Al convegno dei vescovi arriva l’esperienza dei genitori cattolici con figli LGBT
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Articolo di Paolo Rodari, pubblicato su Repubblica.it il 16 novembre 2016
La scorsa domenica al Convegno Nazionale dei responsabili diocesani di Assisi si è parlato quest’anno di “Famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale: quale formazione per sacerdoti e accompagnatori?”. Le storie di giovani gay e dei genitori con figli omosessuali continuano dopo l’apertura e le indicazioni di papa Francesco.
Ascoltare le persone omosessuali e ciò che vivono le famiglie quando al loro interno un figlio fa coming out. Per la prima volta, all’interno di un convegno della Cei dedicato alla famiglia e alla pastorale della famiglia, si è aperta una breve ma significativa finestra su questo campo che don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio per la pastorale della famiglia, ha definito “delicato”. In una tre giorni svoltasi ad Assisi e intitolata “Vi occuperete di pastorale familiare” e dedicata ai sacerdoti e alle coppie di sposi responsabili degli uffici diocesani di pastorale familiare, sono state ascoltate, introdotte dal gesuita padre Pino Piva, coordinatore nazionale per i gesuiti degli esercizi ignaziani in Italia e dell’equipe di “spiritualità delle frontiere”, le testimonianze di Edoardo, un giovane gay cattolico, e di Corrado e Michela, due genitori cattolici con un figlio gay, accompagnati da una riflessione a due voci di suor Anna Maria Vitagliani e di don Christian Medos sempre dell’equipe di “spiritualità delle frontiere” sul tema dell’accoglienza e dell’ascolto.
Genitori e figli a confronto. La novità più che di sostanza è di stile: se la dottrina della Chiesa in merito alle coppie omosessuali non cambia, muta radicalmente l’approccio al tema. O, per meglio dire, alle persone omosessuali. Tutto – ha detto padre Piva – parte dall’accoglienza e vuole arrivare all’integrazione”. Così, del resto, scrive Francesco in Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica che ha sigillato i lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia: è necessario porsi in ascolto, prendere in considerazione anche questa esperienza non facile né per i genitori né per i figli perché “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza“. Non solo, dice ancora il Papa: “Nei riguardi delle famiglie si tratta di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita“.
Le parole di Francesco “Sugli omosessuali per troppi anni la Chiesa ha rinunciato a porsi domande. A mettersi in discussione”. E questo, non a caso, fu il tema di un intervento che Francesco fece in forma privata pochi mesi dopo l’elezione quando, incontrando alcuni superiori generali di istituiti religiosi, ricordò il caso di una bambina “molto triste che alla fine confidò alla maestra il motivo del suo stato d’animo: “La fidanzata di mia madre non mi vuol bene“. Francesco si chiese semplicemente “come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia?“.
Un incontro per capire. Un approccio, dunque, conoscitivo. Una Chiesa che deve farsi accogliente e che, soprattutto, deve imparare ad ascoltare. Così, ad Assisi, la Chiesa ha ascoltato Edoardo che ha spiegato come “nel percorso di conoscenza di me il coming out non è stato un punto di fine di un percorso, è stato l’inizio di una rotta ancora tutta da solcare“. E ancora ha ascoltato Michela e Corrado che hanno letto questa intenzione di preghiera dedicata al proprio figlio gay: “La nostra famiglia con un figlio omosessuale sente oggi di dover ringraziare di cuore il Signore per questo dono che ci ha fatto. Si, ci sentiamo una famiglia fortunata e benediciamo il Signore per averci fatto questo dono che ci ha permesso di gustare la ricchezza e la bellezza delle diversità nell’unità sia della famiglia che della Chiesa. Preghiamo perché tutti, davvero tutti, si sentano desiderati, aspettati, amati, accolti dal cuore misericordioso di Gesù e dalla sua sposa, la Chiesa“. Dice a Repubblica Andrea Rubera, portavoce di Cammini di Speranza: “È importante che la Cei stia aprendo una riflessione sulle persone omosessuali e i loro genitori e famiglie con la voglia, ci sembra, di comprendere le storie e le necessità di accompagnamento reali delle persone. Noi, uomini e donne di Cammini di Speranza, siamo qui a disposizione per accompagnare questo percorso”
Link: video della Conferenza di Domenica 13 Novembre ad Assisi