Affrontare la questione dell’omofobia a scuola: perché, come e con chi?
Testo tratto dalla guida pedagogica “Combattre l’homophobie : pour une école ouverte à la diversité” curata da Tanguy Pinxteren e Florence Tamagne, edita dal Ministero della Comunità Fancese del Belgio, 2005, pp.9-11, liberamente tradotto Gianluca Caselunghe
Questa guida affronta la lotta contro l’omofobia e promuove una scuola aperta alla diversità. L’orientamento sessuale minoritario è qui trattato senza stabilire gerarchie morali o sociali tra le differenze, al fine di informare obiettivamente i giovani e a non imporgli un modello relazionale adottato dalla maggioranza. Nel momento in cui i giovani scoprono e costruiscono la loro identità, l’orientamento sessuale è presentato come uno degli aspetti di un sistema relazionale comprendente più dimensioni: amorosa, emozionale, sessuale, identitaria, coniugale e parentale. L’accento viene posto sull’abbandono dei pregiudizi e degli atteggiamenti o comportamenti omofobi e sullo sviluppo dell’autostima.
La scuola, spazio di emancipazione individuale e sociale
1.1 L’orientamento sessuale minoritario: un argomento tabù
In un buon numero di scuole belga, l’omosessualità rimane un argomento tabù. In ogni istituto, ci sono insegnanti ed allievi omosessuali, figli di famiglie omo-genitoriali che a volte fanno i conti con un assenza di informazioni e/o sostegno. Come mette in evidenza lo studio su la “promozione della sanità riguardo i giovani d’orientamento sessuale minoritario” realizzato nella Comunità Francese nel 2003, il contesto scolastico è uno dei principali luoghi d’apprendimento della vita in società e contiene potenzialità inestimabili per favorire l’educazione alla diversità.
Due studi realizzate nelle Fiandre sono illuminanti a questo riguardo:
– L’organizzazione senza fini di lucro “De Holebifabriek” ha svolto un’inchiesta nella quale i risultati (K. Pelleriaux, 2001) dimostrano come solo il 10% degli alunni afferma di aver ricevuto abbastanza informazioni sull’omosessualità; il 60% di loro dice di non aver alcun problema con l’omosessualità ma la maggioranza ammette che “se fossi omosessuale, non lo direi a nessuno”.
– Uno studio dell’Universita di Gand (J. Vincke, 1999) ha messo in luce che l’85% delle persone d’orientamento omosessuale o bisessuale affermano di non aver mai sentito parlare di omosessualità nei loro percorsi scolastici, tra il 15% di chi ne ha sentito parlare, il 60% si dice insoddisfatto della maniera in cui ne hanno sentito parlare o del contenuto dell’informazione ricevuta.
1.2 La scuola, luogo di integrazione delle evoluzioni sociali e legali
In molti casi, il primo luogo dove un giovane gay o una giovane lesbica fanno esperienza dell’incomprensione e, a volte, della violenza omofoba è la propria famiglia. La scuola è in seguito il luogo dove si cristallizzano ancora troppo spesso le manifestazioni di omofobia. Diversi giovani gay e lesbiche interrogandosi sul loro orientamento sessuale non esitano ad affermare che la scuola per loro sia un vero e proprio incubo. Testimoni o vittime della violenza omofoba, questi giovani vivono per la maggior parte del tempo i loro orientamenti sessuali nell’isolamento, la segretezza e la vergogna. Temendo lo sdegno di chi li circonda, ricercano poco aiuto e, per queste ragioni, non beneficiano del sostegno necessario che potrebbero offrire loro gli insegnanti e il personale nella scuola.
L’omofobia che viene praticata nei loro confronti si può manifestare come violenza verbale (prese in giro, insulti), psicologica (molestie ed intimidazioni), fisica (aggressione e stupro). L’omofobia può essere anche diretta verso giovani che, per i loro atteggiamenti, comportamenti o modi di vestire, si smarcano dalle norme tradizionalmente associate alla femminilità e alla mascolinità. Generalmente, gli insulti e le beffe a carattere omofobo si odono nelle classi e nei corridoi delle scuole. Le intimidazioni e le aggressioni sono, il più delle volte, compiute all’insaputa degli insegnanti e del personale, in luoghi come il cortile della scuole, gli spogliatoi e i bus scolastici, prima delle ore di lezione.
Secondo lo studio di J. Vincke, questi atti di violenza sono commessi più spesso dai ragazzi del secondo ciclo delle primarie. Le testimonianze di giovani gay e lesbiche ci mostrano che la frequenza di questi atti e la loro brutalità s’intensificano nel corso dei gradi secondari (J. Vincke, 1998, 2000). Non bisogna credere tuttavia che l’omofobia sia esclusiva dei ragazzi: anche le ragazze sono autrici di violenze omofobe. Sebbene meno frequente, la violenza esercitata dalle ragazze prende soventemente le forme dell’etichettamento e della stigmatizzazione dei loro pari. Se i ragazzi son soliti a lanciare brutalmente degli insulti omofobi in pubblico verso giovani con i quali non si frequentano o hanno pochi legami affettivi, le ragazze, per quello che le riguarda, mostrano pregiudizi ed esclusione nei confronti dei loro compagni nel circolo delle amicizie femminili personali.
I giovani provenienti da famiglie nelle quali la cultura di riferimento accetta più difficilmente l’omosessualità mostrano spesso resistenze più significative verso l’omosessualità. Queste resistenze sono spesso associate a credenze religiose o a riferimenti culturali, in particolare nel caso dei giovani i cui genitori provengono da paesi dove l’omosessualità è un crimine o condannata pubblicamente dalle istituzioni.
1.3 La portata e le conseguenze drammatiche
Ci sono pochi studi sulla frequenza di atteggiamenti e comportamenti omofobi nei luoghi scolastici. Tuttavia, dati raccolti negli Stati Uniti testimoniano la frequenza allarmante della violenza omofoba vissuta dai giovani omosessuali o bisessuali a scuola ed il sentimento di insicurezza che essa genera tra di loro[1].
Nelle Fiandre, la Holebifederatie ha raccolto una serie di testimonianze di aggressione subite da giovani gay e lesbiche:
– A seguito di molestie, una lesbica ha dovuto lasciare la scuola, i professori e la direzione non hanno reagito alle violenze fisiche e psicologiche che le hanno fatto subire-
– E’ stato proibito ad un alunno di vedere il suo ragazzo in collegio, l’educatore spiega: “Deve avere relazioni colle ragazze e che non c’è alcun omosessuale che tornerà al foyer (locale di riunioni)”.
– Prima della sua nomina, un professore ha dovuto rendere conto alla dirigenza sulla sua affiliazione ad un gruppo locale di giovani gay e lesbiche.
– Un alunno di sesta secondaria ha ricevuto uno zero per una relazione sugli avvenimenti delle vacanze nel quale aveva redatto un compito riferendo delle attività di un gruppo di giovani gay e lesbiche. Secondo la professoressa di olandese “non si può trattare di un argomento come questo qua in una relazione”.
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[1] La Gay Lesbian and Straight Educators Network (GLSEN) ha effettuato due inchieste nazionali tra le scuole secondarie americane, nel 1999 e nel 2001. L’ultima rivela, tra le varie, i seguenti fatti: quasi un terzo dei giovani LGBT ammette di aver saltato almeno un corso nel corso dell’ultimo mese perché non si sentivano affatto sicuri a scuola a causa dell’omofobia, più di un quarto dei giovani LGBT ha affermato di essere vittima di molestie verbali omofobe da parte di altri ragazzi, mentre circa un dieci per cento ha fatto rapporto di aver subito frequentemente violenze omofobe fisiche nel corso dello scorso anno scolastico.
Testo originale: Combattre l’homophobie : pour une école ouverte à la diversité