzi, quest’azione dovrebbe essere sconsigliata.
3. Il trattamento psichiatrico o la cura psicologica non è in nessun modo un rimedio provato per la cura degli omosessuali.
4. Uno degli aspetti più importanti della condizione omosessuale è la coscienza di essere diversi dalla maggioranza della gente. Gli omosessuali, proprio perché nascondono abitualmente la loro identità nel vivere comune, hanno bisogno di amicizia e di associazione tra di loro al fine di partecipare, come ogni altro, i loro più profondi sentimenti ed emozioni.
5. Gli omosessuali hanno i medesimi diritti degli eterosessuali all’amore e alle relazioni affettive. A questo punto sorge la questione se gli omosessuali, in ragione della loro condizione, siano privati da Dio del diritto goduto dagli eterosessuali all’intima espressione sessuale del loro amore. Si deve presumere che gli omosessuali, in ragione della loro condizione, sono stati confortati da Dio con il “carisma” del celibato? Gli eterosessuali sono liberi di scegliere o di rifiutare la vita celibataria. È negata agli omosessuali tale scelta? Gli eterosessuali possono vedere nella continenza una vocazione: debbono gli omosessuali vederla come un destino o una condanna?
6. Gli omosessuali, proprio perché le loro unioni non sono sostenute dall’approvazione e dal sostegno che la società offre alle relazioni eterosessuali, soffrono la tentazione della promiscuità. La pastorale cattolica promuove, senza volerlo, tale promiscuità proprio consigliando di non dar vita a relazioni intime o esclusive.
Di fronte al problema della promiscuità, un sacerdote o un teologo moralista, dovrebbero raccomandare relazioni stabili e responsabili tra gli omosessuali, non semplicemente come il minore di due mali, ma come un bene positivo.
Accade sempre più spesso che a un sacerdote sia chiesto di benedire o di dare solennità liturgica a ciò che è chiamato “matrimonio omosessuale”. Poiché storicamente il matrimonio è stato inteso in termine di unione eterosessuale, sembra inappropriato ed erroneo indicare come “matrimonio” una relazione stabile tra omosessuali.
Al tempo stesso la preghiera, anche una preghiera comunitaria, per due persone che cercano di vivere una vita cristiana, con i valori di fedeltà, verità ed amore, non è al di là delle possibilità pastorali di una Chiesa la cui tradizione rituale contiene una ricca varietà di benedizioni. La possibilità di una tale azione va tuttavia considerata in termini di prudenza pastorale, considerando tutte le possibili conseguenze, ivi comprese le ripercussioni sul piano sociale.
7. Un dubbio invincibile, sia di diritto che di fatto, permette di seguire una solida e probabile opinione in favore della libertà. I dubbi tuttora aperti e le questioni senza risposta, le circostanze storiche che sono alla base del divieto biblico e tradizionale, la divisione delle opinioni tra i teologi, gli argomenti mirati a vedere gli atti omosessuali come non intrinsecamente cattivi fondano la possibilità che una solida opinione sia invocata a favore della libertà di coscienza degli omosessuali e del loro libero accesso alla Penitenza e all’Eucarestia. Un omosessuale che si impegni in atti omosessuali ha tutti i diritti ai sacramenti di una coppia sposata che pratica in buona coscienza il controllo delle nascite».