Albano2024. Rincontrarsi per scoprire una Chiesa cattolica che sa accogliere tutti
Riflessioni di padre Giovanni di Milano sul “Weekend su fede e persone LGBT+. Per una convivialità delle differenze” (Albano Laziale, 14-16 Giugno 2024)
Una di quelle sale (dove si svolgeva la tre giorni del ritiro di Albano Laziale 2024), mi ha ricordato l’impegno che mi ero preso davanti ai presenti: iniziare un cammino con una realtà che non conoscevo, affermavo il bisogno di ascoltare le persone e comprendere quale sarebbe stato il mio ruolo all’interno del gruppo.
Si era nel 2018 quando si parlava del Forum di Albano perché erano presenti persone che ap-partenevano ad altri gruppi di cristiani LGBT. E per la prima volta si notava la presenza di un gruppetto di genitori di figli e figlie LGBT.
Di fatti La Tenda di Gionata, si veniva a trovare nella necessità allargare i pioli per dar spazio e visibilità a più genitori che volevano condividere le loro esperienze e così a fare rete tra di loro …
Ricordo ancora che rientrato a Milano mi mettevo d’impegno di incontrare il vescovo che da poco era pastore in mezzo a noi. Ma non ebbi fortuna. Si era su posizioni e sensibilità completamente diverse. Mentre da parte mia c’era in me una certa urgenza che si aprisse alla nostra realtà con qualche prete della diocesi.
Dopo qualche anno, altre persone forse anche perché si sono avvicinate all’autorità diocesana con un diverso approccio, ottenevano dei risultati veramente sorprendenti. Quali: un Monsignore scelto dal vescovo iniziava a celebrare la messa una volta al mese in una chiesetta del centro per il nostro gruppo, per dire che pure loro iniziavano ad avere a cuore la nostra vita spirituale.
Col tempo tale iniziativa sarebbe diventata un’occasione per incontrare e fare conoscenza con persone muove che trovando le porte della chiesetta spalancate, vi entravano anche solo per curiosare o per ritornare. E prima della messa i genitori del Gruppo Granello di Senape avevano iniziato ad incontrarsi. Costoro i giorni scorsi hanno visto il loro gruppo inserito nell’elenco dei gruppi della Pastorale familiare della diocesi di Milano.
E nell’approccio di una chiesa locale, si deve fare i conti con l’apertura mentale o meno del ve-scovo, la cui parola e decisione è superiore a qualsiasi cosa venga riferita dai vangeli. Perché ci si trova ancora in una situazione del genere???
A mio avviso è perché ci troviamo in una chiesa che non ha ancora assimilato l’intuizione che era scaturita dal Concilio Vaticano II (terminato nell’anno 1962 dello scorso secolo!!!!) che era quella che si passasse da una chiesa piramidale ad una chiesa come popolo di Dio.
Di conseguenza, la mancata ricezione del Vaticano II rende incapaci le comunità cristiane di iniziare un serio cammino sinodale. Conseguentemente non possiamo pretendere che i nostri vescovi non continuino a “comandare” nelle loro diocesi secondo il loro sentire, come se fosse di loro “proprietà”!
Lo abbiamo constatato in questi anni: dove c’è un vescovo aperto, allora anche i nostri gruppi sono tenuti in considerazione e possono esprimersi liberamente venendosi così a creare quelle condizioni indispensabili perché si inizi ad edificare quel ponte che Fr. James Martin proponeva in un suo libro di qualche anno fa: gettare dei ponti e condividere le reciproche diffidenze e le proprie risorse per crescere assieme!!!
Come il primo nucleo dei discepoli e delle discepole, si incontravano a Gerusalemme nella “sala superiore” dopo la morte del Maestro, perché in questo locale avevano avuto dei momenti belli vissuti assieme a Gesù, ora presente in mezzo a loro in modo diverso.
Così noi continuiamo ad incontrarci periodicamente per guardarci negli occhi, raccontarci ciò che ci sta a cuore, senza alcuna censura e per prendere quella forza che ci aiuta ad affrontare la realtà quotidiana. Soprattutto con la convinzione che pur separati gli uni dagli altri, non si è soli, perché continuamente amati da Colui che ci ha dato modo di incontrarci e ci segue in ogni parte del nostro bel Paese… ed ovviamente oltre!!!
Ci siamo abbeverati, abbiamo fatto nuove amicizie e nuove esperienze. Quest’anno in modo particolare abbiamo avuto di incontrare un buon numero di persone trans. Costoro, sentendosi tra persone che non le giudicavano, potevano esprimersi liberamente. Così hanno condiviso le loro storie condite di tante lacrime.
Lasciato Albano ho accennato ad una persona di questo incontro. “Erano serie?” mi ha chiesto! Dalla sua reazione ci si può rendere conto quanto in costui siano ben introiettate le immagini che i quotidiani ci propinano dopo ogni pride e, purtroppo, il sapere che alcune di loro per guadagnarsi da mangiare, hanno solo la possibilità di battere i nostri marciapiedi.