Al family day per guardare in faccia chi nega i diritti altrui
Lettera con risposta di Natalia Aspesi* pubblicata su Il Venerdì di Repubblica n.1424 del 3 luglio 2015, pag.11
Sabato ero anch’io in piazza con il milione del family day: solo per vedere da vicino questa folla così lontana dalla democrazia e dai cambiamenti approvati in quasi tutta Europa e altrove. Ero col mio bambino di sei anni, noi due soli perché sua madre, mia moglie, è morta due anni fa in un incidente d’auto. Quindi secondo l’ideologia di quella triste volgare manifestazione non siamo una famiglia, perché la mamma femmina non c’è più.
Vorrei sapere davvero da che cosa quella gente protegge i sui figli impedendo il riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso?
Dall’omosessualità no, perché omosessuali si nasce non si diventi quindi secondo le statistiche almeno il 10 per cento dei bambini costretti ad intervenire alla manifestazione lo è, e con quei genitori si prospetta una vita adulta infelicissima.
Mi sembra impossibile che si debbano negare diritti civili a persone come tutte le altre, molte certamente migliori persino come eventuali genitori di quella piazza. Ricordo con orrore la coppia perfetta invitata all’ultimo festival di Sanremo, dove un padre tronfio per la sua virilità e una madre distrutta esibivano ben 16 figli: senza accorgersi della loro aria desolata e un’amata.
Lettera firmata – Roma
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La risposta…
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È il ragionamento di queste persone che si sentono eroi in difesa della famiglia che non riesco a capire. Se due persone che vivono in coppia desiderano legalizzare il loro rapporto, che danno possono fare alle famiglie cosiddette tradizionali, che ormai da decenni non lo sono più?
Sono le famiglie tradizionali che si sono già rovinate da sé. Sono i genitori tradizionali che spesso rovinano i loro figli. Ce l’hanno spiegato in tanti, da Freud ai tanti psicanalisti che cercano di curare persone ferite da un’infanzia gestita da padre madre incapaci, ossessivi, affettivi, tiranni, in lotta tra di loro, svitati, crudeli, indifferenti, criminali (I padri che violentano i loro figli ci sono da sempre, tanto che in passato la legge contemplava il reato d’incesto solo se conosciuto al di fuori della famiglia. Se no, no, come fosse quasi un diritto e contasse solo l’onore e non la vita del bambino, ho della bambina).
Quindi credo che la gente abbia il diritto di pensare di e esprimere quello che vuole, ma in questo caso la smetta di appellarsi alla famiglia, che ha più macchie nella sua storia che qualsiasi altro gruppo sociale.
Comunque un governo serio in Europa dovrebbe tener conto che persino la cattolicissima Irlanda ha votato sì al referendum per il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
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* La giornalista Natalia Aspesi conduce da anni, su Il Venerdì di Repubblica, la rubrica ‘Questioni di cuore”.