Alcune riflessioni sui contenuti delle relazioni al seminario AGESCI su educazione e omosessualità
Riflessioni di Giorgio del gruppo Progetto Ruah di Trieste, 7 maggio 2012
Leggendo le relazioni introduttive al seminario realizzato dall’AGESCI il 12 novembre 2011 dal titolo “Omosessualità: nodi da sciogliere nelle comunità capi – L’educazione fra orientamento sessuale e identità di genere”, chi è oggi abituato ad una riflessione rispettosa dei diritti degli omosessuali e adeguata alle visioni ormai confermate dalla scienza moderna e dai vissuti di tante persone omosessuali, non può non trovare moltissimi punti discutibili!
Vorrei cercare di non soffermarmi sui singoli passaggi interpretabili come “omofobi” o “retrogradi” come nel dibattito di questi giorni sono stati appellati, per individuare alcuni punti più importanti che mi hanno colpito.
Il domenicano Francesco Compagnoni, che ha esposto il punto di vista del Magistero, giustamente ricorda che tutti siamo chiamati alla castità (“la castità è il modo con cui l’uomo virtuoso gestisce la propria sessualità. In questo senso tutte le persone sono chiamate a essere caste e nessuno se ne può dispensare.: anche chi si sposa, così come i preti”).
Lui non lo dice, ma se vale anche per gli sposati, castità non è “non fare sesso” ma qualcosa di ben più grande, più profondo. Ci si può astenere dal sesso ma non essere casti. Credo che potremmo trovarci d’accordo allora sull’idea di castità intesa come vivere le relazioni escludendo la violenza,il rapporto con l’altro senza “usarsi”, senza ridurre il proprio e l’altrui corpo ad oggetto. Peccato che pare che secondo la chiesa ” i gay sono chiamati ad una castità speciale”, da intendersi invece come astinenza punto.
Siamo abituati a questi “salti mortali” dei ragionamenti intorno a questi temi. Per noi, credo, è evidente che in fondo si tratta di un arrampicarsi sugli specchi per far quadrare un cerchio che non può quadrare perchè la premessa è sbagliata: che cioè l’amore omosessuale non sarebbe amore, e quindi una coppia gay, che nell’amarsi vive in pienezza questa unione, non sarebbe casta. Questo è il punto centrale secondo me.
La seconda relatrice, Manuela Tomisich, per altro, afferma esplicitamente che la “generatività” va ben oltre la funzione biologica della riproduzione e un educatore partecipa a questa funzione nel momento in cui accompagna i ragazzi aiutandoli ad “andare nel mondo ” e “consegnando” loro dei possibili valori per dare senso alla storia in cui entrano.
Non so se è quello che voleva, ma non poteva dire esplicitamente, ma certo questo suo argomento va a sostegno dell’idea che anche un gay educatore può essere generativo e fecondo, come poi dice anche il terzo relatore (pur con quella bruttissimo ulteriore salto mortale del “purchè non sia dichiarato” … ). Il passaggio successivo sarebbe semplice: anche una coppia che non ha figli (etero-omo- o comunque sia) … può essere generativa e feconda anche se non nella sfera biologica.
Non sono sicuro ma credo che aperture in questo senso si possano trovare anche nei documenti vaticani quando arrivano a dire che nella coppia la sessualità non è solo orientata alla riproduzione, ammettendo cioè che si può fare sesso anche per motivi diversi dal far figli ma legati invece alla relazione, al dialogo, alla comunicazione.
Quindi anche una coppia omosessuale può vivere una dimensione “sponsale” di feconda e generativa unione ispirata e generata dallo spirito o No? Il terzo relatore, tal Dario Seghi, l’ho trovato il più “acrobatico”: freudiano convinto, con tutti i limiti che questo comporta. Nell’apertura per fortuna sottolinea la differenza tra sesso biologico/identità di genere/orientamento sessuale, anche se in modo un po’ confuso riferito alla distinzione tra travestitismo, pederastia e omosessualità.
Peccato che poi nella sua argomentazione si dimentica del tutto la distinzione tra identità di genere e orientamento, e tratta il percorso di “costruzione dell’identità di genere” come se coincidesse con l’acquisizione di un orientamento eterosessuale. Se uno si identifica come si deve col maschio-padre-educatore allora diventerà sanamente eterosessuale.
Se invece qualcosa non funziona in questa identificazione allora resterà indietro, non completerà l’acquisizione di una solida identità che lo rende capace di rapporti con la diversità che è nell’altro sesso. (Ma perchè non ci si chiede anche da cosa nasca tutta questa fatica a rapportarsi con la “differenza” che siamo noi che amiamo persone del nostro stesso sesso?).
Questa, credo, è la teoria freudiana: sappiamo anche, come lui stesso dice nell’introduzione, che non ha molte basi scientifiche e nessuno in realtà può dire davvero perchè e come si diventa omosessuali. Nonostante questo, quante certezze producono queste tesi! Il limite principale sta proprio li: nel pensare che orientamento e identità di genere siano collegati strettamente mentre non lo sono.
Credo che questo sia un punto che deve essere tenuto bene in considerazione. Inoltre è chiaro a tutti che essere attratti “eroticamente” dal corpo di un altro non è la stessa cosa che “innamorarsi”: tutti possono potenzialmente eccitarsi con atti omosessuali, ma altra cosa è innamorarsi di una persona del tuo stesso sesso.
Leggo nell’ultimo lavoro di Paolo Rigliano (Curare i Gay) che si può ipotizzare che l’orientamento affettivo si costruirebbe molto precocemente nello sviluppo umano, prima dell’emergere del desiderio “sessuale”.
Ecco questo argomento è poco approfondito, anche nel seminario AGESCI: la vera posta in gioco non è la possibilità o meno di fare sesso in un modo o in un altro, ma, come dicevo già sopra, che si riconosca che l’amore è amore. Che sia questo il vero tabù con cui ci misuriamo?
I nostri gruppi sono innanzitutto gruppi di credenti, prima che di psicologi, attivisti o altro: partiamo per questo dalla centralità della Parola e dialoghiamo poi con le scienze sociali. Io credo che Dio è Amore e chi ama è da Dio. Non so perchè da sempre mi innamoro di persone del mio stesso sesso, pure sentendomi maschio al cento per cento ( e rispetto chi si sente altrimenti …) ma so che “Dio vide che era cosa buona” ogni cosa generata e quindi anche io, con questo mio modo di essere, “sono cosa buona”.
So e sento che Dio mi ama così come sono, (come dice anche il catechismo che non condanna la persona omosessuale ma la “tendenza” che per loro sarebbe intrinsecamente disordinata). Quando amo credo che è lo Spirito del croceffisso/risorto che opera in me, aiutandomi a “rinascere dall’alto”… accompagnandomi e rigenerandomi continuamente in questo cammino verso la pienezza a cui siamo chiamati, aiutandomi a rialzarmi quando sbaglio e rendendomi capace di perdono e riconciliazione a mia volta.
E credo che amare il mio compagno sia una delle forme e dei modi in cui questo Spirito agisce, soffiando come e quando vuole nonostante le nostre leggi e filosofie. Altro tema “forte” che andrebbe studiato e approfondito è questo della “legge naturale” su cui tanto si basa la dottrina e la tradizione.
L’altra sera ho ascoltato un importante biblista che, ragionando sul perchè negli ambienti religiosi c’è così poca profezia oggi, ha detto candidamente: “la legge naturale non ha alcun fondamento biblico”. Non è un caso che i biblisti non diventino mai vescovi!