Ai miei amici cattolici che si scagliano contro il matrimonio gay. Ascoltatemi!
Riflessioni di padre Jonathan pubblicate sul blog Père Jonathan (Francia) il 15 gennaio 2013, liberamente tradotte da Rita
È uno strano privilegio essere prete, gay ed emarginato. Io m’incontro con tanti amici che hanno manifestato (in Francia) il 14 gennaio contro il disegno di legge sul “matrimonio per tutti” e che me lo raccontano con entusiasmo.
È l’occasione per comprendere le motivazioni dei manifestanti, che non sono né “umoristi televisivi”, né “omosessuali pro-magistero”, ma solo bravi cristiani.
Devo riconoscerlo, anche se mi scoccia: molti sono onesti e pacifici cristiani, niente affatto retrogradi, senza tendenze da “azione cattolica”.
Eppure si sentono violentemente aggrediti da questo disegno (francese) di legge (in favore del matrimonio gay) e dalla virulenza di certe prese di posizione dei sostenitori del disegno di legge.
Alcuni sono preti di larghe vedute, figli del vaticano, ben formati, senza snobbismi, senza nessun tradizionalismo. Come è possibile?
L’omosessualità ha questo di strano, è una differenza invisibile. Se è vero che ci sono dei cliché sull’omosessualità, se alcuni sembrano davvero tali, e se certi carri del Gay-Pryde ci scherzano sopra, tutti gli altri gay e lesbiche sono indistinguibili. Normali. Banali.
Si può vivere senza vederli. Si può, anche se si è convinti che essere omosessuale è essere “bizzarri” (è per questo che in inglese si dice “strano”).
Non affibbiargli mai un’etichetta, perché sono normali. L’omosessualità ha questo di strano, che quelli che hanno, un giorno, preso coscienza di esserlo, son passati attraverso i dubbi, le fragilità, le esitazioni… in breve il contrario della proclamazione, dell’affermazione di sé.
È sufficiente allora vivere in un ambiente dove, senza malvagità, senza pensare, si sentono gli amici far scivolare un’osservazione avvilente per i gay, per sapere che non si deve dire nulla
Amici che, in buona fede, non sono più omofobi di altri, ma che qualche parola di troppo passa sempre, che vivono come se l’omosessualità non esistesse affatto. O come se non esistesse se non in certi “folli” locali parigini.
Si, questi bravi amici, questi buoni cattolici, mettono un muro di silenzio, di tabù, terribile per coloro che ne sono vittime, e lo fanno persino senza rendersene conto.
La maggior parte sono convinti di non essere omofobi; sono certi che accoglieranno bene il coming out di uno di loro. E poi, non è da loro giudicare… e per tre parole paroline che dicono di volta in volta, e che apparentemente non vogliono dir nulla, loro fanno quel silenzio che, a noi omosessuali, ci fa davvero male e paura.
Colui che prende la parola per dirsi omosessuale dovrà allora rompere il silenzio. Deve trovare delle parole che non ha imparato in famiglia, o nella sua parrocchia e nemmeno nella sua scuola cattolica.
Deve parlare un giorno dopo aver taciuto per troppo tempo. Come stupirsi se aveva, in quel momento, una carica di violenza, di rottura, che sembra voler attaccare il dolce silenzio di quelli che, senza saperlo, sono omofobi? Come stupirsi se loro vivono questo come un’aggressione e se ne sentono vittime?… mentre sono loro i colpevoli?
Basta guardarli tutti quelli che, ora che il governo propone il “matrimonio per tutti”, loro propongono un contratto, lo statuto per “i suoceri”.
Queste proposte sono, per un certo verso, magnifiche, e forse persino più giuste e precise del disegno di legge governativo. Ma doveva essere fatto prima! Perché hanno atteso?
Perché se sono favorevoli a giustizia e verità, non si sono resi conto che esisteva un problema che Chiesa e società dovevano risolvere? Si son svegliati troppo tardi.
Leggendo il Vangelo, trovo le similitudini con “quelli di sinistra” nel vangelo di San Matteo 25,31 e seguenti: in buona fede loro domandano “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?”. Possibile che loro non vedono l’ingiustizia che loro commettono?
Resta a noi di non farci prendere dalla rabbia, né dalla logica booleana del “o questo o quello” e nemmeno dalle polemiche.
Resta a noi di vivere come cristiani ed omosessuali al seguito di Cristo, cercando giustizia e verità, essendo noi uomini e donne di pace in un mondo conflittuale.
Resta a noi amare i nostri nemici, a imitazione del Padre che fa piovere su buoni e cattivi.
Testo originale: Mes amis ont manifesté dimanche…