Al santuario di Montevergine con le persone trans: “Bergoglio ci capisce, la Chiesa lo ascolti”
Articolo di Iacopo Scaramuzzi pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 4 febbraio 2024
Santuario di Montevergine (Avellino). Quando un raggio di sole squarcia le nuvole la folla è percorsa da un fremito, come se la Madonna avesse risposto alle invocazioni. La festa della Candelora, la benedizione delle candele che simboleggiano Cristo luce del mondo, si sovrappone ad antiche tradizioni che scrutano in questo giorno, due febbraio, i primi indizi della primavera. Sul monte Partenio soffia un vento gelido, ai margini della strada ci sono cumuli di neve. E quando nell’atrio dell’abbazia piomba una lama di luce si moltiplica il suono dei tamburelli e delle “castagnette”.
La tammurriata esplode, sale il volume del coro, «Oi Ma-ro-nna!». Il Santuario di Montevergine, in provincia di Avellino, come ogni anno è gremito di una folla di femminielli, gay, trans. Quest’anno, però, qualcosa è cambiato.
«Papa Francesco io lo ammiro, è un uomo che ha deciso di mettersi in gioco, di rischiare le critiche anche di alcuni ambienti ecclesiastici », dice Tommy Mellone, in arte Nanà Vaiassa, artista di cabaret specializzata in “tombole scostumate”. «Molti si nascondono dietro le maschere, invece lui no, ha capito il vero senso dell’amore di Dio che ci ha creati tutti uguali».
Nei mesi scorsi Jorge Mario Bergoglio ha chiarito che le transessuali possono fare da madrine di battesimo, ha autorizzato la benedizione delle coppie omosessuali. I vescovi africani protestano, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, ratzingeriano doc, parla di blasfemia. «Se ci abbiamo messo duemila anni per avere un Papa che ha avuto delle aperture mentali», commenta serafico Tommy Mellone, «diamo tempo al tempo: queste persone stanno facendo il loro percorso, ci arriveranno sicuramente… dove c’è Dio c’è amore».
La “juta (andata) dei femminielli”, figura tipica napoletana, bene accetta nella società e irriducibile ad altre categorie dell’omosessualità o del travestitismo, affonda le radici nei secoli passati.
«È una tradizione che richiama la leggenda del ’600 di due omosessuali che, condannati a morire di freddo sul monte Partenio, furono salvati dalla compassione di Maria», spiega Adriana Valerio: «Da allora, in lei, gli omosessuali, i femminielli, i transgender, diremmo noi oggi, trovano accoglienza e rifugio», prosegue la storica del cristianesimo: «Maria è la madre che tutti accoglie».
Fin dalle prime ore della mattina una folla sale al santuario con la funicolare da Mercogliano. In passato la tradizione era più raccolta, oggi c’è un po’ di folklore. Ci sono i femminielli, c’è il pullman dell’Associazione Trans Napoli, ci sono curiosi, fedeli, militanti da tutta italia. C’è Vladimir Luxuria, le Karma B, l’artista queer italo-americana (anzi, «irpino- americana») Summer Minerva. Si sale lungo gli scalini della chiesa, accompagnati dai canti a distesa, ogni scalino una preghiera, si accendono le candele, si prega dinanzi all’icona della Madonna nera, “mamma schiavona”, nera come gli schiavi di colore, la madre che tutti accoglie senza discriminazioni.
Un po’ pellegrinaggio un po’ gay pride, la ricorrenza ha avuto i suoi incidenti. Lo ricorda bene don Vitaliano Della Sala, parroco di Mercogliano, figura nota del cattolicesimo progressista. «Nel duemila, durante il Giubileo, partecipai al gay pride a Roma e successe il putiferio, intervenne il cardinale Sodano, Giovanni Paolo II dalla finestra non fece il mio nome ma quasi, fui sospeso per un periodo… in occasione della Candelora l’abate dell’epoca fece un’omelia così dura che si parlò di cacciata dei femminielli dal tempio.
Una settimana dopo fu organizzato quello che qui chiamammo il femminiello pride. Mi trovai a pranzo con l’abate e a tavola il monaco più vecchio, don Romualdo, novantadue anni, gli chiese: “Sono sempre venuti, tu quest’anno te ne accorgi?”. Chiaramente», conclude don Vitaliano, «aveva avuto pressioni da Roma».
Oggi da Roma spira un’altra aria e il popolo dei femminielli registra i sommovimenti con attenzione. Come lo vede il Papa? «Lo vedo bene», risponde Brigida, «vecchia femminiella di Napoli», 77 anni e un turbante nero: «Ha un cuore puro, porta la fede, e poi non usa gioielli, i velluti, non sta sulla sedia, si fa aggiustare le scarpe vecchie». Le resistenze dei conservatori? «Ma nella Chiesa la metà sono tutti come noi», sorride Brigida, «con il vizietto».
Gerardo Amarante scoppia a ridere quando sente che secondo i vescovi in Africa non ci sono omosessuali. «Ma cumme se fa a dire che non esistono, poverini!», esclama questo napoletano che guida i canti del pellegrinaggio al santuario. «Nella Chiesa ci sta ancora il bigottismo, speriamo che diano ascolto un poco a questo Papa», prosegue Amarante: «Prima sia la famiglia che la Chiesa erano era più chiuse, ora tanti di noi siamo usciti allo scoperto».
Orecchini e una borsa a tracolla, Francesco, 21 anni, è un’altra generazione. Omosessuale, nella sua parrocchia si è sempre sentito accettato. Per lui le decisioni del Papa sono «un inizio». Qualcuno parla di blasfemia? «Noi – dice – preghiamo la Madonna di Montevergine che siamo sempre più accettati».
La Candelora, spiega la professoressa Adriana Valerio, «è la festa della luce della fede al di là delle oscurità delle discriminazioni». Don Vitaliano ha i suoi dubbi. A Natale ha fatto un presepe con due Madonne, «era un modo per dire che non c’è più una sola sacra famiglia ma ce ne sono tante». Ha ricevuto 26 mila mail di protesta e telefonate di insulti. «Se nella Chiesa non c’è spazio per il confronto fraterno – dice – lo scisma che il Papa teme già c’è».
Ciro Ciretta, che guida la processione dei femminielli con un foulard turchese a fiori, apprezza papa Francesco, «sta avendo un bel percorso, sa stare nella storia», dice. «Però è difficile che la Chiesa all’improvviso cambi: non può farlo, ha duemila anni di storia. Bisogna pregare per il Papa, stargli vicino, perché sta prendendo un percorso difficilissimo». E poi meglio prevenire le brutte sorprese,«perché che ne so io – dice ridendo Ciro Ciretta – che domani chest se susa e dice n’atru fatt ?», “domani si alza e dice un’altra cosa?”.