Agosto e quel manifesto funebre deturpato dagli omofobi
Riflessioni di Massimo Battaglio
Gli episodi di omofobia rilevati nel mese di agosto non sono molti: 6, per un totale di 9 vittime. La cosa mi puzza: mi sa che l’attenzione dei media, subissata di notizie di violenza sulle donne e sui bambini, è un po’ calata rispetto alle nostre questioni. A risvegliarla, ci ha ripensato il generale Vannacci con le sue sparate. E infatti, tre dei sei episodi riguardano fatti avvenuti immediatamente dopo l’uscita del suo… libro (?)… pamphlet (?)… il suo coso. Non è da escludere che, in futuro, emergeranno altri casi verificatisi in questo mese. Non sarebbe una novità, in momenti come questo.
L’episodio sicuramente più raccapricciante di tutti – per quanto apparentemente leggero – è avvenuto a Pinerolo (TO) il 28 agosto, quando un manifesto funebre che annunciava la morte di Adriano Canese, anni 76, sposato con Corrado Brun, è stato imbrattato con una scritta inequivocabile: un post-it con la parola “froci” seguita da punto esclamativo. Parole che feriscono i vivi; inaccettabili se riferite ai morti.
Adriano e Corrado, una storia d’amore che dura trentanove anni, sono piuttosto conosciuti, nel pinerolese. Canese, in particolare, è stato tra i fondatori di una delle prime radio libere locali, Radio Koala, un’emittente che segue la mission – importante – di “far compagnia” ma che non si è mai fatta problema, fin dalle origini nel 1975, di parlare positivamente di omosessualità e inclusività.
Per questa loro notorietà, i due hanno sempre dovuto fare i conti con i benpensanti e con gli omofobi locali, sopportando insulti, minacce. Lo dice Corrado in un video pubblicato anche su youtube:
“In trentanove anni della nostra storia insieme, abbiamo avuto molti attacchi, soprattutto negli anni ’80. Avevamo un’attività, una radio, organizzavamo eventi, manifestazioni, eravamo sempre molto esposti, sotto i riflettori. Era anche facile, per gli odiatori, individuarci o trovare in noi un obiettivo. E quindi venivamo bersagliati da centinaia, forse migliaia di lettere anonime, telefonate minatorie. Subimmo addirittura un attentato al ponte trasmettitore della radio”.
A un certo punto decisero di trasferirsi e scelsero un paesino nella valle, Torre Pellice, dove “era sembrato di rivivere”. Poi l’unione civile, celebrata tra le prime, nel 2017, e quindi gli anni da marito e marito, ufficialmente, alla luce del sole. Della Legge Cirinnà, Corrato dice: “a noi ha cambiato la vita”.
Non si aspettava, proprio nel giorno più doloroso della perdita di Adriano, di doversi ritrovare nella morsa degli omofobi. Il manifesto funebre imbrattato. In realtà, chiarisce Corrado, questo episodio
“addirittura trascende l’omofobia. Non saprei neanche come definirlo perché è inqualificabile”. “E’ un bruttissimo segnale di come la società stia regredendo. Già sarebbe inaccettabile una scritta del genere fatta con lo spray su un muro, ma addirittura su un manifesto funebre! Un foglio in cui c’è scritto che una persona è deceduta, è mancata. Siamo oltre la morale, oltre la civiltà”.
Il video, girato per Fanpage e diffuso ieri 30 agosto, ha ottenuto moltissime visualizzazioni e ha suscitato grande cordoglio e solidarietà. Molti si sono sentiti in dovere, anche nei giorni precedenti, di esprimere affetto e sdegno, in tutti i modi. Ma tra i commenti allo stesso video, continua anche a riprodursi la catena dell’odio.
C’è quello che polemizza sul termine “marito”, c’è il bigotto che sentenzia che tra due maschi non può esserci amore ma solo un sentimento alimentato dal demonio, quello che parla di “rinnegamento della natura”. E poi ci sono gli appassionati di scie chimiche, che gridano anche questa volta al complotto. Sostengono che, quel post-it, “se lo sono messi loro” per fare propaganda al ddl Zan. Geniale!
Compiere questi gesti e fare questi ragionamenti davanti a un manifesto funebre significa aver perso il senso della morte e, di conseguenza, quello della vita. Significa che l’esistenza di chi ci sta intorno non conta più niente per noi o perlomeno che non conta come la nostra indiscutibile “opinione”. E questo è possibile solo quando si resta soli, soli come cani.
Questo sono gli omofobi da tastiera (e adesso anche quelli da manifesto funebre): individui soli come cani abbandonati sull’autostrada. Gente incapace di interagire, di stare al mondo, persone infelici che vogliono estendere al prossimo la propria infelicità. Ecco perché è importante la mission di Radio Koala: “far compagnia”, appunto, combattere la solitudine, evitare la disumanizzazione.
Cerchiamo di non sprofondare in questo baratro. Non chiudiamoci mai al mondo. Fare la fine di un omofobo – povera creatura – è veramente triste. La nostra vita sia sempre piena di colori, come è stata quella, bella, coraggiosa, serena, di Adriano, il cui sorriso ricorderemo a lungo, mentre l’autore di quel post-it non avrà mai un volto.
Per approfondire> Cronache di Ordinaria Omofobia.org