Al pride tra magliette rosse e arcobaleni
Testimonianza di Pietro del gruppo Kairos di Firenze
Indossata la mia maglietta rossa sono pronto. Italo mi aspetta alla Stazione Centrale di Milano per portarmi rapidamente nell’amatissima Bologna, dove nel pomeriggio, si svolgerà il Pride, il cui motto sarà “Corpi R-Esistenti”. Occorre infatti, in questo 2018, ricominciare a resistere (ma abbiamo mai davvero smesso?).
Io, come tanti altri, indosserò una maglietta rossa, per testimoniare la mia attenzione e preoccupazione per le sorti dei migranti, come richiesto nell’appello di Libera e di altre associazioni per fermare “l’emorragia umana” di cui stiamo soffrendo in Italia, in questo triste periodo. Dietro alla leggerezza e bellezza dei colori arcobaleno, quest’anno ci sono temi importanti per cui manifestare al Pride di Bologna.
Arrivo a bologna giusto per pranzo. Non potevo farmi mancare un prelibato piatto di tagliatelle alla bolognese e una buona zuppa inglese fatta in casa, per predispormi al meglio alla fatica pomeridiana.
E finalmente ecco i 10.000 nel parco Margherita attendere vocianti la partenza del corteo! Colori, musica e tanto rosso si mescolano senza confondersi. Tutto è carico di energia. Cerco gli amici di Kairos e di Narciso e Boccadoro. Ci sono anche due amici venuti con me da Milano, in rappresentanza del gruppo di gay credenti milanese Effatà.
Si parte!
Io non sono un prider modello… lo ammeto. Non riesco a sistemarmi dietro ad un carro o ad una striscione e starmene lì, fino all’arrivo prestabilito, fra uno stop & go e l’altro. Io voglio vedere e conoscere l’umanità che compone il Pride e quindi percorro il serpentone di persone multicolore, in lungo e in largo, perché voglio viverlo nella sua interezza.
Così mi godo questo Pride fatto di persone, etero, gay, lesbiche, trans e immigrati di ogni nazionalità e c’è davvero di che ubriacarsi di diversità. Vedo le bandiere dei bears, degli asessuali e dei bisessuali. Una magnifica varietà danzante che non può essere omologata e piaccia o non piaccia, rappresenta la grande varietà umana così voluta da Dio. C’è pure qualche provocazione ma sarebbe strano il contrario.
Solo di fronte alla verità del reale cadono le ferree leggi ideali a cui un certo mondo religioso e una certa società vorrebbe ricondurre tutto.
Papa Francesco dice che la realtà è più importante dell’idea. Nonostante io sia un cristiano non cattolico, questa affermazione mi convince e mi dice che anche quel Pride, fatto di corpi e anime vere e non virtuali, è la realtà. Mi suggerisce anche che questa realtà umana, varia, multiforme e colorata, rappresenta la verità e quindi Dio, più di qualunque idea che tenti di ricondurre la verità a schemi rigidi, all’interno di orizzonti chiusi. Gli ovili recintati, che barattano la gioia con la sicurezza della regola, non si addicono per nulla alla grande e multiforme potenza creatrice del nostro Dio.