Al Forum dei Cristiani LGBT ho riscoperto la testimonianza cristiana che va oltre i pregiudizi
Testimonianza di Andrea da Ravenna del Progetto Giovani Cristiani Lgbt sul IV Forum dei Cristiani LGBT (Albano 15-17 maggio 2016)
Non è semplice poter esprimere ciò che ho vissuto ad Albano. È stata la mia prima partecipazione al Forum dei Cristiani LGBT e la notte prima di partire l’ho passata senza chiudere occhio, avendo la testa piena di aspettative, dubbi, domande e anche pregiudizi. Il mio timore era che il Forum diventasse una delle solite occasioni di propaganda, di politicizzare la fede per delle rivendicazioni sociali, di tirare il Vangelo da una parte o dall’altra, come se fosse una coperta corta.
Durante il viaggio di andata verso Albano ho inviato ad alcune persone della mia parrocchia un messaggio nel quale raccontavo di questa esperienza, spiegando che il Forum dei cristiani LGBT voleva essere un’occasione per far incontrare i cristiani omosessuali, i loro genitori insieme con operatori pastorali provenienti da tutta Italia, per riscoprire insieme quel Dio che “ci ha fatti come un prodigio” (Sal 139), per dare spazio all’ascolto, all’accoglienza, a momenti di conoscenza, di confronto, di riflessione sulla Parola, di preghiera, di approfondimento sui temi riguardanti una pastorale di periferia.. un’occasione per creare ponti, dove troppo spesso si ergono muri di ideologia.
Alla fine ho chiesto loro di pregare «per me, per tutti coloro che parteciperanno e per tutta la Chiesa affinché», come dice papa Francesco nell’Amoris Laetitia (n. 3), citando il Vangelo di Giovanni, «possiamo riconoscere l’azione dello Spirito che ci porterà alla verità tutta intera». In tanti mi hanno risposto che mi avrebbero accompagnato nella preghiera e alcuni si sono proposti di poter creare un momento di dialogo su questo tema. In questo modo ho sentito forte la loro vicinanza spirituale. E in questo modo ho fatto il mio vero e proprio “coming out” nella mia comunità. Alcuni potrebbero chiedere perché ho sentito il bisogno di condividere con loro questa mia esperienza. Perché credo che sia importante essere testimoni: testimoni di fede, di speranza, di amore.
Mi è capitato di partecipare a diversi convegni sull’omosessualità o sulla “questione gender” organizzati da alcune diocesi. In particolare mi risuonano ancora le parole di un relatore che affermò che ciò che le persone omosessuali provano verso una persona dello stesso sesso non è amore, ma, motivando il tutto con delle interpretazioni metafisiche, tale relazione è solo un tentativo promiscuo di “erotizzare l’amicizia”.
Erotizzare l’amicizia. Queste parole sono state per me una coltellata al cuore. Quando ritornai a casa piansi a lungo. Mi sono sentito umiliato. Umiliato nella mia dignità di uomo. Un uomo a cui non viene riconosciuta la possibilità di amare, che uomo è? È questa l’idea che la Chiesa ha di me? Molti dicono, a riguardo della posizione del magistero sul tema dell’omosessualità, che la Chiesa deve cambiare, deve aggiornarsi, deve aprirsi. Ma, chi è la Chiesa? La Chiesa non siamo noi, popolo di Dio? Eppure nelle nostre parrocchie in tanti operatori pastorali, catechisti, educatori, ministri istituiti, sono omosessuali, più o meno dichiarati. Non sarebbe forse più coerente poter vivere la propria fede e la propria affettività, invece di essere costretti a nascondersi e a fingere di avere tanti “amici occasionali”, ma nessun compagno per la vita?
Io non voglio fare nessun appello al magistero, perché credo che il dialogo teologico non si faccia a colpi di appelli o rivendicazioni – tanto meno, dall’altra parte, a colpi di anatemi -, ma semplicemente cerco di vivere nel modo più coerente possibile la mia fede e la mia affettività, perché credo che il modo migliore per iniziare un dialogo serio sia dimostrare nel proprio piccolo, nella quotidianità della propria vita, che esiste una possibilità concreta per vivere il proprio orientamento sessuale in modo non “oggettivamente disordinato”. E come posso pretendere che il magistero cambi, se non offro un esempio positivo, se non inizio prima di tutto io a essere testimone di ciò nella Chiesa?
Forse, si può iniziare ad essere testimoni, come singolo o come coppia, in famiglia e nei gruppi, parlando apertamente di omosessualità, ma andando ben oltre ai pregiudizi sul sesso libertino, ai timori su HIV o AIDS, alle immagini stereotipate dei gay pride e di tutti i cliché o ideologie che ruotano – o si vogliono affibbiare – alle persone LGBT: parlare di omosessualità significa innanzitutto parlare di amore, in quanto sentimenti come la reciprocità, la passione, il rispetto, la magnanimità, la fedeltà, la donazione altruistica, la solidarietà, nonché il sacrificio, sono riscontrabili anche in una relazione d’amore tra due persone dello stesso sesso [1]. Questo è il proposito che mi porto alla fine di questa bella esperienza.
Allora, dopo il Forum, ritornando a casa, sono svaniti tutti i miei dubbi, i miei pregiudizi, e questa esperienza mi è servita a farmi comprendere che «il contenuto della testimonianza cristiana non è una teoria, non è un’ideologia o un complesso sistema di precetti e divieti, oppure un moralismo, ma è un messaggio di salvezza, un evento concreto, anzi una Persona: è Cristo risorto, vivente e unico Salvatore di tutti»[2] .
Posso dire che ad Albano ho davvero incontrato Cristo in tutte le persone che ho conosciuto, specialmente in coloro che si sono prodigati per realizzare tale evento a favore di tutti, anche di chi vive nel nascondimento o addirittura subisce ancora il pregiudizio che lo fa chiudere in casa a piangere perché qualcuno, dall’alto della sua cattedra saccente, lo convince che il suo non è vero amore. Ecco perché è importante che io sia andato al Forum e che abbia fatto coming out nella mia comunità, perché capisco sempre più che, oggi più che mai, la Chiesa ha bisogno di testimoni credibili – non di credenti impauriti – di un Dio che è Amore e che, in quanto fatti a sua immagine e somiglianza, ci ha creati TUTTI capaci di Amare.
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1 Cfr. eBook “Sempre nostri figli – Il cammino di genitori cattolici con figli omosessuali”, Prefazione, pag. 4
2 Papa Francesco, Regina Coeli, 19 aprile 2015