Adozioni gay for dummies: tutte le risposte a tutte le obiezioni
Considerazioni del 18 aprile 2012 di Andrea Bordoni pubblicate sul blog Voglio sposare Tiziano Ferro
Dopo il viaggio nel mondo delle obiezioni al matrimonio gay, ecco un nuovo vademecum di agile consultazione, sotto forma di botta e risposta, questa volta sulle adozioni e la procreazione medicalmente assistita. Per rispondere ad altri in maniera efficace o anche solo per rispondersi.
Spesso l’adozione è uno degli argomenti più usati come babau per spaventare anche coloro che sono favorevoli ai matrimoni gay (e spesso anche gli omosessuali manifestano dubbi e confusione al riguardo), rifacendosi a un supposto senso comune per cui un bambino allevato da una coppia gay non crescerebbe altrettanto bene che con due genitori eterosessuali.
Il senso comune infatti “dimostra ampiamente” che il mondo è popolato da persone tutte sane ed equilibrate allevate da genitori di sesso diverso.
Lo stesso senso comune che per molto tempo ha fatto credere anche che il sole girasse intorno alla terra e se ai tempi provavi a dire il contrario non solo non ricevevi neanche un Mi Piace su facebook, ma se insistevi ti davano pure fuoco.
Dato che, come vedremo, gli studi degli esperti esistono e si basano su famiglie reali, per il bene dei bambini è bene conoscerli e, volendo, riconsiderare anche le proprie posizioni, non c’è niente di male. Ecco quindi tutte le obiezioni e tutte le risposte. In primo luogo le più razionali, chiare e argomentate, con riferimenti puntuali al diritto, alla psicologia, alla pedagogia, ecc.
Di seguito in corsivo c’è la variante comica, un tipo di risposta più piccata e sarcastica, utile soprattutto verso chi non è disposto ad ascoltare ragionamenti altrui e non cambia mai idea neanche di fronte all’evidenza, così almeno ti congedi sentendo un applauso con standing ovation, anche se solo interiore.
Non so se in futuro in casa mia correranno a destra e a manca un bambino timido e talentuoso identico a Tiziano Ferro e una peste furbetta e sarcastica simile a me, ma vorrei fin da ora essere libero di scegliere ogni possibilità.
Stampate questo Adozioni gay for dummies, rilegatelo in pelle e speditelo al Papa, oppure condividetelo semplicemente su facebook e twittatelo, aggiungete obiezioni se ne mancano, fatene torce per processioni religiose se proprio non lo accettate o conservatelo finché non apparirà solo un ricordo di quella lotta che si faceva un tempo, quando in Italia i diritti per le famiglie gay ancora non c’erano…
Sì al matrimonio gay, ma no alle adozioni: un bambino ha bisogno di una figura maschile e di una femminile.
La stessa obiezione potrebbe essere fatta per la procreazione medicalmente assistita per le coppie gay, come molte altre obiezioni che seguiranno. Questo a molti sembra un argomento intelligente e schiacciante…
Anche Raoul Bova, che è stato il recente testimonial dell’iniziativa #nocoppiediserieb di Vanity Fair, nella sua intervista, pur appoggiando la lotta per il riconoscimento delle unioni gay, faceva dei distinguo sulla questione delle adozioni proprio dichiarando: “Su questo, personalmente, ho qualche riserva. Continuo a chiedermi se i bambini non abbiano bisogno di un padre e una madre”. Questo in realtà è un luogo comune, usato a volte in buona fede, alimentato dalla mancata conoscenza di aspetti fondamentali, ma poco diffusi, del reale sviluppo psicologico dei bambini.
Quando si tratta di bambini, meglio avere un dubbio che non averne, certo, ma perché continuare a chiederlo a se stessi, come fa Raoul Bova, anziché chiederlo agli esperti di psicologia e pedagogia, cioè coloro che hanno fatto del dubbio e della ricerca la loro professione, nell’interesse prioritario del bambino? Tutta la letteratura scientifica contraddice con forza questa obiezione. Non esiste ricerca al mondo che contraddica quanto appurato dall’American Psychoanalytic Association, dall’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e dall’American Academy of Pediatrics in vent’anni di studi longitudinali, e cioè che i genitori omosessuali, dati statistici alla mano, sono competenti esattamente come quelli eterosessuali e che la differenza o meno di sesso nella coppia non pregiudica minimamente lo sviluppo psicologico e psicosessuale dei figli.
Per coloro che hanno trovato confusionari i nomi delle associazione americane, ecco cosa dicono gli psicologi italiani:
L’Associazione Italiana di Psicologia ricorda che le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale […]. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno.
In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano. In particolare, la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano dello stesso sesso.
I bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione, insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali.” Leggi tutto il testo
I processi identificativi del bambino sono molto più articolati, e non si limitano alle figure del padre e della madre. La differenza dei sessi viene riscontrata dal bambino in altri membri della famiglia, a cominciare dai nonni, e all’esterno, come del resto avviene nelle famiglie con un unico genitore che in Italia (dove i single non possono adottare) rimandano peraltro, a differenza delle famiglie omosessuali, a un’esperienza di perdita (morte, divorzio, scomparsa di uno dei genitori).
Come dice la Teoria dell’attaccamento, lo sviluppo affettivo dei bambini non dipende dalla differenza di sesso dei caregiver (cioè di chi l’accudisce) ma dalla capacità del genitore di essere sensibile e responsivo, ovvero di rendersi conto delle esigenze e delle emozioni del bambino e di rispondere ad esse in maniera adeguata. Il bambino identifica questa figura in qualsiasi adulto in grado di rispondere a queste due caratteristiche, non è una peculiarità della donna, né una conseguenza automatica dell’aver partorito.
Chiunque dica il contrario ha come sempre l’onere della prova. Non basta ripeterlo allo sfinimento per renderlo vero.
In Italia un bambino per crescere bene ha bisogno di una figura maschile, di una figura femminile e di S.O.S. Tata.
Io non credo negli studi che sostengono che un bambino cresca bene allevato da una coppia gay
Questa è una contestazione che non ha appigli logici. Non capisco come i pareri personali, scaturiti da una parziale conoscenza dell’argomento, possano valere più dei fatti appurati da così tanti organi indipendenti. Non vi è ragione per non dare credito a questi studi che sono stati condotti da specialisti in ambito psichiatrico e con una metodologia che non ha ricevuto fino ad oggi alcuna contestazione. Alcuni detrattori arrivano addirittura a sostenere che i vari ordini di psicologi, come per esempio l’APA, sono al servizio delle lobby gay. È un vecchio trucco quello di attaccare e tentare di screditare chi fa un’affermazione se non si hanno argomenti per confutare l’affermazione stessa. E in questo caso non si tratta di una semplice affermazione, ma della presentazione di risultati frutto di anni di lavoro e dedizione.
E se per assurdo questo ragionamento fosse vero, perché nessuna associazione di psicologi pilotata stavolta dalle lobby cattoliche ha potuto presentare studi reali che contraddicessero queste ricerche?
[aggiornamento del 25 ottobre 2012]L’unica ricerca che arriva a risultati diversi, quella di Regnerus, è stata definita dai suoi stessi colleghi “una stronzata”. E non perché è stata finanziata dalle lobby cattoliche (e lo è stata), ma per grossi e riconosciuti problemi di validità, sia nell’estrazione del campione, sia nella raccolta dei dati, sia nelle estrapolazioni statistiche. Qui trovate un’analisi dettagliata dell’imbarazzante (per i detrattori delle adozioni) questione.
La realtà sta da tutt’altra parte: “Raramente si può reperire un consenso tanto forte in qualunque ambito delle scienze sociali come nel caso dei genitori omosessuali” (L. Cooper, P. Cates, Too High A Price: The Case Against Restricting Gay Parenting, Aclu, New York 2006, p. 36).
E io non credo che tu non creda negli studi che sostengono l’adozione gay. Specchio riflesso. Schermo totale. Tuo senza ritorno. Chiuso.
No all’adozione gay, perché altrimenti molti più bambini diventerebbero gay come i genitori
Tutti i gay che conosco hanno genitori etero, perciò mi pare lapalissiano che l’orientamento sessuale dei genitori non determini in alcun modo quello dei figli! Se questo ragionamento non bastasse, ricordo che vent’anni di studi condotti su bambini allevati da coppie gay o lesbiche hanno dimostrato che questi non sono statisticamente più omosessuali di quelli allevati da un uomo e una donna.
In una società aperta probabilmente molti giovani (sia quelli allevati da coppie gay sia quelli allevati da coppie etero, o da single) crescerebbero senza un pregiudiziale blocco psicologico rispetto a una loro eventuale omosessualità o bisessualità. In una società del genere, capace di dare pari dignità a tutti gli orientamenti, molti giovani gay raggiungerebbero una consapevolezza meno traumatica di loro stessi e vivrebbero più serenamente e apertamente. L’unica conseguenza sarebbe una diminuzione drastica della sofferenza di tanti adolescenti, nonché di adulti. Quindi non è vero che ci sarebbero più gay, ma probabilmente è vero che l’omosessualità sarebbe più visibile. È forse questo che in realtà disturba chi fa questa obiezione. E la ragione è semplice: anche se non sempre a livello conscio, considera i gay inferiori agli eterosessuali.
Ma figlio mio, tutto l’opposto. I figli delle coppie gay sarebbero etero perché, si sa, i ragazzi fanno sempre il contrario dei loro genitori.
Sono contrario alle adozioni gay: è un atto egoistico
L’adozione è qualcosa di molto complesso. In Italia per poter adottare un bambino bisogna superare molti scogli. Test e colloqui con psicologi e assistenti sociali, e se queste persone ti considerano adatto l’attesa è comunque di molti anni, e l’operazione è costosa, ci vogliono migliaia di euro. Bisogna essere motivati per poter portare avanti un progetto del genere: decidere di adottare un bambino è cominciare un percorso durissimo. La stessa cosa varrebbe se a decidere di adottarlo fossero due uomini o due donne, come già si fa in altre parti del mondo. Allora perché quando qualcuno si dice contrario all’adozione da parte di coppie gay sembra riferirsi a due checche shampiste che stanche di fare colpi di sole decidono di prendersi un bambino al negozio di bambini dal momento che volevano un gatto ma uno dei due è risultato allergico al pelo?
Il punto centrale è certamente un altro, sempre lo stesso: l’interesse del bambino. Essere concepito per caso o per sbaglio da una coppia etero è nell’interesse del bambino? Oppure è nell’interesse del bambino essere a lungo desiderato e minuziosamente progettato da una coppia (omosessuale o etero che sia)? C’è chi ha una diversa opinione. Infatti c’è chi, con una buona dose di razzismo, non teme di dire: “Il desiderio di maternità e di paternità un omosessuale se lo deve scordare. Paradossalmente, è meglio che stia in Africa nella sua tribù, piuttosto che cresca con due donne o con due uomini”. Lo ha dichiarato pubblicamente l’allora ministro delle Politiche per la famiglia Rosy Bindi. Opinioni.
Di fatti invece ci parla l’American Psychoanalytic Association:
“è nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti e capaci di cure. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale”.
L’egoismo è quella cosa che si alza la notte quando tuo figlio piange… Ah no! Quelli sono due genitori che hanno adottato un bambino, scusate.
Sono contrario alle adozioni e alla procreazione medicalmente assistita per i gay: c’è troppa omofobia e il bambino sarebbe oggetto di scherno, soffrirebbe
Il riconoscimento giuridico stesso delle famiglie omosessuali e la loro pari dignità sociale ridurrebbero e toglierebbero armi all’omofobia. Se no vietiamo anche alle persone di colore di fare o adottare figli, perché c’è troppo razzismo, i bambini ne soffrirebbero. Eliminiamo il problema alla radice! Oppure… oppure non bisogna rimandare una legge sulle adozioni o sulla procreazione medicalmente assistita, ma accelerare la lotta all’omofobia e al razzismo.
Le persone a un certo punto della loro vita muoiono. Non mettiamo al mondo nessuno così non muoiono e non soffrono.
Io sono contro la “fecondazione artificiale” per le coppie gay, perché l’unica famiglia è quella tradizionale cattolica
Leggendo i libri di pedagogia e sociologia, o semplicemente passeggiando in un parco in una giornata di sole, tutti possono accorgersi che non esiste LA famiglia, ma LE famiglie. E questo è vero e funziona da anni. Non c’è un solo modo di tirare su cuccioli di uomo sani ed equilibrati, ma molti. Quando i nostri bisogni di base vengono soddisfatti, quando ci vogliono bene, veniamo su bene. Però questo per alcuni non è accettabile perché se un bambino viene su bene con una mamma single, se cresce sano con due papà, o con una famiglia allargata, o multietnica o multireligiosa o addirittura in cui i due genitori sono atei, allora possiamo mettere via il Presepe, o meglio metterlo tra le tante possibilità, togliergli l’esclusiva.
A ben pensarci, anche Giuseppe e Maria, che i nostri sostenitori della famiglia “naturale” ci vogliono presentare come modello, erano una coppia ben particolare. Lasciamo perdere la grande differenza d’età (Maria era per i nostri standard molto minorenne nel momento del concepimento), differenza largamente accettata all’epoca (come si evolvono le società, vero?). Beh, Maria e Giuseppe hanno concepito Gesù senza fare sesso tra loro e lo hanno allevato, proprio come accade anche alle coppie gay (o ad altre coppie che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita). E senza fare sesso neanche dopo, cosa che io trovo poco salutare, ma quest’ultima è una mia personale opinione.
Il punto è che vogliono dirci come dobbiamo essere per allevare i nostri figli, non cosa dobbiamo fare per rispondere ai loro bisogni di amore, comprensione, curiosità per il mondo e per le persone. E questo è razzismo bello e buono – anzi brutto e cattivo. Ecco perché la lotta affinché siano riconosciute tutte le famiglie non è una questione gay o lesbica, ma una questione che interessa la libertà di tutti.
Allora io sono contrario alla “fecondazione artificiale” per le coppie gay, ma anche alla famiglia tradizionale cattolica perché penso che l’unica famiglia felice sia quella tradizionale dei Cunningham di Happy Days, con Fonzie adottato!
Conclusioni
Sul “superiore interesse del minore” e sui diritti del fanciullo siamo tutti d’accordo. Ma se l’argomento dell’egoismo è insensato (perché avere un figlio è molto impegnativo e poi la stessa “accusa” può essere rivolta alle coppie etero), l’argomento “i bambini adottati da gay soffriranno” è ancora una volta la strategia del piano inclinato, che consiste nell’additare conseguenze sempre più terribili come spauracchio contro la possibile estensione del matrimonio alle coppie omosessuali, in questo caso la sofferenza dei bambini. Il meccanismo e la sua fallacia lo illustravo qui, in risposta all’obiezione Se tutti sposassimo una persona del nostro stesso sesso, l’umanità si estinguerebbe. È tutto il contrario. Per due motivi.
Primo: i bambini soffrono se non adottati. Un bambino ha il diritto di essere parte di una famiglia amorevole, ed è provato che molte coppie gay possono offrire proprio questo. Non si sta parlando del diritto all’adozione, che non esiste, ma di allargare il bacino dei potenziali genitori, nel superiore interesse del bambino.
Secondo: tutte le leggi in tutela delle genitorialità omosessuali sarebbero proprio nel preminente interesse del minore. Perché quella che stiamo facendo, ripeto, non è una discussione teorica: famiglie gay esistono già, anche in Italia. E bisogna scegliere se dare a questi bambini la sicurezza di una famiglia riconosciuta e protetta dallo Stato o negargliela.
Un esempio concreto? Se una coppia lesbica ha una bambina e muore il genitore biologico, non va all’altra mamma, a cui vuole bene, con cui è cresciuta e che identifica come genitore, ma viene considerata dalla legge italiana adottabile. Questo è inaccettabile. Contrario alla scienza, alla coscienza, all’interesse del bambino e alle leggi del buonsenso, ma non contrario alle leggi italiane.
Voglio infine ricordare una cosa fondamentale. Oggi anche in Italia lesbiche e gay che vivono una vita di coppia sono già giuridicamente una famiglia al pari di una coppia eterosessuale. La Corte di Cassazione, con la sentenza del 15 marzo 2012 n. 4184, ha infatti chiarito che la coppia formata da persone dello stesso sesso ha “diritto alla vita famigliare” e quindi deve godere delle stesse tutele di una coppia coniugata, potendo in caso di discriminazione rivolgersi ad un giudice. Il problema è infatti che mancano leggi specifiche, che la Comunità Europea ha più volte invitato l’Italia a definire.
La stessa Costituzione italiana dice:
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese“ (art. 3).
Quindi secondo la Costituzione è compito della Repubblica rimuovere la discriminazione in base all’orientamento sessuale che limita di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini gay, allargando il matrimonio alle persone dello steso sesso in ottemperanza al principio secondo cui “tutti i cittadini sono eguali davanti alla leggere senza distinzione di sesso”. Compito finora completamente disatteso.
In conformità con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, la “Risoluzione del Parlamento europeo 13 marzo 2012 sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea” ribadisce chiaramente:
Il Parlamento europeo, considerando che le famiglie nell’UE sono diverse e comprendono genitori coniugati, non coniugati e in coppia stabile, genitori di sesso diverso e dello stesso sesso, genitori singoli e genitori adottivi (…) invita gli Stati membri a elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali (…) al fine di garantire un trattamento equo per quanto concerne il lavoro, la libera circolazione (…) e la tutela dei bambini. E si rammarica dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di “famiglia” con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli.
In attesa di essere riconosciute concretamente e interamente dallo Stato italiano, queste famiglie e queste coppie gay continuano ad amarsi e a farsi carico di dolori e gioie nella vita quotidiana. In attesa di essere trattate come famiglie, continuano a essere famiglie.
Per chi vuole approfondire, consiglio la lettura di due ottimi libri che mi hanno aiutato in questa compilazione: “L’abominevole diritto” di Matteo M. Winkler e Gabriele Strazio e “Citizen gay” di Vittorio Lingiardi, entrambi editi da Il Saggiatore.